L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La figlia di sua madre

 di Giuliana Dal Piaz

Al Festival shakespeariano di Stratford, una prima assoluta dedicata alla figura di Mary Tudor, la figlia di Enrico VIII e Caterina d'Aragona passata alla storia come "la sanguinaria"

Stratford, 29 giugno 2019 - Su incarico dello Stratford Festival, la canadese Kate Hennig, attrice, regista, docente e drammaturga, ha scritto negli ultimi anni tre pièce teatrali originali sulle donne Tudor al potere: The Lost Wife (2015), The Virgin Trial (2017) – entrambe presentate poi anche in altre città canadesi e negli Stati Uniti – ed ora Mother’s Daughter, in prima mondiale a Stratford.

Nella concezione del programma del Festival, il Direttore Antoni Cimolino ha inteso associare questa pièce contemporanea all’Henry VIII di Shakespeare. Oltre all’evidente elemento storico, un altro insolito particolare sottolinea l’ideale continuità tra le due opere: in entrambe è la brava Irene Poole che interpreta Caterina d’Aragona, indomita Regina spodestata nella prima, fantasma avido di riscatto e rivalsa attraverso la figlia nella seconda.

Sette personaggi, di cui uno solo maschile, il diplomatico Simon; centrale il rapporto tra le due sorelle rivali: Mary, che sale al trono tra contrasti e congiure dopo la morte precoce del fratello Edoardo, unico figlio maschio di Enrico VIII, e Bess, di diciassette anni più giovane, che ne sarà l’erede e passerà alla storia come Elisabetta I, la Grande.

Scrive l’autrice nel prologo alla sua pièce: “Questa è un’immaginazione della Storia. Pur basata su personaggi ed eventi reali, e malgrado alcuni passaggi siano [storicamente] molto accurati [...], altri sono totalmente e volutamente inventati. [...] Quello che soprattutto mi interessa è l’aspetto umano di questi personaggi storici emblematici. [...] Questa è una pièce contemporanea. È una pièce domestica. Non richiede costumi o linguaggio storici”. Alla Hennig interessa soprattutto gettare una luce nuova sulla figura di Mary Tudor, passata alla storia come “Maria la sanguinaria”: “Mary non trionfa, come sua sorella Elizabeth. Non è ambiziosa come Katherine Parr. Mary non è una martire, come Jane Grey. Mary non è l’eroe [del racconto]”. E scrive su di lei quella che definisce una “storia domestica”, ma in cui le circostanze personali determinano poi il corso della Storia: due donne figlie dello stesso padre ma partorite da madri rivali e nemiche, diverse che più diverse non si può. A parte quanto sappiamo dalle vicende storiche, l’autrice ce ne descrive il carattere: Caterina, quarantotto anni, autoritaria, tradizionalista, amareggiata, persistente, narcisistica, elemento dominante ‘terra’; Anne, trentadue anni, paziente, determinata, distruttiva, esuberante, ambiziosa, elemento dominante ‘fuoco’.

Profondamente diverse le figlie, ma in fondo molto legate tra loro: cresciute entrambe nell’isolamento di corti separate, hanno sviluppato un forte legame reciproco che resisterà alla lotta per il trono e andrà ironicamente oltre la vita terrena: la decisione di Giacomo Stuart (che succederà ad Elisabetta, anch’essa morta senza eredi) le riunirà in un’unica tomba nell’Abbazia di Westminster, la bara di Elisabetta sovrapposta a quella di Mary, sotto l’iscrizione latina “Regno consortes et urna hic obdormimus Elizabetha et Maria, sorores in spe resurrectionis”.

A dispetto di quanto scrive l’autrice, il regista Alan Dilworth ha voluto mantenere – in chiave minimalista – il riferimento all’epoca storica nei costumi dei personaggi e nell’unico elemento di arredo: un tavolo/scrittoio e una sedia, mentre sullo sfondo totalmente nero, su cui brilla un piccolo crocifisso, i profili di ambienti e quinte sono illuminati di bianco o di rosso, secondo l’atmosfera della scena.

Molto brave sia Shannon Taylor nei panni di Mary, sia Jessica B. Hill in quelli di Bess. Convincente, ma meno incisiva che nell’opera di Shakespeare, la Caterina d’Aragona di Irene Poole, come pure Andrea Rankin nel ruolo della giovane e sfortunata Jane Grey. Più che adeguati i comprimarî.

Foto di scena: David Hou

 

MOTHER’S DAUGHTER (FIGLIA DI SUA MADRE)

 di Kate Hennig (2019) – Studio Theatre, Stratford, dal 18 maggio al 13 ottobre.

Regia: Alan Dilworth. Scene: Lorenzo Savoini. Luci: Kimberly Purtell. Regia del suono: Debashis Sinha. Drammaturgia: Bob White. Combattimento in scena: Anita Nittoly.

Personaggi e interpreti:

Maria Tudor – Shannon Taylor

Caterina d’Aragona – Irene Poole

Anne Bess – Jessica B. Hill

Bassett – Beryl Bain

Jane – Andrea Rankin

Susan – Maria Vacratsis

Simone – Gordon Patrick White


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