L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Fiaba light

di Michele Olivieri

A pochi giorni dal Natale lo Schiaccianoci impazza in tutti i teatri. Al Teatro alle Vigne di Lodi è rinata la Stagione di Danza e con essa la prova tangibile che i grandi classici del repertorio classico sanno attrarre un pubblico da tutto esaurito, riscuotendo pur con i limiti di una produzione senza troppe pretese un riscontro positivo.

LODI, 20 dicembre 2024 – Lo Schiaccianoci è uno dei balletti preferiti dal pubblico delle feste di fine anno. Finalmente il Teatro alle Vigne di Lodi grazie al suo nuovo direttore Mauro Simone ha reintrodotto nella Stagione anche la Danza e il risultato è stato premiato dal tutto esaurito.

Lo Schiaccianoci dell'International Ballet Company Italia è una riduzione in due atti e soffre della musica registrata, ma è anche vero che alcuni teatri di ridotte dimensioni non dispongono del golfo mistico per ospitare l’orchestra, senza parlare della questione economica. Tuttavia la registrazione è risultata di buona qualità e il risultato ben amalgamato, anche se la mancanza del programma di sala e di una circostanziata locandina (sempre fondamentali a nostro avviso) non ha permesso di conoscere i dettagli sulla produzione, non solo musicale ma anche dal punto di vista dei nomi dei danzatori impiegati, dello scenografo, del costumista e delle altre firme dello spettacolo.

I punti salienti di questa rivisitazione risplendono nelle esecuzioni tecniche (chi più chi meno) e nei singoli talenti, come quello di Clara e del solista della danza araba. I danzatori guidati dal direttore Alessandro Bonavita sono tutti giovanissimi e hanno comunque il merito di avvicinare una fetta di variegato pubblico alla cultura del balletto e del teatro. Sicuramente ce l’hanno messa tutta per essere all’altezza del capolavoro, volteggiando e saltando con grazia senza far mancare la magia della storia originale. A differenza della prosa e dell’opera che reinventano regolarmente il loro passato, il balletto per chi si avvicina saltuariamente è principalmente ancorato a una tradizione che, come in questo caso, attinge allo stile accademico.

Drosselmeyer, qui visto come un prestidigitatore e illusionista in frac nero, fa da collante ai vari quadri oltre a rappresentare il suo ruolo nella storia di Hoffmann edulcorata da Dumas. La scenografia è composta da un unico fondale che raffigura su tela dipinta le vetrate del salone di casa Stralhbaun da dove si intravede il giardino innevato con l’albero di Natale (questa immagine rimarrà fissa per i complessivi due atti senza alcun altro uso di oggetti). Bella l’idea di far arrivare tutti gli ospiti per la festa della vigilia direttamente dalla platea a sipario ancora chiuso. Qui la pantomima è d’obbligo, come da intenzioni coreografiche di Petipa-Ivanov, e viene presentata con convinzione; mentre alcuni manierismi paiono troppo caricaturali. I costumi si rifanno all’epoca del balletto imperiale, tra tutù classici nelle canoniche tinte, abiti da sera e quelli esotici per gli immancabili divertissment. Di effetto anche quelli per i sognanti valzer “dei fiocchi di neve” e “dei fiori” con la presenza della rassicurante Fata Confetto. Ciò che ha colpito fin da subito è stata la giovinezza del cast e della produzione che ha ispirato freschezza e simpatia dando valore all’azione tra corpo, spazio, tempo ed energia. La narrazione è risultata chiara sposandosi alla miracolosa partitura di Čajkovskij. Sono mancati il galop dei bambini, la danza dei genitori, la danza del nonno, la grande nevicata, Mamma Cicogna e i pulcinella, la crescita dell’albero natalizio, alcuni passaggi tecnici come i fouettés nel Grand Pas de deux ma la riduzione coreografica ha comunque funzionato nell’immaginario fantastico che prende vita sotto gli occhi innocenti di Clara quando, dopo aver combattuto contro il Re dei Topi e il suo esercito, inizia il viaggio che la conduce nel Regno dei Dolci dove i personaggi danzano per rallegrare Clara e Fritz, e lo Schiaccianoci si trasforma in un aitante Principe. Ma tutto ciò è solo un sogno e come di consueto la protagonista nel finale si sveglia con in braccio il suo dono di pannolenci, e felice si bea nel ricordo di affascinanti avventure. Gli applausi hanno accompagnato le generose chiamate alla ribalta.

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