L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il walzer degli anniversari

 di Andrea R. G. Pedrotti

Diretto da Riccardo Muti per la quinta volta, il Concerto di Capodanno di Vienna verte nel 2018 intorno a importanti anniversari e presenta in programma omaggi a Rossini e Verdi. L'Italia è ben presente anche nella, fondamentale, componente coreografica.

Leggi il programma completo del Concerto di Capodanno 2018

Concerto di Capodanno da Vienna in radio e in tv

Rai2/Vienna, riflessioni sul Concerto di Capodanno dal Musikverein

Il tradizionale Neujahrskonzert der Wiener Philharmoniker sarà per il 2018 un evento all’insegna degli anniversari. Infatti, il prossimo anno saranno trascorsi un secolo dalla fine della Grande Guerra e ottant'anni dall’Anschluss (l’annessione della Prima Repubblica Austriaca al Terzo Reich, con tutto ciò che ne conseguì). Il 1918 per Vienna segnò, inoltre, la fine di un'epoca, con la deposizione di Carlo I d’Asburgo-Lorena, la proclamazione della Repubblica il 12 novembre (il giorno dopo la fine del conflitto mondiale) e l’ufficiale fine del potere imperiale,nell’aprile del 1919.

Non solo eventi geopolitici, ma anche il ricordo del centenario dalla scomparsa di Otto Koloman Wagner (Vienna, 13 luglio 1841 – Ivi, 11 aprile 1918), l’architetto che seppe dar nuovo volto a molti edifici viennesi, come la celebre stazione di Karlsplatz, la Kirche am Steinhof (o chiesa di San Leopoldo, recentemente restaurata), la Kaiserlich-Königliche Postsparkasse (banca postale imperial-regia), la Grabenhof, o la St. Johannes-Nepomuk-Kapelle; tutte opere che, nel loro simbolismo, vanno ben oltre la bellezza estetica, ma furono immagine dell’Austria Felix. Otto Wagner era un amante dell’arte, fra i maggiori esponenti dello Jugendstil, fu membro, fino al 1896, assieme all’amico Gustav Klimt, del movimento secessionista viennese. Ai lati dell’ingresso di una delle sue opere più celebri, Villa Wagner I (detta anche Otto-Wagner-Villa, Ben-Tieber-Villa o (Ernst-)Fuchs-Villa), troviamo due scritte in latino, che ben rappresentano la città e il suo Neujahrskonzert, evento facente parte stagione viennese dei balli di società: "Artis sola domina necessitas" e "Sine arte sine amore non est vita".

Specialmente il secondo, “Sine arte sine amore non est vita” rappresenta appieno l’opera degli Strauss in particolare e del Concerto di Capodanno viennese in generale.

Il corpo di ballo dell’Opera di Stato di Vienna sarà questa volta protagonista allo  Schloss Eckartsau, dove ci verranno rammentati gli eventi storici del 1918, e al Hofpavillon in Wien-Hietzing,per la celebrazione di Otto Wagner in una cornice da lui stesso progettata.

Verranno, inoltre, rammentati il trecentesimo anniversario dell’arte della porcellana di Augarten e il seicentocinquantenario dalla fondazione della Biblioteca Nazionale Austriaca.

Se lo scorso anno, quale portabandiera italiano, avevamo il coreografo Renato Zanella, in quest’occasione potremo contare sulla presenza di due connazionali: il coreografo Davide Bombana (già impegnato a Vienna nel 2012 e nel 2015) e uno dei più prestigiosi concertatori nostrani degli ultimi cinquanta anni, Riccardo Muti, che il prossimo gennaio raggiungerà, con ben cinque partecipazioni all’evento (1993, 1997, 2000, 2004 e 2018), Zubin Mehta, preceduto solo da Lorin Maazel (con sei direzioni), da Clemens Krauss (inventore del Neujahrskonzert der Wiener Philharmoniker nel 1939, come affermazione nazionale dopo l’annessione alla Germania) e dall’irraggiungibile Willi Boskovsky.

Muti - unico italiano oltre a Claudio Abbado, che, da direttore musicale della Wiener Staatsoper, diresse il Capodanno viennese nel 1988 e nel 1991 - ebbe l’incarico di traghettarci nel nuovo millennio dal podio del Musikverein e, ancora oggi, ci condurrà verso un nuovo anno, proponendo un programma interessante. Al termine della prima parte si potrà ascoltare un omaggio a Gioachino Rossini, di cui nel 1918 si ricorderanno i centocinquant'anni dalla morte, cioè il Wilhelm Tell-Galopp, Polka schnell, op. 29b di Johann Strauss padre; altro tributo all’Italia sarà la Maskenball-Quadrille, op. 272 di Johann Strauss figlio, composta su temi tratti da Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi.

Il programma quasi interamente dedicato alla dinastia degli Strauss (unica eccezione l’Ouverture dall’operetta Boccaccio di Franz von Suppé e la Stephanie-Gavotte, op. 312 di Alfons Czibulka) presenterà una deliziosa rarità, ossia il walzer Geschichten aus dem Wienerwald, op. 325 di Johann Strauss figlio, da eseguirsi con l’ausilio della Cetra da tavolo, che verrà suonata, in quest’occasione, dalla solista Barbara Laister-Ebner.

Tanta Italia e tanta Austria nel primo gennaio al Musikverein, con i due bis obbligati (An der schönen blauen Donau, Walzer, op. 314 e la Radetzky-Marsch, op. 228), che non devono rammentarci solo il fiume simbolo dell’impero asburgico o un brano dedicato a un comandante militare, ma devono essere indicativi di quella grande palingenesi che è il Capodanno, che, ormai, non può più prescindere dal ritmato batter di mani del pubblico presente nella sala dorata. La morte di Johann Strauss (figlio) nel 1899 fu una tragedia per la città di Vienna, che era, invece, rimasta quasi indifferente alla dipartita dell’imperatrice di appena un anno prima. La morte di Strauss, uomo triste, ossessivo e profondamente malinconico, avvenne senza che nessuno potesse aspettarselo: aveva abbandonato il podio dopo aver diretto l’Ouverture dell’operetta Die Fledermaus, cedette la bacchetta e non se la sentì di andare avanti. Pochi giorni dopo cadde a terra mentre passeggiava in uno dei tanti parchi viennesi, riconobbe solo l’amata consorte, canticchiò una melodia da lui stesso composta e spirò. Quando i viennesi lo seppero, le orchestre scesero per strada e suonarono all’unisono il suo An der schönen blauen Donau, quasi a eternare le sue note quali segno di vita e speranza, come dovrebbe essere il Capodanno per l’Austria, l’Europa, il mondo.

la Chiesa di San Leopoldo

Villa Wagner I

Schloss Eckartsau

Hofpavillon

Porcellane Augarten

I direttori


 

 

 
 
 

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