L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Dedicato al pubblico

 di Federica Fanizza

Concerto inaugurale della Stagione concertistica 2016–2017 dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento affidato al talento della giovane violinista anglosassone (classe 1987) d'origini italiane Nicola Bendetti.

TRENTO, 19 ottobre 2016 - Per questa apertura della stagione dell'Orchestra Haydn, il programma prevedeva, oltre al Concerto per violino e orchestra in re maggiore, op. 77 di Brahms, Cantus in memory of Benjamin Britten di Arvo Päre la Sinfonia n. 7 in la maggiore, op. 92 di Ludwig van Beethoven. Le note di sala riportano i dedicatari di queste composizioni e, se nel caso di  Arvo Pärt e Britten era parte integrante del titolo, per Beethoven si tratta del conte Mortiz von Fries, suo mecenate e finanziatore, e nel caso di Brahms del violinista, amico e primo esecutore Joseph Joachim. Esiste, però, un’altra dedica, quella al pubblico, citato dal Presidente della Fondazione dell’Orchestra Haydn, Chiara Zanoni, nel consueto e breve saluto di inizio stagione quale componente fondamentale a sostegno della proposta culturale.

Nulla da eccepire sulla prima parte del programma, che riuniva la breve composizione del lettone in memoria del collega inglese, brano del 1977 rivisto qualche anno dopo, e la sinfonia beethoveniana. L’orchestra Haydn sta dimostrando ormai le sue capacità, dimostrando preparazione e capacità di adattamento a qualsiasi scrittura musicale. La direzione di Arno Volmer, confermato per un altro mandato triennale a direttore stabile, tiene conto dell’autonomia interpretativa dell’orchestra, controllando con gesto essenziale i tempi e gli attacchi.

La seconda parte era affidata alle virtù solistiche della violinista Nicola Benedetti, interprete di Brahms. Talento precoce con all'attivo già una lunga carriera e presenze nelle maggiori sale da concerto del mondo, si è presentata al pubblico di Trento con quella che è considerata una delle composizioni brahmsiane più riuscite e uno dei concerti per violino più celebri dell'intero repertorio.La giovane artista ha saputo evitare le tentazioni di eccessi tardoromantici, mostrandosi attenta al fraseggio (con esiti notevoli soprattutto nel primo movimento) senza lasciarsi sopraffare dal virtuosismo.

Lo stesso strumento, uno Stradivari “Gariel” del 1717, esaltava sonorità legegre, con particolare smalto nel registro acuto. Purtroppo nei passi più lenti e riflessivi l’orchestra tendeva a coprire la solista, non facendone percepire pienamente le qualità interpretative.

Successo caloroso da parte pubblico, gratificato da un bis, Giochi d’amore di F. Kreisler, a suggellare un ottimo inizio di stagione.


 

 

 
 
 

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