L’Ape musicale

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Il Cinema all’Opera. La bohème

26 luglio , 2, 10, 15, 22 agosto

Strawinsky : «Oh, cari amici, vi dico la verità che più invecchio, più mi convinco che La Bohème è un capolavoro e che adoro Puccini, il quale mi sembra sempre più bello!».

Manifesto della vena artistica di Puccini, uno dei capolavori assoluti del melodramma italiano, titolo d’opera più rappresentato in tutto il mondo, la Bohème del 60° Festival Puccini di Torre del Lago sarà diretta da uno dei più grandi registi del Cinema Italiano: Ettore Scola che celebra, con la 60.a edizione del Festival Puccini i suoi 50 anni di gloriosa carriera. Una firma quella di Ettore Scola per una lettura nuova e diversa del capolavoro pucciniano.

Con Ettore Scola, le scene dell’ amico e collaboratore di sempre Luciano Ricceri e i costumi di Cristina Da Rold. Sul podio la “bacchetta Pucciniana” Valerio Galli apprezzato e raffinato interprete dei capolavori pucciniani, nato nella Terra di Puccini e che a Torre del Lago ha visto il suo importante debutto come direttore prima di approdare su palcoscenici internazionali.

Per la Bohème un cast d’eccezione e vedrà la voce impareggiabile di Daniela Dessì nei panni di Mimì, mentre Fabio Armiliato sarà Rodolfo, Alessandro Luongo Marcello, Alida Berti dare voce a Musetta.

Nota di Ettore Scola su La bohème.

Quando un regista di cinema si accinge a mettere in scena una grande opera lirica, parte spesso con propositi innovativi, che vorrebbero rivolzionare impianti e concezioni adottati in altre edizioni rappresentate in tutti i teatri del mondo. Rivisitazioni, attualizzazioni, aggiornamenti, contributi in video e in digitale, effetti stroboscopici, infinite possibilità di ‘modernizzare’ il melodramma si affollano nella sua mente inquieta: Don Giovanni potrebbe essere gay, Tosca una terrorista anni ’70 (1970), Rigoletto un comico di cabaret, con Figlia escort e Duca agli arresti domiciliari. E se Falstaff fosse un alieno? E Così Fan Tutte una costellazione? Poi, per fortuna, tutto rientra: umiltà e buonsenso gli ricordano che la modernità è già in tutte quelle opere, nella musica, nei sentimenti, nell’ anima che le hanno rese eterne.

Quando decise di ispirarsi al romanzo di Herny Murgèr Scènes de la vie de boheme, Puccini non era mai stato a Parigi, ma gli anni trascorsi al conservatorio di Milano e i ricordi delle improvvisazioni musicali, nate in casa del maestro Amilcare Ponchielli, con suoni caotici e striduli, quasi delle jam sessions ante litteram, dettero a quell’ambientazione una credibilità artistica tale da far dire a Debussy “Nessuno ha mai ritratto Parigi meglio di Puccini”. Il Maestro aveva colto i segni delle rivoluzioni artistiche che in quegli anni scuotevano l’Europa: e le maggiori novità percorrono soprattutto Parigi, dalla letteratura realistica che si afferma con Maupassant e Zola, alle ricerche di scomposizione della luce nella pittura degli impressionisti, al gusto per l’arte orientale, alle scoperte delle nuove generazioni che cercano altri modi di immaginare l’avvenire.

Suggestioni che non potevano non stimolare il genio di Puccini.

Nella sua opera quattro studenti - un poeta, un pittore, un filosofo e un musicista - dividono fame e freddo in un monocamera, sempre impegnati nella ricerca di piccoli lavori precari (ma cosa ci sarebbe da modernizzare?) come la vendita di vecchi libri, qualche ripetizione agli scolari più ciuchi e, in particolare, la ideazione di manifesti pubblicitari o di locandine per i cabaret. Nessuno di quegli imbrattatele, rifiutati dalle grandi esposizioni del Salon d’Art, avrebbe mai immaginato che un secolo dopo quelle opere sarebbero state battute a Sotheby per milioni di euro, come aveva previsto il loro solitario difensore Emile Zola, che sui giornali dell’epoca scriveva: “Bonne chance aux jeunes artistes du futur!”

Ma, in attesa del successo e della gloria, Rodolfo e i suoi amici debbono vivere la loro goliardica follia e soffrire d’amore per la fragile Mimì e per la generosa Musetta, accompagnati per sempre da una musica immortale.

E’ la intuizione ambientale di Puccini che mi piacerà sottolineare nella Bohème di questa stagione al Festival di Torre del Lago, con la collaborazione Maestro Valerio Galli, la costumista Cristina Da Rold e l’architetto Luciano Ricceri ideatore delle scenografie di tutti i miei film.

Ettore Scola


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