L’Ape musicale

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Rossini, ritratto di Francesco Hayez

Milano, la Messa per Rossini alla Scala dal 10 novembre

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  • La Messa per Rossini

    Fu Giuseppe Verdi a proporre, in una lettera all’editore Tito Ricordi datata 17 novembre 1868, quattro giorni dopo la morte di Rossini, di coinvolgere un gruppo di musicisti nella creazione di questo Requiem per commemorare il Pesarese nel primo anniversario della morte. Si pensò in un primo tempo a una collaborazione fra tre Maestri: Verdi stesso, Carlo Coccia e Saverio Mercadante, che fu costretto a ritirarsi dall’impresa per motivi di salute. Fu quindi costituita presso il Conservatorio di Milano una commissione, di cui fu segretario Giulio Ricordi, per selezionare i partecipanti. Non mancarono le polemiche: l’impresario bolognese Scalaberni per esempio lamentò l’esclusione di giovani compositori come Boito, il cui Mefistofele aveva però incontrato lo sfavore del pubblico, o Marchetti, il cui Ruy Blas aveva avuto migliore ma non eccellente fortuna. I compositori prescelti erano tuttavia tra i più apprezzati del tempo e avevano esperienza in campo operistico (tranne Gaspari) e sacro, oltre a rappresentare diverse aree geografiche, significando un omaggio a Rossini di tutto il Paese. La prima esecuzione assoluta era prevista per il 13 novembre a Bologna: le prime difficoltà emersero quando il direttore designato, Angelo Mariani, accettò di partecipare anche alle celebrazioni di Pesaro suscitando l’ira di Verdi e del Comitato. Fu però Luigi Scalaberni, impresario del Comunale, a creare l’impedimento più grave negando i cantanti a un evento che giudicava in concorrenza con l’attività del teatro. Il Comitato suggerì allora di spostare la prima a Milano ma non riuscì a concretizzarla; Verdi riutilizzò il suo contributo - il Libera me - per la successiva Messa da Requiem in memoria di Alessandro Manzoni (1874). La partitura della Messa per Rossini, a lungo perduta, fu ritrovata dal musicologo David Rosen nel 1986 ed eseguita per la prima volta dalla Gächinger Kantorei diretta da Helmut Rilling nel 1988.

    I compositori

    La Messa si apre con il Requiem e Kyrie di Antonio Buzzolla, musicista napoletano autore di un apprezzato Amleto (1848) e dal 1851 Maestro della Cappella Marciana di Venezia, città in cui fonderà una Scuola Musicale destinata a trasformarsi nel Conservatorio ‘Benedetto Marcello’.

    Il Dies irae è firmato da Antonio Bazzini, allora presidente della Società dei Concerti di Brescia. Celebre violinista, aveva vissuto a Parigi prima di tornare in Italia a promuovere in particolare la musica strumentale. Insegnante di Composizione e quindi direttore del Conservatorio di Milano, ebbe tra i suoi allievi Catalani e Puccini.

    A Carlo Pedrotti è affidata la composizione del Tuba mirum. Pedrotti, veronese, scrisse una ventina di opere ma fu celebre soprattutto come direttore d’orchestra e organizzatore musicale. Direttore del Regio di Torino dal 1868, fonderà i “Concerti Popolari” che daranno impulso alla diffusione della musica sinfonica.

    Antonio Cagnoni, autore del Quid sum miser e insieme a Platania il più giovane dei compositori della Messa, fu prolifico autore di opere buffe, tra le quali Don Bucefalo (1847) ma anche Maestro di Cappella in diverse città italiane.

    Il Recordare è opera di Federico Ricci, che aveva avuto una felice carriera nel genere buffo in coppia con il fratello Luigi, culminata con il successo di Crispino e la Comare, del 1850, che compare ancora oggi nei cartelloni. Dopo aver diretto la Scuola Imperiale di Canto di San Pietroburgo, nel 1868 Ricci era in procinto di trasferirsi a Parigi.

    Al compositore di musica sacra Alessandro Nini, Maestro di Cappella di Santa Maria Maggiore a Bergamo, fu destinato l’Ingemisco. Nini fu anche autore di diverse opere, tra cui La marescialla d’Ancre del 1839 e di una Messa da Requiem.

    Il Confutatis e Oro Supplex escono dalla penna di Raimondo Boucheron, Maestro di Cappella del Duomo e collaboratore della Gazzetta Musicale di Milano. Boucheron fu un teorico di solida preparazione, come dimostra la sua Filosofia della Musica (Ricordi 1842).

    Carlo Coccia, che insieme a Verdi e Mercadante era stato individuato dall’inizio come autore dell’omaggio a Rossini, è l’unico compositore della Messa più anziano - di ben 10 anni - del Maestro scomparso. Dopo il successo come autore di farse negli anni ’10 / ‘20, aveva trionfato alla Scala nel 1838 con La solitaria delle Asturie; ritiratosi dall’attività teatrale, era succeduto a Mercadante come Maestro di Cappella di San Gaudenzio a Novara dedicandosi alla musica sacra. Suo è il Lacrimosa.

    L’Offertorio fu composto da Gaetano Gaspari, Maestro di Cappella di San Petronio a Bologna; oltre che come autore di musica sacra, Gaspari è ricordato come storico della musica e bibliografo: a lui si deve la schedatura dell’archivio di Padre Martini a Bologna.

    Per il Sanctus la commissione scelse un compositore assai più giovane dei suoi colleghi: Pietro Platania fu autore di opere (la sua Matilde Bentivoglio trionfò a Palermo nel 1852) e quindi direttore dei Conservatori di Palermo e Napoli, oltre che autore di trattati di armonia e contrappunto.

    L’Agnus Dei, inizialmente offerto a Enrico Petrella, fu poi affidato a Lauro Rossi, direttore del Conservatorio di Milano e collaboratore della Gazzetta. Si era dapprima imposto in Europa e in Sudamerica come continuatore della tradizione buffa napoletana, ma seppe poi rinnovare il suo stile guadagnandosi notevole considerazione.

    Il Lux aeterna è il contributo di Teodulo Mabellini, prolifico autore per la scena e per l’altare, insegnante di composizione all’Istituto Musicale Fiorentino e Direttore del Teatro della Pergola e dei Concerti Popolari che si tenevano nel Salone dei Cinquecento.

    Giuseppe Verdi, promotore dell’iniziativa, si riserva la conclusione con il Libera me destinato a confluire nella Messa da Requiem del 1874. Verdi era allora all’apice della fama, a pochi mesi dalla prima del Don Carlos a Parigi (1867) e alla vigilia di Aida (1871) al Cairo. Verdi ebbe per Rossini un rispetto profondo e una passione antica: tra i suoi primi cimenti, ancora quindicenne, si ricorda una Sinfonia alternativa per Il barbiere di Siviglia, mentre è evidente il debito del Nabucco verso il Mosè in Egitto. Verdi diresse proprio la preghiera del Mosè alla Scala nel 1892 in occasione del concerto per il centenario della nascita di Rossini: sarebbe stata la sua ultima apparizione al Piermarini in veste di direttore d’orchestra. 


     

     

     
     
     

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