L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Lehár secondo Michieletto

Rai5, giovedì 4 luglio 2019 - 21:15

Rai5, sabato 6 luglio 2019 - 10:54

Rai5, domenica 7 luglio 2019 - 18:16

La più famosa delle operette fra banche e balere anni Cinquanta. È “Die lustige Witwe” (La vedova allegra) di Franz Lehár, proposta nel nuovo allestimento firmato da Damiano Michieletto lo scorso aprile al Teatro dell’Opera di Roma, che Rai Cultura trasmette giovedì 4 luglio alle 21.15 su Rai5. Realizzato in coproduzione con il Teatro La Fenice di Venezia – dove ha debuttato nel febbraio 2018 – lo spettacolo, in lingua originale, è diretto da Constantin Trinks, al suo debutto sul podio dell’Orchestra dell’Opera di Roma. L’ambientazione e le briose atmosfere della provincia del dopoguerra, con balli rock’n’roll e boogie-woogie, sono create dalle scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti e i movimenti coreografici di Chiara Vecchi. Protagonisti sul palco Nadja Mchantaf nella parte della ricca ereditiera Hanna Glawari, Paulo Szot in quella del conte Danilo Danilowitsch, Anthony Michaels-Moore come il barone Mirko Zeta, Adriana Ferfecka nei panni di Valencienne, Peter Sonn in quelli di Camille de Rossillon, Marcello Nardis come Raoul de Saint-Brioche, Simon Schnorr nella parte del visconte Cascada, Roberto Maietta in quella di Kromow e Karl-Heinz Macek come Njegus. Completano il cast cinque talenti di “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera: Timofei Baranov (Bogdanowitsch), Rafaela Albuquerque (Sylviane), Irida Dragoti (Olga), Andrii Ganchuk (Pritschitsch) e Sara Rocchi (Praskowia). Il Coro del Teatro dell’Opera di Roma è istruito da Roberto Gabbiani. 

Nell’originale rilettura di Michieletto, questo classico del teatro leggero – su libretto di Victor Léon e Leo Stein, tratto dalla commedia L’attaché d’ambassade di Henri Meilhac – lascia il periodo glorioso della Belle Époque per prendere forma alla fine degli anni Cinquanta, non a Parigi nella sede dell’ambasciata di un paese immaginario ma fra gli sportelli di una banca di provincia. «Sono partito dall’idea che ciò che muove tutto, dal punto di vista drammaturgico, sono i soldi – dice Damiano Michieletto – L’interesse e l’attenzione rivolti a questa vedova sono motivati esclusivamente dall’eredità che lei porta con sé. Ho costruito, quindi, un parallelo tra l’ambasciata di cui parla il libretto e una banca: la banca di Pontevedro. Il barone Zeta non è più ambasciatore ma direttore di questo istituto creditizio, che ho immaginato come quelle piccole banche sparse nel territorio italiano. Un istituto di provincia, sempre a rischio di essere divorato dai grandi colossi bancari». In un turbinio di amori, tradimenti e gelosie, fra equivoci e colpi di scena, la vicenda resta fedele all’originale attraverso un escamotage. A sipario abbassato l’impiegato di banca Njegus dà inizio alla storia con un tocco di polvere di stelle che spargerà poi su tutto lo spettacolo. Qui il barone Zeta spinge Danilo, impiegato sfaticato e donnaiolo, a sposare la vedova Hanna Glawari per riportare credito nelle casse della banca in crisi di liquidità. Il sogno chiude il cerchio quando Danilo si addormenta nel suo ufficio, immagina le grisettes risvegliato poi dalla realtà con i vertici della banca che lo richiamano al dovere: sposerà la vedova per salvare le sorti della Pontevedro Bank e permettere a tutti di continuare a speculare allegramente. Regia televisiva a cura di Claudia De Toma. A seguire, alle 23.15, “Prima della prima” racconta il dietro le quinte dell’operetta attraverso le parole di Michieletto e del direttore d’orchestra Constantin Trinks. Regia di Roberto Giannarelli.


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