L’Ape musicale

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CARLA DI FRANCESCO Presidente Fondazione Arturo Toscanini

Questa XLIV edizione della Stagione concertistica della Filarmonica Arturo Toscanini, pur collocandosi in una piena continuità artistica e funzionale con le edizioni precedenti, è sicuramente diversa per molti aspetti. Non anticiperò qui il contenuto delle prossime pagine ma chi le vorrà sfogliare noterà molti e importanti cambiamenti in una programmazione che esprime la piena volontà dei Fondatori e del Consiglio di Amministrazione di intraprendere un nuovo ciclo virtuoso, di ampliare le già elevate capacità dell’orchestra, di diversificarne le direzioni di sviluppo, di esprimere appieno le potenzialità di una struttura che già possiede una sede, un ruolo, una posizione, un’intensità espressiva evidenti a chiunque. La Fondazione Toscanini è oggi un’istituzione sana, cosa purtroppo non comune nel nostro Paese, ma essa dimostra che un’amministrazione ordinata e una continua crescita artistica possono perfettamente coesistere e produrre risultati significativi. Noi desideriamo che le potenzialità contenute al suo interno possano svilupparsi pienamente, arricchendo il tessuto musicale e culturale non solo di Parma (dove ci attende l’anno che la vede Capitale Italiana della Cultura) ma dell’intera regione. Questo mandato trova attuazione nella programmazione che vi viene sottoposta e rispecchia, attraverso nuove scelte, il rinnovamento di una linea progettuale che dal passato trae solide basi ma che vuole sempre più rispecchiare le linee di rigore morale, di eccellenza artistica ed esecutiva, di impegno civile che furono di Arturo Toscanini.

ALBERTO TRIOLA Sovrintendente e Direttore Artistico

La Filarmonica Arturo Toscanini apre la sua nuova stagione di concerti con due sinfonie beethoveniane, l’Ottava e la Nona, dirette da Alpesh Chauhan. Al sommo Ludwig, di cui nel 2020 si celebrano i 250 anni dalla nascita, sono dedicati ben otto dei dodici concerti del cartellone: il direttore principale della Filarmonica Toscanini completa il progetto dell’integrale delle sinfonie beethoveniane, che si concluderà con la Terza e non a caso: proprio con l’Eroica, tre anni fa, il giovane direttore britannico, felicemente adottato da Parma, inaugurò la collaborazione con la nostra orchestra. Oltre all’Ottava e alla Nona, in cartellone anche la Seconda, Terza, Quarta e Settima e tre grandi concerti: il Triplo, l’Imperatore e il Concerto per violino, oltre alle Ouverture Leonore n. 3 e Egmont. È questo il significativo contributo che la Toscanini - impegnata in un sostanziale rilancio della propria immagine e in un rinnovato impulso delle proprie ambizioni artistiche – riserva a uno dei capisaldi della cultura europea (non solo musicale). Beethoven ha parlato al mondo con un linguaggio intenso e nuovo, e continua a farlo con inesausta vitalità. Riconosciuto maestro della modernità, simbolo della classicità e dell’Europa stessa: ancora oggi rimaniamo affascinati dal carisma della sua gigantesca figura, dall’abbagliante visione estetica, dall’afflato spirituale, dalle implicazioni politico-sociali della sua musica e del suo pensiero. La Stagione 2019/20 parte dunque dalle celebrazioni beethoveniane e dall’impegno di ripensare il futuro della Filarmonica, nel segno di una importante tradizione da cui muovere i passi e di una identità da rimarcare con decisione, anche attraverso una nuova immagine, una grafica completamente rinnovata e una denominazione che recupera una radicata familiarità (“la Toscanini”: la nostra orchestra è così chiamata e conosciuta da sempre), attribuendole il carattere e l’incisività di un brand, ben consapevoli dell’onore e dell’onere che implica portare il nome di Arturo Toscanini. Beethoven e Toscanini, tradizione e innovazione: tensione inesauribile e sguardo rivolto sempre oltre, come l’albatro montaliano. Non è una coincidenza, quanto piuttosto la precisa volontà di indirizzare il progetto culturale della Filarmonica – e della Fondazione di cui l’orchestra costituisce il riflesso più evidente – nella direzione di una connotazione più marcatamente toscaniniana. Del Maestro occorrerà studiare, apprendere e capire di più per perpetuarne l’eredità artistica e morale al tempo stesso, tenendo conto non solo del sommo direttore d’orchestra, ma anche dell’uomo e del testimone esemplare dei drammi storici e civili dei suoi tempi. Un modello di artista e intellettuale che rivela oggi, quasi inaspettatamente, un pregnante significato e che offre alle coscienze contemporanee ampi spunti di riflessione. Questa rinnovata consapevolezza ispira la scelta dei direttori chiamati sul podio della Filarmonica, che potrà misurarsi con direttori esemplari per valori espressi, impegno, rigore ed estro e arricchirsi nel dialogo musicale con numerosi prestigiosi solisti. Negli anni a venire sarà importante, per la ricerca di un suono e di un repertorio fortemente identitari per la nostra orchestra, progettare con coerenza e determinazione una sempre maggiore familiarità con le colonne portanti del sinfonismo moderno: con Beethoven, i grandi classici Mozart, Haydn e Schubert; e a partire da questi irrinunciabili capisaldi approdare a un personale e maturo rapporto con la letteratura romantica, postromantica, novecentesca e contemporanea. Un’orchestra che porta il nome del più grande direttore italiano della storia non può non riservare un’attenzione particolare ai compositori italiani: e allora ecco Paganini e Busoni, e soprattutto tre autori del nostro Novecento in un’unica serata: Petrassi, Casella e Ghedini, ovvero alcuni dei maggiori rappresentanti della modernità musicale italiana che guarda alla produzione europea, valorizzando la secolare tradizione strumentale nostrana. L’attività della Filarmonica si arricchisce anche di una significativa novità: la nomina di due artisti residenti, che per un’intera stagione legheranno il proprio nome e la propria arte a quello della nostra orchestra con l’obiettivo di fare delle nostre stagioni un crocevia della creatività contemporanea. La Toscanini si inserisce con determinazione, anche così, nel solco della tradizione delle più blasonate compagini orchestrali internazionali. C’è poi un inedito cartellone, che abbiamo voluto chiamare “Fenomeni”, termine che richiama diversi ambiti di significato; evoca il virtuosismo più spettacolare e apre a diverse possibili epifanie del linguaggio musicale: universale e democratico per definizione, ma anche complesso, articolato e talvolta spiazzante. La musica intesa come galassia di generi ed espressioni molto diversi tra loro. Un cartellone che può anche rinunciare agli schemi della ritualità tipica del concerto “classico” e si rivolge a un pubblico nuovo e curioso, riproponendosi di frantumare steccati, demolire pregiudizi, creare ponti e spalancare occasioni/portali di ascolto. Si dovrebbe cominciare a ragionare sull’arte dell’ascoltare, che integra quella del suonare, e le dà sostanza e significato. Non ci può essere musica senza qualcuno che voglia e sappia ricercare il silenzio necessario all’ascolto. Un silenzio aperto, attento, disponibile. Un privilegio prezioso ma alla portata di tutti, oasi di tempo diradato e sospeso, di qualità. Momenti e incontri che la musica può rendere possibili e di cui di questi tempi si avverte un assoluto bisogno.

Buona stagione di concerti a tutti!


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