L’Ape musicale

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L’incompiuta Turandot

9-14-17-23-29 AGOSTO

Il cartellone 2014, interamente pucciniano, prevede in agosto 5 rappresentazioni di Turandot , titolo che si avvia a diventare una proposta costante del Festival di Torre del Lago. L’opera è stata la grande incompiuta del Maestro, morto il 29 novembre del 1924 a Bruxelles.

Le ultime due scene di Turandot furono terminate da Franco Alfano, sotto la supervisione di Arturo Toscanini, che al Teatro alla Scala (25 aprile 1926) ne diresse la prima esecuzione, interrompendola, alla morte di Liù dove il maestro l'aveva lasciata e fu proprio questa scena emozionante a far scrivere a Cesari, il critico del Corriere «di straordinario potere di evocazione che fece sentire Puccini come presente». Da allora, “Turandot” è, dopo La Bohème e Madama Butterfly, l’ opera di Puccini più eseguita al mondo, grazie anche alla sua celebre romanza Nessun Dorma, l’aria più celebre del melodramma che il pubblico di tutto il mondo ama applaudire, con vere ovazioni, sotto il cielo stellato di Torre ed Lago.

Un nuovo allestimento per la 60ma edizione del Festival, regia, scene e costumi sono affidati ad un eclettico artista, cresciuto professionalmente a Torre del Lago, Angelo Bertini, al suo debutto alla regia. Una Turandot dalla quale Angelo Bertini vuolefar emergere la visione avanguardistica e internazionale che Puccini era solito intercettare nel suo percorso creativo; il deciso distacco dal realismo verso una direzione di rigidità metaforica – tipica della favola e del Puppenspiel – che si traduce nell'enfatizzazione del netto e violento dualismo nonché dell'elemento simbolico-rituale che ne regola l'alternanza svelandone il valore archetipico”.

La scelta stilistica – continua Bertini- muove attraverso una reinterpretazione delle fonti avanguardistiche del periodo, concentrandosi, in particolare, sull'art dèco (con richiami a influenze dell'art nouveau, al bizantinismo klimtiano e al grafismo di Beardsley) in commistione con il gusto, allora imperante, dell'esotismo.

La bacchetta sarà affidata ad un direttore di sicura esperienza, già direttore artistico del Festival Puccini, Marco Balderi. Nel ruolo della principessa di gelo due straordinarie interpreti, la grande Giovanna Casollae la bravissimaLise Lindstrom, mentre Calaf sarà interpretato daWalter Fraccaro e Lorenzo De Caro. Nel ruolo diLiù il gradito ritorno di un’artista della Terra di Puccini, Serena Farnocchia.

Turandot Note di regia

La Turandot che propongo nasce dal desiderio di far emergere la visione avanguardistica e internazionale che Puccini era solito intercettare nel suo percorso creativo; il deciso distacco dal realismo verso una direzione di rigidità metaforica – tipica della favola e del Puppenspiel – per me si traduce nell'enfatizzazione del netto e violento dualismo nonché dell'elemento simbolico-rituale che ne regola l'alternanza svelandone il valore archetipico.

La scelta stilistica si muove attraverso una reinterpretazione delle fonti avanguardistiche del periodo, concentrandosi, in particolare, sull'art dèco (con richiami a influenze dell'art nouveau, al bizantinismo klimtiano e al grafismo di Beardsley) in commistione con il gusto, allora imperante, dell'esotismo. La reggia di Turandot, congegno ideale per l'infinita reiterazione del gioco meccanico vita-morte, manifesta tutto il suo austero immobilismo nella preziosa costrizione di una gabbia dorata, da lei indotta e allo stesso tempo subita. Il pavone dorato che sovrasta la reggia assurge a centro focale dei simboli impersonificati da Turandot: lei stessa è il terzo enigma, la donatrice di morte, il pericoloso riflesso della luna, la reincarnazione dell'orrore e della violenza subita (dall'ava Lou-Ling), ma è anche un profumo, un'essenza che si diffonde nell'aria e che viene riconosciuta da Calaf come uno Yin a lui complementare, dando origine a una forza che scorre ciclica attraverso la materia dell'Universo, ma solo per un attimo, nello spettacolo del gran teatro del mondo.

Angelo Bertini


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