L’Ape musicale

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Ne Il giovane Holden della Einaudi l’elaborata spiegazione in nota del titolo italiano fu scritta da Calvino; ed è replicata nella traduzione attuale di Colombo. E’ stata sempre ultracitata, ma si presta ancora a qualche osservazione. Nell’espressione The Catcher in the Rye - che non può certo diventare “Il salvatore nel campo”, “Il salvatore sul burrone”, “Il terzino nella grappa” o peggio ancora, “L’acchiappatore nella segale”, come hanno tradotto in Germania - la parola rye non ha un secondo significato esclusivo di “whisky”, come tutti gli americanisti italiani affermano: negli Stati Uniti ovunque uno ordina pane o toast si sente automaticamente chiedere “White or rye?”, cioè “Bianco o integrale?”. Un cereale comunissimo, insomma, e non obbligatoriamente un superalcolico. Pavolini traduceva “sèsame”, per dare una connotazione biblico-letteraria al sogno di Holden.

Perché non provare a rintracciare e tradurre i racconti di Salinger degli anni ’40, sparpagliati in riviste letterarie e archivi di università ? E’ impresa ardua a causa dei veti ostruzionistici che Salinger ha lasciato in eredità al suo estate:; ma anche quelli sono letteratura di importanza storica. Motivi che anticipano The Catcher in the Rye si trovano nel primissimo racconto pubblicato da Salinger, Young Folks, che è del marzo-aprile ’40 e riferisce le conversazioni insicure e snob di due studenti di college (“fasulli”, li definisce Holden nella traduzione più conosciuta). Nel 1945, su due sedi prestigiose come Esquire e Collier’s, Salinger raccontò due storie di guerra riguardanti Vincent Caulfield, il fratello maggiore di Holden (che in Catcher si chiama D.B.) Sempre nel ’45 e sempre su Collier’s troviamo la prima stesura della visita di Holden al vecchio professore di storia e poi alla sorellina Phoebe; questa volta c’è un’altra sorellina più piccola, Viola, e si parla della cruciale questione delle anatre del Central Park: ecco perchè I’m Crazy è un racconto che sarebbe da riversare subito – eredi dell’autore permettendo – in italiano. Infine su The New Yorker del dicembre ’46 figura la più conosciuta Slight Rebellion Off Madison, che anticipa l’episodio di Holden e Sally che vanno a pattinare sulla pista del Rockefeller Center, e lui, piuttosto brillo, invita lei a fuggire insieme. Nel racconto la fuga è precisata meglio che nel romanzo, il ragazzo vorrebbe andare nel Connecticut e nel Vermont. Rendendo accessibili tutti questi “abbozzi di Holden” a chi non sa l’inglese si avvertirebbe, fra l’altro, la forte influenza di un geniale scrittore e umorista quale fu Ring Lardner; non a caso citato proprio dal fratello maggiore di Holden al protagonista di The Catcher in the Rye come autore fondamentale, da non trascurare

Poco meno di due anni dopo la vicenda di Holden Caulfield, nell’ottobre ’51 un ventenne che è veramente esistito giungeva a Manhattan; prendeva alloggio in squallidi ostelli e si aggirava tra Time Square e il Radio City Music Hall, tra prostitute e drogati, tra intellettuali pomposi e “protettori” interessati; squattrinato, solo e spaventato, segnato da traumi personali. Avrebbe anche lui rappresentato l’affermarsi insolente e insopprimibile della fase adolescenziale, pur diventando celebre a ventitré anni e morendo a ventiquattro. Si chiamava James Dean. Ma questa è un’altra storia.

 


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