Di arte si vive
di Michele Olivieri
L’emergenza sanitaria ancora in atto ci ha imposto un nuovo comportamento. Non si può andare a teatro ma questo non significa sospendere ogni attività e non coltivare più gli interessi, bisogna solo fruirne in maniera differente. Grazie al web e alla televisione importanti proposte arrivano direttamente a casa dando una mano alla cultura. Sui canali ufficiali del Teatro alla Scala è stata trasmessa la serata di Gala a cura del Balletto diretto da Manuel Legris con l’Omaggio a Nureyev.
MILANO – Nell'attesa della tanto auspicata riapertura dei teatri, continuiamo a fruire dell’arte tramite lo streaming. Il Balletto della Scala diretto da Manuel Legris, dopo il rinvio del mese scorso, è tornato in scena celebrando il genio di Rudolf Nureyev, ben consapevole di quanto sia stata importante la sua figura per il massimo milanese, tanto da divenire uno dei suoi palcoscenici elettivi, sia come interprete sia come coreografo. Già nel maggio 2018 la Scala, grazie al Maestro Frédéric Olivieri (allora direttore del Balletto), aveva portato in scena una Serata Nureyev per omaggiare l’artista in occasione dell’ottantesimo anniversario della nascita e nel venticinquesimo anniversario della scomparsa, con star del calibro di Roberto Bolle, Svetlana Zakharova, Marianela Núñez, Vadim Muntagirov, Germain Louvet, riservando al pubblico inoltre l’incarnazione della perfezione architettonica in Apollo emblema del prezioso apporto di George Balanchine alla storia mondiale della danza, riportando così alla memoria la stagione teatrale del 1971, quando per la prima volta tale capolavoro entrò nel repertorio della compagnia scaligera, con lo stesso Nureyev a personificare il dio greco. Omaggio a Nureyev in questo 2021 così travagliato – nella massima gratitudine per ciò che Rudy ha regalato all’arte e alla Scala – si è articolato (peccato per la qualità del video) con una sequenza di creazioni spesso viste e due graditissime novità. Si sa che nei gala solitamente non esiste un filo conduttore, il tutto appare quale vetrina per il talento, la preparazione e l’estetica; di certo in questa occasione lo spirito del tartaro volante si è mostrato altresì ben vivo nella memoria di tutti, e soprattutto nell’interesse dei giovani sempre meno propensi allo studio della storia che ha determinato, con merito o demerito, l’evoluzione nel tempo. Le creazioni di Nureyev sono altamente tecniche, la forma fisica, la preparazione e lo smalto risultano gli autentici protagonisti: se vengono meno siffatte qualità si perde la luminosità da lui tanto desiderata, luminosità che alla Scala Nureyev ha costantemente proposto quale magistrale lezione di stile. Essere dei fuoriclasse significa cogliere esattamente le sfumature e i contorni introspettivi di chi ha coreografato e concepito l’opera.
Al Don Chisciotte il compito di aprire le danze, su musica di Ludwig Minkus, con protagonisti Giuseppe Conte (Don Chisciotte), Nicoletta Manni (Kitri/Dulcinea), Maria Celeste Losa (La regina delle Driadi), Agnese Di Clemente (Amore), Federico Fresi (Uno zingaro) e il Corpo di Ballo. La forma è quella, come si suol dire, di Gala, estrapolando il secondo atto dalla messa in scena presentata nel 1980. A seguire La bella addormentata nel bosco, musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij, con l’Adagio della Rosa dal primo atto, interpreti Martina Arduino (La principessa Aurora), Mick Zeni, Massimo Garon, Edoardo Caporaletti, Gioacchino Starace (Quattro Principi), balletto allestito in debutto mondiale a Milano nel 1966. Novità alla Scala e clou della serata Manfred, creato da Nureyev nel 1979 sulla struggente partitura sinfonica di Čajkovskij con un linguaggio capace di rendere nel giusto equilibrio una figura delicata e tormentata, com'è evidente nell’assolo affidato al primo ballerino Claudio Coviello, che rende l’ideale di Byron di “poesia drammatica”. Immancabile Il lago dei cigni con il pas de trois dal terzo atto, in scena Nicoletta Manni (Odile), Timofej Andrijashenko (Siegfried), Christian Fagetti (Rothbart) a celebrare il capolavoro per antonomasia. Il passo a due dal secondo atto interpretato con spontaneità, finezza e fervore da Alessandra Vassallo e Gabriele Corrado ha riproposto la visione hollywoodiana della Cenerentola nureyeviana,non esattamente il tipo di produzione che scalda l’animo dei puristi. L’illustre scena del balcone, dal primo atto ha fatto rivivere con Marco Agostino e Vittoria Valerio il Romeo e Giulietta di Prokof’ev rappresentato in Scala dal 1980. In chiusura Raymonda, sulle note di Aleksandr Glazunov, che per la prima volta il Corpo di ballo scaligero ha presentato nel terzo atto con il fastoso divertissement, in scena Virna Toppi, Nicola Del Freo, Maria Celeste Losa, Antonella Albano. Koen Kessels ha diretto l’Orchestra del Teatro alla Scala. Il Corpo di ballo ha presentato qualche singola rifinitura da perfezionare nella coincidenza e nell’accordo temporale dei passi sotto la direzione di Manuel Legris testimone di una stagione dorata, ed irripetibile. Nureyev è il risultato tangibile di cosa voglia dire un gesto, un passo, un’intenzione nella memoria del movimento, costituendo l’impronta fondante dell’autore, per non dimenticare che di arte si vive, senza mai farla morire.