L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

I buoni frutti della Cambiale

di Roberta Pedrotti

Una compagnia di giovani e il contributo di studenti liceali per l'opera d'esordio del diciottenne Rossini in scena per la prima volta nella storia al Regio di Parma. Francesco Cilluffo sul podio e il regista Andrea Cigni guidano sapientemente il cast, che si distingue per disinvoltura, consapevole gestione dei propri mezzi e impeccabile dizione italiana.

Nei panni di Tobia Mill, l'uomo d'affari europeo pronto, a saldo di una cambiale, a cedere la figlia in moglie a un intraprendente imprenditore d'oltreoceano, troviamo Marco Granata; la giovane Fanny è interpretata da una travolgente Kanae Fujitani, il pretendente-acquirente da Hideya Masuhara. Completano il cartellone l'amoroso Yasushi Watanabe e i servitori Adriano Gramigni e Nozomi Kato.

PARMA 25 febbraio 2014 - Quando la necessità si fa virtù, la crisi aguzza l'ingegno e l'ingegno crea opportunità. Così in pieno clima di risanamento e spending review il Regio di Parma consacra uno dei titoli del suo smilzo cartellone 2014 ai giovani del Conservatorio Arrigo Boito e al primo lavoro teatrale rossiniano a vedere la luce sulle scene (ma, con Demetrio e Polibio ancora nel cassetto, il secondo in ordine di composizione), La cambiale di matrimonio. Così, presentando Belcanto, l'opera francese, Puccini e il Verismo, e riservando come sempre Verdi al Festival autunnale, anche in una stagione ridotta si preserva una certa, apprezzabile varietà.

Un'ora e venti di musica che può sembrare un po' poco per fare serata, ma, considerato anche che i prezzi dei biglietti erano giustamente rimodulati rispetto agli altri spettacoli, la scelta è stata ben ponderata per una compagnia di giovani alle prime esperienze, che hanno potuto dimostrare le loro qualità in un cimento adeguato alle loro forze. Non che La cambiale di matrimonio sia un'opera semplice, o un impegno da sottovalutare, soprattutto per quanto concerne le parti di Slook e Fanny, ma è certamente il titolo giusto per un progetto di questo tipo, soprattutto quando si ha l'accortezza di scegliere le guide giuste. Tale è sicuramente Francesco Cilluffo sul podio, non certo un veterano e per di più subentrato a un collega a prove già in corso, ma dotato dell'invidiabile qualità di saper coniugare un perfetto dosaggio di tempi e ritmi teatrali (che suonano sempre giusti ed equilibrati) con le esigenze di un cast che si percepisce sempre a proprio agio. Così pure l'orchestra del conservatorio parmigiano, che affianca docenti e allievi, fa degnissima figura.

 Ottima guida teatrale è poi Andrea Cigni, che ottiene da tutti gli interpreti caratterizzazioni ben definite e una recitazione sorprendentemente disinvolta. Colloca in un allevamento bovino con annesso caseficio il cinismo del capitalista Tobia Mill, che serba comunque un atavico senso dell'onore “europeo” nei confronti dello schietto pragmatismo americano di Slook nel trattare il matrimonio della figlia nell'esclusiva logica affaristica del profitto, tanto che non sembra considerare Fanny diversamente da una delle sue premiate vacche da esposizione. L'azione si sviluppa nei vari ambienti della tenuta, abilmente alternati nel movimento di tre pannelli scorrevoli, che conferiscono continuità e varietà a una commedia non priva in potenza di spunti interessanti. Da rilevare che le scene di Dario Gessati e i costumi di Valeria Donata Bettella (le luci erano invece di Fiammetta Baldiserri) sono stati realizzati in collaborazione con gli studenti del Liceo Artistico Statale “Paolo Toschi” e dell'Istituto Professionale di Stato per l'Industria e l'Artigianato “Primo Levi” di Parma. Un modello sempre più diffuso, quello del coinvolgimento di studenti nell'artigianato teatrale, e meritevole d'ogni lode e incoraggiamento.

 Nel suo schematismo quasi elementare – preludio alla maggior complessità del surreale Signor Bruschino, dell'avventuroso Inganno felice o di commedie articolate come L'occasione fa il ladro e La scala di seta – La cambiale si basa sulla contrapposizione fra la nuova aristocrazia del Capitale e l'indipendenza di spirito di una generazione libera da pregiudizi di censo e di genere e di un americano “buon selvaggio” evoluto (ma anch'esso formato sul linguaggio pratico e utilitaristico degli affari, che pare l'unico in grado di comprendere). Tutto resta uno schizzo abbozzato sulla struttura fissa delle farse veneziane per un autore esordiente, ma Cigni sa lavorare da eccellente regista qual è anche sull'esile libretto e sa conferirgli tutta la vitalità e la leggerezza. Lo aiuta, senza dubbio, oltre alla disponibilità attoriale, anche la gratificante chiarezza e consapevolezza di dizione e prosodia di tutti gli interpreti, italiani e stranieri, che rendono superfluo ricorrere ai sopratitoli anche per chi non dovesse conoscere l'opera. Se si deve trovare un difetto, questo sarà aver spinto un po' troppo il pedale della macchietta nell'enfatizzare l'omosessualità di un Norton di cui si apprezza, però, l'inedito protagonismo nel seguire le vicende di casa Mill e sostenere la causa degli innamorati. Per contro ci conquista l'affettuosa e sofisticata ironia con cui rende omaggio al mitico Orlando furioso allestito da Ronconi nel '69 (non per nulla Mill cita espressamente Rodomonte!) con le sue macchine sceniche reinventate poi per l'altrettanto mitico Rinaldo di Händel del 1985 da Pierluigi Pizzi (che della versione televisiva del '74 dello spettacolo ronconiano era stato scenografo e costumista). Allora, nel mondo cavalleresco dei sogni, erano nobili destrieri, cavalli e ippogrifi, ora, nel regno del dio denaro, sono produttive vacche da latte.

 Cast di giovani, abbiamo detto, ma non tutti sconosciuti: nella compagnia che abbiamo seguito, per esempio, spiccava Kanae Fujitani, che tutti coloro i quali abbiano assistito alla bella produzione del Viaggio a Reims accademico a Pesaro nel 2011 ricordano come una Modestina dalla personalità così folgorante da mettere in ombra, con le sue poche battute, perfino le tre primedonne, destinate, chi più chi meno, a intraprendere una certa carriera: Elena Tsallagova, Carmen Romeu e Maria Aleida. Anche in questo caso la Fujitani si rende subito irresistibile, ispira immediatamente simpatia nell'opporsi energicamente alla volontà di un padre che la tratta come “una balla di mercanzia”. Il ruolo permette anche di apprezzare l'emissione sana, la buona proiezione, il registro acuto svettante e una coloratura che, senza essere quella abbagliante della grande virtuosa, è comunque fluida e accurata. In un ruolo come quello di Tobia Mill che, solo a Pesaro, è stato interpretato da Enzo Dara, Bruno Praticò e Paolo Bordogna, ovvero da tre delle personalità più rappresentative delle rispettive generazioni, Marco Granata ha innanzitutto il pregio di non imitare nessuno. La professionalità acquisita con la preziosa gavetta in diverse formazioni corali gli consente di gestire consapevolmente tutte le esigenze e le difficoltà della parte e di siglare una prova assai promettente per carattere e misura vocale. Suo contraltare buffo, è il baritono brillante Slook, interpretato con efficacia da Hideya Masuhara, che dimostra per di più lo spirito e la disinvoltura linguistica per insaporire il suo chiarissimo italiano, alla bisogna, con un gustoso accento yankee.

 L'amoroso Edoardo Milfort ha poche occasioni per mettersi in luce, stretto fra primadonna, suocero e rivale in amore; il tenore Yasushi Watanabe s'inserisce bene nell'insieme con timbro fresco e gradevole, ma attendiamo di riascoltarlo in nuove occasioni. Assai convincenti, infine, i due servitori: Adriano Gramigni, Norton, è giovanissimo, e la sua vocalità è ancora in via di maturazione, ma possiede già, anche nel canto, una spiccata teatralità molto promettente; Nozomi Kato, a sua volta, presta garbo, spirito ed emissione pulitissima a Clarina, specie nell'aria “Anch'io son giovine”. Ci rincuora vedere il teatro, se non esaurito, comunque animato da un pubblico divertito, partecipe e piuttosto folto, che accoglie calorosamente questa coproduzione con il Teatro Valli di Reggio Emilia, che come un buon investimento da dato frutti anche superiori alle previsioni. Da rilevare, solo, un paio di sviste nel programma di sala: l'edizione in CD Fonit Cetra non è del 1989, ma del 1992, registrata l'anno precedente a Pesaro; i versi “Ho girato la cambiale e ceduto il capitale | che fruttare in capo a un anno un nipote vi farà” significano evidentemente che la "cessione" di Fanny a Edoardo da parte di Slook faranno sì che Mill avrà presto un erede e non, come bizzarramente interpreta l'estensore delle note, che il bimbo “un giorno intascherà i frutti della cambiale”.

 


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