L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Un talento fa primavera

di Roberta Pedrotti

L’Unione Musicale di Torino riparte, dopo la pausa imposta dall’emergenza sanitaria, con la rassegna “Camera d’Estate”: nel penultimo appuntamento brilla il pianismo del giovane Francesco Maccarrone.

Torino, 15 luglio 2020 – Non si poteva ripartire meglio di così: c’è il contatto concreto tra il pubblico e l’artista che nel rispetto delle norme vigenti distanzia i corpi ma avvicina le menti; c’è il calore e la pienezza della musica dal vivo, senza filtri digitali, che nasce dalla cassa dello strumento e finisce per risuonarti persino nelle ossa; c’è infine il piacere regalato dalla scoperta di giovani talenti, un’opportunità che sovente l’Unione Musicale permette di accarezzare ma che, presentatasi dopo mesi di inattività, sembra concedere il recupero di quella primavera, di quello fioritura del nuovo e del bello negataci dalla pandemia.

Il fiore in questione è Francesco Maccarrone, classe 1997 e da vendere, artefice per l’occasione di un Gaspard de la nuit carico di pathos e ricco di nuance. Il suo virtuosismo non si estrinseca nella funambolica abilità di artigliare ogni nota – e che note nel Gaspard, e quante! – bensì nell’audacia di un tocco che mai denuncia fatica né subordina la ricercatezza, la morbidezza e la rotondità del suono alla spavalderia del gesto atletico. Maccarrone pennella lo strumento come fa un pittore con la tela: nell’Ondine a ogni volata sul pianoforte corrisponde un colore che si aggiunge, ora per conferire spessore al tratto immediatamente precedente, ora per creare sfaccettature timbriche di sorprendente effetto. Su questo sfondo, sgombero da ogni traccia di meccanicismo, Maccarrone sfodera un fraseggio cristallino, maliziosamente sfrontato, pericolosamente fascinoso: sembra di vederla aggirarsi irrequieta tra noi, Ondine, mentre l’acqua si acquieta e si increspa sulla tastiera, mai paga del suo gioco insaziabile di capricci e seduzione. Sangue freddo e una buona dose di cinismo aprono le porte alle desolanti immagini del secondo pannello (Le gibet) tutto costruito, sempre attingendo a quell’opulento lessico interpretativo, intorno all’ossessivo “pedale” di si bemolle. Con Scarbo, infine, Maccarrone dà fuoco alle polveri. Qui, dove la scrittura esaspera la domanda tecnica e dove egli riesce a valorizzare tutti i vezzi degli espedienti narrativi – già solo il tremolo iniziale, spesso buttato lì in preda all’ansia di ciò che si dovrà suonare subito dopo, si articola tra due forcelle di indiscutibile efficacia drammatica –, la gagliardia dei ribattuti al fulmicotone passa quasi in secondo piano se accostata all’ampissimo ventaglio dinamico con cui il talentuoso pianista anima il sinistro gnomo di Aloysius Bertrand. È un’esecuzione davvero eccellente che, su richiesta di un garbatissimo e provvidenziale spettatore, Maccarrone sarà costretto a bissare (non tutta però).

Nel nuovo, bellissimo format concepito dall’Unione Musicale, alla performance musicale fa da ouverture un’amabile introduzione-lezione del maestro Antonio Valentino, docente del conservatorio di Torino che, con ineccepibile competenza e apprezzabile savoir-faire, introduce il pubblico all’ascolto dell’opera in programma. Da non perdere assolutamente l’ultimo appuntamento.


 

 

 
 
 

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