L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Grigorian e Pappano in concerto

Negli ultimi anni è balzata agli onori delle cronache del mondo musicale internazionale per l’intensità delle sue interpretazioni. Ha vinto l’International Opera Award come giovane interprete nel 2016. Ha letteralmente incantato il pubblico del Festival di Salisburgo nel 2018 per la sua interpretazione della “Salome” di Richard Strauss, arrivando a un livello di identificazione quasi fisica con il personaggio della principessa giudaica. E' il soprano Asmik Grigorian, protagonista del concerto dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretto da Sir Antonio Pappano che Rai Cultura propone venerdì 19 maggio alle 21.15 in prima tv su Rai 5. La serata è stata registrata all'Auditorium Parco della Musica di Roma lo scorso aprile.

Figlia del tenore armeno Gegham Grigorian e del soprano lituano Irena Milkevičiūtė, Asmik Grigorian interpreta i “Vier letzte Lieder” op. 150 (Quattro ultimi Lieder), che segnano la fine della parabola creativa di Richard Strauss. Dei quattro Lieder scritti nel 1948, a un anno dalla morte dell’autore, Frühling (Primavera), September (Settembre) e Beim Schlafengehen (Andando a dormire) sono basati su liriche di Hermann Hesse, mentre Im Abendrot (Al tramonto) è su un testo di Joseph von Eichendorff. Testamento creativo del compositore e di un’intera civiltà distrutta dalla guerra, il ciclo coglie con nostalgia crepuscolare la bellezza della natura nel momento in cui sfiorisce. 
Apre il programma la première del brano commissionato dall’Accademia di Santa Cecilia al compositore veneziano Claudio Ambrosini, premiato nel 2007 con il Leone d’oro alla Biennale Musica di Venezia, dal titolo “Dosàna nóva”. «L’acqua del mare - ha detto Ambrosini - due volte al giorno, viene a “visitare” Venezia: per sei ore cresce, entrando nella laguna, e nelle sei ore successive esce, riattraversando tutti i canali della città. La marea che ritorna al mare in veneziano si chiama dosana, e quindi dosàna nóva significa “onda nuova”. Simbolicamente: un riabbracciare la natura dopo aver attraversato un mondo di storia e di cultura». 
Chiude il concerto la Sinfonia n. 10 di Šostakovič, eseguita nell’ottobre del 1953 e prima partitura del dopo-Stalin, morto pochi mesi prima, spesso letta come una denuncia della personalità del dittatore, peraltro ritratto nel secondo movimento Allegro, uno Scherzo su un tema di marcia.


 

 

 
 
 

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