L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Dall’elegante accademico al contemporaneo

di Michele Olivieri

L’emergenza sanitaria ci ha imposto un nuovo comportamento. Non si può andare a teatro ma questo non significa sospendere ogni attività e non coltivare più gli interessi, bisogna solo fruirne in maniera differente. Grazie al web e alle reti televisive importanti proposte arrivano direttamente a casa dando una mano alla cultura e un senso di aiuto per ciascuno di noi. Sul canale youtube del Russian Ballet Jewels è stata visibile la serata di danza con il World Ballet Stars Gala a cura di Vladimir Ippolitov.

GINEVRA giugno 2020 – Un evento organizzato da Geneva Dance Events, ben confezionato a cura di Vladimir Ippolitov e dedicato alle immortali partiture musicali di Čajkovskij, Prokof’ev e Šostakovič e alle irrinunciabili coreografie storiche dei grandi maestri del passato: la riproposizione di alcuni estratti e suite dai più famosi titoli della miscellanea classica che da decenni appassionano e fanno sognare gli spettatori di tutto il mondo, nonché da innovative creazioni di matrice contemporanea andate in scena al Théâtre du Leman, incontra i gusti più disparati del pubblico - non necessariamente composto solo da addetti ai lavori - che tralascia qualche piccola inesattezza. Affermati artisti internazionali, sane incarnazioni dell’arte coreutica, dove accanto all’eleganza e ai virtuosismi si fanno preponderanti le interpretazioni fondate sull’abile destrezza. Con Russian Ballet Jewels si è ammirata così una retrospettiva del balletto russo, pezzi iconici del XIX e XX secolo, e alcune interessanti opere moderne legate alle medesima ispirazione per mostrare le differenti sfaccettature di quest’arte nobile, tra tradizione ed innovazione.

Entusiasmo alle stelle per la stella Daniil Simkin (primo ballerino all’American Ballet Theater e al Berlin State Ballet), il quale ha interpretato con splendore Les Bourgeois sulla musica di Jacques Brel, nella coreografia di Ben van Cauwenbergh; un assolo magnificamente giocoso dalla cornice leggera e disinvolta ma capace di richiedere al danzatore supremo virtuosismo, espressività, musicalità e talento innato. L’acclamato Simkin lo ritroviamo anche maestosamente nel finale per il pas de deux di Kitri e Basilio dal Don Quixote di Minkus sulla coreografia di Gorsky, in coppia con Maia Makhateli (prima ballerina al Dutch National Ballet): insieme regalano brillantezza e scintillio tecnico di particolare levatura. In apertura di gala Settimo walzer da Les Sylphides su musica di Chopin, coreografia di Fokine con Ekaterina Osmolkina (prima ballerina al Mariinsky Theater) e Maksim Ziuzin (solista al Mariinsky Theater), un estratto che si tramuta in un sogno idilliaco come omaggio al sentimento ispiratore dei balletti del primo romanticismo, espressione di un moto dell’anima e non solo virtuosismo fine a se stesso. A seguire Cenerentola di Prokof’ev, coreografia di Christopher Wheeldon con Maia Makhateli e Artur Shesterikov (primo ballerino al Dutch National Ballet), una creazione nata per deliziare, emozionare e stupire. Immancabile il pas de deux di Odile e del Principe Siegfried dal Lago dei cigni di Čajkovskij, su coreografia di Petipa e Gorsky con gli eleganti Nina Kaptsova (prima ballerina al Teatro Bolshoi) e Alexander Volchkov (primo ballerino al Teatro Bolshoi), nota aggiuntiva alla serata per l’indiscussa fama del balletto che avvince gli spettatori di sempre come esempio emblematico dei sentimenti più nobili.

Sul versante contemporaneo troviamo il duetto da Fallen, musica di Čajkovskij, coreografia di Andrew Skeels con Yumi Aizawa (prima ballerina al Ballet de Grand Théâtre de Genève) e Sasha Riva (solista al Ballet de Grand Théâtre de Genève), un pezzo in cui il linguaggio del movimento riflette una crescente curiosità per l’arte della danza con velocità, fluidità e un orientamento particolare al dettaglio gestuale. Si ritorna al più puro classico accademico con La morte del cigno di Saint-Saëns, coreografia di Fokine eseguito con sensibilità da Ekaterina Osmolkina (prima ballerina al Mariinsky Theater), balletto realizzato nel 1901 appositamente per Anna Pavlova diventato negli anni il simbolo per eccellenza della ‘ballerina’, emblema del balletto russo in cui lo spettatore soddisfa non solo l’aspetto visivo ma interiorizza il pathos generando immaginazione tra grazia e candore. Un altro gioiello indiscusso della serata è stato il pas de deux dallo Schiaccianoci di Čajkovskij, coreografia di Yuri Grigorovich, con Alexandra Surodeeva (solista al Ballet du Capitol) e Ruslan Savdenov (solista al Ballet du Capitole), il balletto è una tra le più popolari composizioni della tradizione russa, le musiche appartengono alla tradizione romantica e la coreografia del maestro russo, già direttore del Bolshoi, è ricca di incanto e di melodioso fascino. Ritroviamo il contemporaneo con Shudder in the Loins, coreografia di Simone Repele su musica di David Bryars, con Yumi Aizawa e Sasha Riva, pezzo interessante basato su una nuova versione del Lago dei Cigni la quale si ispira a Leda and the Swan, una storia con soggetto che si rifà al periodo mitologico dove il dio Zeus, nelle sembianze di un cigno, seduce Leda, qui nella versione poetica di William Butler Yeats che tralascia la seduzione parlando di violenza, di stupro, tanto che Zeus, trasformatosi in cigno, si accoppia a forza con Leda: un incontro tra umano e divino liquidato nel sopruso e nell’annuncio della civiltà greca e romana. Un grande classico irrinunciabile il pas de deux da Le Corsaire, su coreografia originale di Marius Petipa e musica di Adolphe Adam, interpretato con soavità da Alexandra Surodeeva e Ruslan Savdenov. Una storia d’amore senza fine la ritroviamo poi nelpas de deux dal Romeo e Giulietta di Prokof'ev, coreografia di L. Lavrovsky, con Ekaterina Osmolkina e Maksim Ziuzin (solista al Mariinsky Theater), prezioso di emozioni e di dettagli descrittivi, teatralmente coinvolgente per lirismo e concentrazione introspettiva.

In chiusura un defilé con tutti gli interpreti in scena sull’incalzante e solenne musica di Šostakovič per salutare il festante pubblico rapito dalle più profonde vibrazioni che solo la danza di qualità è capace di cogliere e restituire, avvicinando linguaggi ed epoche.

 


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