Tra luci ed ombre
di Michele Olivieri
L’emergenza sanitaria ci ha imposto un nuovo comportamento. Non si può andare a teatro ma questo non significa sospendere ogni attività e non coltivare più gli interessi, bisogna solo fruirne in maniera differente. Grazie al web importanti proposte arrivano direttamente a casa dando una mano alla cultura, e un senso di aiuto per ciascuno di noi. Sul sito dello Staatsballett Berlin, è stato trasmesso in streaming il balletto Caravaggio di Mauro Bigonzetti, per gentile concessione di Arthaus Musik Srl (disponibile solo 24 ore).
BERLINO - “Prendo in prestito dei corpi e degli oggetti, li dipingo per ricordare a me stesso la magia dell’equilibrio che regola l’universo tutto. In questa magia l’anima mia risuona dell’Unico Suono che mi riporta a Dio”, così scriveva Caravaggio e così Mauro Bigonzetti ha dato vita ai suoi protagonisti per l’omonimo spettacolo: Vladimir Malakhov (fervente Caravaggio) e Polina Semionova (l’angelo della luce) commoventi nel tessuto drammaturgico, non perché abbiano riprodotto la realtà in maniera ingannevole, ma perché con la loro danza hanno saputo interpretare - vedere e sentire - restituendo allo spettatore ciò che a loro è sembrata l’autentica essenza desiderata da Bigonzetti, ispirato da Michelangelo Merisi. La musica è un adattamento orchestrale da Monteverdi (a cura di Bruno Moretti, nell’esecuzione della Staatskapelle Berlin diretta da Paul Connelly) capace di completare l’azione cogliendo gli accenti e i ritmi coreici in una successione dapprima forte, poi debole, intervallata da pause, distinguendo così un passo dall’altro con precisione. Di ben altra natura le riprese, particolarmente patinate, le quali non necessitavano di concentrazione su ogni singolo arto alternate all’intero corpo, distogliendo la fluida continuità del movimento stesso, privando la graduale successione.
Il balletto si fonda sul classico ma è ben lontano dalla tradizione, si palesa al pari di una melodia: una lettura biografica pre-visione è il valore vincolante all’esperienza percettiva. Il pittore, tra i tanti pregi evidente nelle sue opere, fu maestro dell’innovativo uso della luce, quel chiaroscuro che lo ha reso immortale, grande tra i grandi, e proprio da questa tecnica Bigonzetti (con l’aiuto dello scenografo Carlo Cerri, e di Kristopher Millar con Lois Swandale ai costumi) trae la forza estetica, forza che si amalgama alla gestualità come fosse un’unica opera d’arte. La produzione idealmente appare in versi, toccando il religioso e il profano, rifiutando la retorica per un qualcosa di più aderente alla realtà contemporanea. Se ne ricava una danza caratterizzata, nella sua espressione migliore, da un perfetto equilibrio tra passione e intelletto; i sentimenti vengono espressi dal corpo, le rotazioni estreme, le acutizzazioni fisiche, le pose accademiche e il disegno moderno permettono all’unisono di far scuotere i protagonisti, e via via tutti gli altri talentuosi danzatori (Beatrice Knop, Mikhail Kaniskin, Dmitry Semionov, Elisa Carrillo Cabrera, Shoko Nakamura, Michael Banzhaf, Leonard Jakovina, Ashak Ghalumyan, Dominic Hodal, Alexander Korn, Vladislav Marinov, Federico Spallitta, Robert Wohlert, Mehmet Yumak, Iana Balova, Maria Boumpouli, Soraya Bruno, Maria Giambona, Elinor Jagodnik, Evelyn Kocak, Anastasia Kurkova, Natalia Munoz, Verena Thurm, Xenia Wiest, Martin Arroyos, Gevorg Asoyan, Giacomo Bevilacqua, Taras Bilenko, Christian Krehl, Aymeric Mosselmans, Alexej Orlenco, Javier Pena Vazquez, Alexander Shpak, David Simic), come fossero tasti di un pianoforte mossi da corde tese che vengono messe in vibrazione (ballet master Christine Camillo e Tomas Karlborg). Le immagini volute da Bigonzetti sono di una ricchezza inconsueta, una stimolante commistione di salace e di eccelso, l’uso di moduli irregolari e di una sintassi coreutica inabituale contribuiscono all’espressione della distensione intima, che non è mai puramente concettosa. I principal Vladimir Malakhov e Polina Semionova sorreggono l’impianto teatrale con sfolgorìo eccezionale, tanto che il coreografo riesce ad isolare l’ambiente circostante focalizzando evocazioni e connessioni reali o metaforiche, lasciando la grande cornice sul fondale ad animare gli eventi della vita di Caravaggio paralleli ad alcuni suoi maggiori dipinti: Ecce Homo, Flagellazione, Annunciazione, San Matteo e l’Angelo, Deposizione di Cristo. Bigonzetti non lavora con una narrazione cronologica proponendo piuttosto una narrazione astratta, ricca di simbologie, fonti immaginifiche, tra sogno e incubo, apparendo potente e lirico, attivo e immobile. Il debutto è avvenuto nel dicembre 2008 (a cui fa riferimento la registrazione, uscita in dvd nel 2015) alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino con i Solisti e il Corpo di Ballo dello Staatsballett Berlin diretto dallo stesso Vladimir Malakhov. Una rappresentazione delle due anime di Caravaggio, quella umana e naturalmente quella artistica, per mostrare le interrelazioni nella corporeità dei personaggi che emanano forza e dinamicità. Bigonzetti ha saputo cogliere forse l’elemento più difficile di Caravaggio e cioè quello straordinario realismo nel dipingere gli esseri umani. Incantevoli i duetti maschili che hanno saputo restituire immagini di assoluta qualità in grado di appagare l’animo attraverso i sensi, divenendo oggetto di meritata contemplazione nella non facile vita dell’artista lombardo e della sua precoce dipartita, nel finale rappresentata come fosse un sentimento di dolorosa partecipazione all’infelicità e al tormento altrui. Malakhov-Semionova-Bigonzetti con una semplice posizione, un movimento della mano, del braccio, del capo nell’intenzione di un proposito, hanno saputo sorprendere.