L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il virtuosismo rumoroso dell’Orchestra Philharmonia

di Valentina Anzani

L’Orchestra Philharmonia, guidata dalla bacchetta di Esa-Pekka Salonen, ha eseguito l’Eroica di Beethoven e la Symphonie Fantastique di Berlioz in chiusura dei concerti sinfonici della Sagra Musicale Malatestiana di Rimini. Un concerto di grande prestigio internazionale e di sfolgorante virtuosismo tecnico, anche se non è mancato qualche motivo di perplessità.

RIMINI, 15 settembre 2013 - «Come bis, un altro pezzo rumoroso: Lohengrin, Atto III, Wagner.» annunciava Salonen dal podio, interrompendo l’ovazione del pubblico. Si è chiuso così il concerto del 15 settembre dell’Orchestra Philharmonia, scesa da Londra al Palacongressi di Rimini per uno dei rari concerti in Italia (unica altra data, quest'anno, a Merano), sotto la direzione di Esa-Pekka Salonen. Sarà stato forse un concerto all'insegna del “rumore”, secondo l'ironica definizione del direttore finlandese, ma anche esemplare per virtuosismo e controllo tecnico: conclusione felice per questa 64° edizione della Sagra Musicale Malatestiana, che dal 1950 continua a rinnovare una rassegna estiva con appuntamenti di rilievo nel panorama musicale della penisola.

Il programma di questo concerto conclusivo prevedeva la Sinfonia n. 3 in Mi bemolle maggiore op. 55 di Beethoven, seguita dalla Symphonie Fantastique di Berlioz e, come sempre, l’Orchestra Philharmonia si è distinta per la perfezione virtuosistica dei suoi strumentisti, che la rende una delle migliori formazioni del mondo. Il suo direttore principale ne ha tenute le redini con gesto garbato ma severo, ottenendo risultati di grande effetto. Salonen ha esaltato al meglio gli estremi sonori: è riuscito a definire con precisione i pianissimi così come a creare esplosioni euforiche di suono nei movimenti in allegro e, se non è stato troppo raffinato nell'indagare la gamma di sfumature che intercorrerebbe tra i due opposti, ha però dimostrato eleganza nel risolvere le transizioni dinamiche. La Sinfonia Eroica ha risuonato corposa e solida, anche se l’acustica della sala si è rivelata poco generosa, evidenziando alcune pecche d’insieme e imprecisioni, riscontrate soprattutto nei fiati. Per l’esecuzione della sinfonia di Berlioz, l’incremento dell’organico strumentale, come da partitura, si è rivelato direttamente proporzionale all'aumento dei contrasti dinamici. Salonen è sembrato trascurare la dimensione narrativa per concentrarsi soprattutto sulle capacità tecniche su cui poteva contare; eppure, per quanto si voglia essere formalisti, questa è musica dichiaratamente a programma e non si può ignorare la rappresentazione del delirio dell'amante per l'assenza della donna amata. Un tale approccio è sembrato andare a detrimento dell’espressione cantabile, che ha lasciato asettici e poco sentiti i movimenti lenti. Se questo sia stato un atteggiamento interpretativo strategico, voluto per dare il giusto risalto al trionfo d’orchestra a tutta forza necessario nel finale, è poi questione aperta. Resta il valore aggiunto dato dalla perizia tecnica dell’orchestra e dal carisma del direttore e il pubblico ha dimostrato di apprezzare il risultato, insistendo nell'applauso tanto da essere omaggiato, appunto, con «un altropezzo rumoroso».

 

 

 

 
 
 

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