L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Piccolo Schiaccianoci nella Piccola Polonia

 di Irina Sorokina

Pur con pochi mezzi e qualche disomogeneità nei risultati, la compagnia di ballo dell'Opera Krakowska si dimostra una realtà interessante e ricca di ottimi giovani talenti provenienti non solo dall'Est Europa, ma anche da Italia, Messico e Giappone.

Cracovia, 9 e 10 febbraio 2018 - Lo Schiaccianoci cajkovskiano è di sicuro uno dei più amati e rappresentati balletti del mondo. La curiosità sta nel fatto che questa favola, arrangiata di Marius Petipa dall’adattamento di Alexandre Dumas del famoso racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, sembra essere messa in scena quasi esclusivamente in concomitanza  con il periodo.

Dipende dal paese in cui ci si trova, però. Mentre i palcoscenici dell’Europa Occidentale e gli Stati Uniti a dicembre si popolano dei vari Schiaccianoci di qualità disparate, in Russia questo titolo lo si può vedere tranquillamente anche a settembre, e a nessuno viene in mente la domanda che farebbe un inglese: "Perché la storia di Clara, ambientata nel periodo natalizio, si rappresenta per tutto l’anno?" Molto semplicemente perché in patria Lo Schiaccianoci fa parte del grande repertorio e la gente lo va a vedere in ogni stagione.

Simile alla Russia, la Polonia. In gennaio e febbraio la compagnia di balletto dell’Opera Krakowska ha presentato cinque recite del famoso balletto e tre di esse il venerdì, il sabato e la domenica di Carnevale. Una recita alle 11 del mattino e due alle 16.30 del pomeriggio: era ovvio che il teatro si riempisse di bambini e ragazzi, cosa già di per sé da apprezzare.

Vogliamo precisare che il padrone onnipotente del balletto imperiale pietroburghese Marius Petipa non fece mai le coreografie dello Schiaccianoci (causa la sua malattia e, molto probabilmente, qualche dubbio sul soggetto che non prevedeva la partecipazione di una grande ėtoile, che invece non mancava mai in una produzione dell’epoca). Il compito fu assunto dal suo vice Lev Ivanov (che nel 1895 diventerà creatore degli atti bianchi del Lago dei cigni), senza un grande successo. Quindi, questo amato balletto non ha la versione standard, come succede per gli altri due balletti di Cajkovskij e in giro per il mondo ci sono decine, se non centinaia di interpretazioni dello Schiaccianoci.

Non fa eccezione Lo Schiaccianoci cracoviano, una produzione locale che risale a dicembre del 2013 (era quindi legata al Natale). Lo spettacolo è messo in scena e coreografato da Emil Wesolowski, le scene sono di Marek Grabowski e i costumi di Maria Balcerek, la direzione musicale di Gregorz Berniak.

Lo Schiaccianoci all’Opera Krakowska appare dinamico e variopinto, sicuramente capace di far divertire il pubblico di bambini e teenager e avvicinarlo al teatro. Non si può certo dire, comunque, che la versione di Weselowski sia originale e aggiunga qualcosa alle più svariate letture del famoso balletto. Nel primo atto siamo in una casa borghese alla vigilia di Natale, ci si saluta, si chiacchiera, si balla, si consegnano i regali, si fa qualche scherzo... Un dettaglio inaspettato: l’introduzione del personaggio della zia d Clara e Fritz, una giovane donna piuttosto avvenente, che, forse, si sente poco apprezzata nell’ambiente dove vive e, approfittando dell’occasione, si esibisce in un scatenato galop, mostrando con una certa malizia le gambe ben tornite e le seducenti calze con la giarrettiera. Meno sorprendente è l’importanza che si attribuisce al personaggio di Drosselmeyer che con una grande potenza dirige una specie di teatrino di marionette: è un mago, uno stregone buono, un costruttore di bambole, quindi rappresenta un modello già noto dai tempi di Coppélia. Dispone di una specie di laboratorio, è appassionato di astronomia e meccanica. È lui che decide di far vivere a Clara un sogno, di rivelare la nobiltà del suo animo aiutando la marionetta Schiaccianoci nella sua battaglia contro il male rappresentato dal Re dei Topi e dai suoi sudditi, passare qualche attimo nel fantastico regno di Confiturembourg e svegliarsi a casa, sul divano, abbracciando lo Schiaccianoci. Svegliarsi cresciuta e maturata, non più bambina, ma ragazza ormai.

Fin qui nessuna sorpresa. Il primo atto è risolto nel modo convincente dal punto di vista drammaturgico, i personaggi sono credibili e simpatici ciò si deve non soltanto alla buona regia di Weselowski, ma anche alla bravura e la versatilità degli artisti della compagnia cracoviana. È meno riuscito l’atto fantastico, che pecca di una certa confusione di lettura, di coreografie disomogenee e, soprattutto, di costumi non proprio bellissimi.

È di nuovo Drosselmeyer ideatore, padrone, comandante. La parte del padrino di Clara è molto più ballata se confrontata con quelle delle altre versioni, è spesso in scena, è il cavaliere della Fata Confetto con cui esegue spesso le sequenze in duetto. Ci sono dei momenti quando questa coppia inedita assume importanza quasi uguale a quella dei protagonisti, una scelta registica e coreografica che può confondere lo spettatore.

Si sa, il secondo atto dello Schiaccianoci è un tradizionale divertissement dove l’occhio dello spettatore deve godersi delle magnifiche danze. Pochi coreografi, tra i quali il sovietico Yury Grigorovich, sono riusciti a attribuirgli un senso drammaturgico. Nella versione cracoviana il divertissement appare disomogeneo e non sempre presenta belle coreografie, anche se dobbiamo riconoscere molti meriti agli artisti. Il celebre Valzer di fiori soffre la confusione a causa della presenza massiccia di due coppie, Clara e il Principe Schiaccianoci, Drosselmeyer e la Fata Confetto, nonché del corpo di ballo troppo esiguo. I costumi e i copricapi dai colori più vari non contribuiscono certo alla creazione di belle linee precise, e soprattutto danno nell’occhio le calze colorate delle ballerine, indossate sopra le punte. Tra parentesi, simili problemi presentano i costumi dei fiocchi di neve, troppo pochi per riempire il palcoscenico (otto ragazze del corpo di ballo e due soliste) e vestiti non di un tradizionale tutù, corto o lungo che sia, ma di un costume fatto di pezzi di tessuto bianco luccicante che priva la parte superiore del corpo di una forma definita lasciando le gambe completamente scoperte. Più che fiocchi di neve, sembrano palle di neve.

Le danze del divertissment appaiono godibili, soprattutto quella cinese (Le thé), per una spiritosa costruzione coreografica, una buona dinamica e un’esecuzione perfetta. Nella danza araba (Le café) coreografata per tre danzatrici e un danzatore, la partecipazione di un uomo sembra superflua per la sua continua presenza dietro le donne che affascinano il pubblico con movimenti audaci e sensuali. Nella danza russa (Trépak) è evidente il desiderio del coreografo dare un tocco spavaldo e umoristico, con una coppia e un danzatore nei panni dell’orso. Molto poco tradizionale risulta la Danse des mirlitons chiamata spesso La Pastorale, che da sempre è un punto forte di molte versioni dello Schiaccianoci (basta ricordare i celebri pas de trois di Vajnonen e Grigorovich). Nello spettacolo cracoviano Clara chiede a Drosselmeyer di dare la possibilità alle bambole che le sono state regalate per Natale di esibirsi ancora una volta. Un punto deludente è il famoso Pas de deux eseguito senza variazioni.

Le scene di Marek Grabowski tradiscono una certa scarsità dei mezzi da parte del teatro, pur rivelando una buona fantasia. Il palcoscenico, che rimane sempre un po’ spoglio, è dominato da un unico elemento, un albero di Natale dalle forme geometriche. Aprendosi, si trasforma nel laboratorio di Drosselmeyer e in giardini paradisiaci da dove spuntano personaggi fantastici.

Uno dei punti deboli dell’allestimento sono i costumi di Maria Balcerek, ragionevoli ed eleganti nell’atto “reale” e privi di armonia in quello “fantastico”, che presenta scelte che paiono casuali. La Fata Confetto con un abito lungo dalle sfumature marrone e oro e un copricapo che chiaramente richiamava la moda rinascimentale in coppia con Drosselmeyer in pantaloni bianchi simili a jeans e camicia, Clara in un abito bianco classico fino al polpaccio (non un tutù) e il Principe in una specie di tuta bianca con una scollatura troppo profonda e una giacca rossa aperta, scelta che ha praticamente eliminato ogni concetto di linea unitaria.

Quella dell’Opera Krakowska è una piccola compagnia, di soli ventotto danzatori provenienti da Polonia,  Bielorussia, Slovenia, Ungheria, Kazakhstan, Italia e addirittura da Messico e Giappone. Nello Schiaccianoci vengono impiegati ventiquattro membri della compagnia ed è facile capire quanto sia arduo il compito della direttrice del corpo di ballo Elena Korpusenko. Molti artisti si esibiscono in più ruoli dimostrando resistenza fisica e versatilità artistica non indifferenti. Due giovani ballerine giapponesi, Mizuki Kurosawa e Clara Ushizaka, si distinguono per una buona tecnica e un’interpretazione solare del ruolo di Clara, mentre i loro partner del ruolo del Principe Schiaccianoci sono i bielorussi Yauheni Yatskevich e Dzmitry Prokharau, entrambi dotati di una buona tecnica e della forza necessaria per le prese, ma dalla personalità anonima.

Il ruolo di Drosselmeyer viene sostenuto da Maciej Pluskowski, un danzatore dal bel fisico e dai modi eleganti. Molto bella, raffinata e piena di brio è la ballerina del Kazakhstan Malika Tokkozhina, alla quale toccano tre ruoli completamente diversi tra loro: quello della zia di Clara, della Fata Confetto e della solista del Valzer dei fiocchi di neve.

Un piccolo gruppo italiano si difende davvero brillantemente passando dal corpo di ballo ai ruoli da solisti; Federico Casilli, di soli ventun anni, che interpreta il ruolo del monello Fritz nel primo atto dimostrando ottime qualità attoriali, senza parlare della solida tecnica, dei salti e del virtuosismo che lo caratterizzano nella danza cinese. Il giovanissimo Emanuele Sardo di soli diciannove anni, alla sua prima esperienza, affascina per la sua bellezza da futuro principe e l’eleganza nella danza spagnola. Leonardo Cusinato risulta un membro insostituibile della compagnia, coprendo i ruoli del Guerriero nel primo atto e sostenendo il difficile ruolo dell’Orso nella danza russa, che richiede un grande senso di humour e un buon orientamento nello spazio, dovendo indossare una pesantissima maschera.

Parole dell’apprezzamento vanno a tutti i solisti, Julia Galambos, Anastasiya Krasouwskaya, Agnieszka Chlebowska, Dzina Kazirskaya, Nika Lipolt, Mariana Morfin-Sanczes, Teresa Zurowska, Bozena Kowalska, Aliaksandr Karandulka, Vadzim Trukhan, Adam Mosko.

Sul podio Grergorz Berniak dirige correttamente l’orchestra dell’Opera Krakowska. La partitura viene eseguita con alcuni tagli.

Lo Schiaccianoci cracoviano non si può vantare di nomi famosi, di grande corpo di ballo e di scene e costumi sontuosi. È un piccolo Schiaccianoci nella capitale della regione chiamata Malopolska, la Piccola Polonia. Una realtà di dimensioni limitate, ma molto importante dal punto di vista artistico ed educativo. Una realtà che può crescere.

foto Victor Korpusenko e Aleksander Barylak


 

 

 
 
 

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