I turbamenti della giovane Clara
Ad inaugurare la nuova Stagione di Balletto alla Scala è ritornata la visione artistica dello Schiaccianoci di Nureyev, che nella sua coreografia aveva implementato una serie di fresche idee e iniettato nuova linfa, catturando sia la magia sia la bellezza della fiaba ma aggiungendo un tocco personale.
MILANO, 18 dicembre 2024 – Diverse produzioni dello Schiaccianoci hanno rapito negli anni lo spettatore, ma su tutte primeggia per singolarità la versione di Rudolf Nureyev. C’è molto da amare in questo Schiaccianoci, anche le scenografie e le luci che volutamente possono risultare cupe lo sono come contraltare dell’io della protagonista, in una visione introspettiva che sottolinea l’aspetto psicologico del racconto. Lo Schiaccianoci per Nureyev rappresenta un salto nell’anima, in una dimensione più infantile in cui si fa vitale riportare alla luce i fantasmi dell’adolescenza. L’idea è che la famiglia e gli ospiti della festa popolino l’immaginazione onirica di Clara.
L’esecuzione orchestrale brilla nella direzione di Valery Ovsyanikov. La coreografia (qui ripresa da Aleth Francillon) è impeccabile, soprattutto la tecnica nel “Grand Pas de Deux” risulta di altissimo livello, lasciando intravvedere appieno la cifra stilistica di Rudolf Nureyev. Esemplare, inoltre, l’idea di far ballare i divertissements da alcuni personaggi che appartengono alla sfera affettiva di Clara. La versione di Nureyev è ambientata come di consueto alla vigilia di Natale e lo scenografo e costumista greco Nicholas Georgiadis l’aveva pensata nella Russia di fine secolo. Il primo atto inizia con pattinatori e alcuni giovani che giocano di fronte all’ingresso del Palazzo mentre gli ospiti giungono alla festa del dottor Stahlbaum e di sua moglie (interpretati rispettivamente da Gabriele Corrado e Francesca Podini). I costumi sono tradizionali, e tipicamente russi, con signorili abiti da ballo e uniformi da ufficiali. In seguito appariranno in scena, con fervida inventiva teatrale, anche gli Ussari a cavallo. Le decorazioni sono realistiche ed elaborate, con un grande albero illuminato da candele nel salone anch’esso rischiarato dai lumi e dalle vetrate. Lo zoppicante Drosselmeyer (Hugo Marchand) con benda e cappello in stile pirata è il padrino della figlia maggiore degli Stahlbaum, Clara (Alice Mariani). Le porta una bambola Schiaccianoci di colore bianco prima di intrattenere i bambini che lo fanno apparire un mago eccentrico nel suo grande mantello variopinto (figura che rimanda a echi dickensiani). Nureyev include davanti al separé il suggestivo spettacolo di marionette di Drosselmeyer, che anticipa le successive scene mostrando un principe, una principessa e un re dei topi come protagonisti. Clara danza un delicato assolo prima che suo fratello Fritz (il sempre bravo Mattia Semperboni) rompa il suo schiaccianoci e Drosselmeyer lo ripari. Alla fine Clara si addormenta quando la pendola batte la mezzanotte. Sogna di essere minacciata dai topi e il suo schiaccianoci si trasforma in un cavaliere bianco (Valerio Lunadei). Dopo che i soldatini armati di baionette hanno la peggio e Clara viene circondata, sconfigge il gigantesco Re dei Topi (Davide Mercoledisanto). La bambola di Clara si trasforma così nel Principe che il suo cuore desidera e si assiste a uno squisito duetto, prima di un festante assolo del Principe, e della danza dei numerosi Fiocchi di Neve nel valzer capitanato da Maria Celeste Losa e Gaia Andreanò con il canto celestiale del Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala diretto da Marco De Gaspari, che chiude il primo atto. Nel secondo atto i volti dei familiari e degli amici hanno le sembianze di pipistrelli (non presenti quest’ultimi nelle altre innumerevoli versioni del balletto). Drosselmeyer si trasforma nell’affascinante Principe. Conduce Clara in giro per il mondo dove assistono all’immancabile divertissment inusualmente eseguito nel soggiorno di casa Stahlbaum, con la danza spagnola (Linda Giubelli e Mattia Semperboni), araba (Serena Sarnataro e Matteo Gavazzi con la coppia solista formata da Antonella Albano e Marco Agostino), russa (Francesca Podini e Gabriele Corrado), cinese (Domenico Di Cristo, Christian Fagetti e Rinaldo Venuti) e pastorale (Vittoria Valerio, Agnese Di Clemente e Nicola Del Freo). Si passa poi al Valzer dei fiori (che fiori non ha) con il corpo di ballo fasciato in costumi dorati e parrucche bianche e alla coppia protagonista (dimentichiamoci la Fata Confetto e il Regno dei Dolci) in un sontuoso salone con affreschi, candelabri, stucchi e grandi lampadari di cristallo che tanto ricorda la reggia di Versailles per lo sfolgorante passo a due con entrée, variazioni, coda e l’apoteosi finale, in cui Mariani-Marchand danno brillante prova nei piccoli ritmi e negli accenti che permeano una coreografia irta di difficoltà. Riescono nella non facile prova di essere puntuali nelle pose e sulla musica, infilando tutti i passi come Nureyev aveva ideato. Al termine Drosselmeyer prende Clara addormentata, che stringe ancora il suo Schiaccianoci, per poi svegliarsi mentre lui e gli altri ospiti se ne vanno e seguirlo fuori dall’ingresso dell’abitazione.
Ottima performance d’insieme da parte dei solisti del Corpo di Ballo per sincronicità e fraseggio, con dinamiche differenziate che conferiscono intensità alla danza. Alice Mariani gestisce la difficile coreografia con disinvoltura e autenticità. Hugo Marchand appare splendidamente in forma, il suo principe è bello, aitante, statuario, e le linee ineccepibili ed eleganti. Drosselmeyer (che Nureyev aveva voluto a differenza della consuetudine danzato da lui stesso nel doppio ruolo, oltre a quello del Principe) è allo stesso modo convincente e ben caratterizzato. Nureyev aveva immaginato un nuovo percorso per la protagonista, un intrico tra mondo reale e onirico, con graduale maturazione. Scordiamoci dolci, pupazzi e lucine colorate, l’ambiente come già detto è più oscuro, anche se non mancano la festa per il Natale, i bambini che saltellano vivaci (interpretati meravigliosamente dagli allievi della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala diretta da Frédéric Olivieri), abbondanti fiocchi di neve, il bosco invernale, l’albero di Natale che cresce a dismisura, la pantomima e le affascinanti danze di carattere del secondo atto. Senza ombra di dubbio la complessità tecnica impostata da Nureyev rende questo allestimento non accessibile a tutti i corpi di ballo. Quello della Scala diretto da Manuel Legris è stato lodevole.
Applausi prolungati e festanti nel finale, indirizzati a tutti e in particolare alla coppia principale con il prestigioso ospite-étoile dell’Opéra di Parigi (danseur noble, alto e leggiadro con una raffinatezza ammirevole di portamento). Teatro esaurito in ogni ordine di posto, spolvero di eleganza per il pubblico internazionale, ospiti noti in platea e un palco reale addobbato con gusto dove il vischio intrecciato a rami di pino imbiancati sorreggono alcuni Schiaccianoci in legno dipinti nelle classiche tinte della tradizione.
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