Vespro della Beata Vergine
CREMONA, 24 giugno 2017 – Serve la prova del nove? È servita nel Vespro della Beata Vergine, concertato da Gardiner il vicino 24 giugno nella Cattedrale di Cremona, come evento conclusivo del locale Festival Monteverdi. Anche qui il maestro inglese pecca di strafare, contraddicendo con le proprie licenze le prescrizioni nei libri-parte, o sostenendo aspetti di prassi esecutiva senza attendibili riscontri storici e stilistici. Distribuisce indifferentemente al solista di canto o alla compagine corale frasi indubitabilmente assegnabili solo all’uno o all’altra (accade persino nel concerto «Duo Seraphim»); fa saltellare compiaciutamente su note spiccate frasi che andrebbero sempre e comunque declamate con la solenne dignità di una funzione vespertina; estende orribilmente a tenori e bassi, in un impossibile unisono, la frase conclusiva del Soprano nella Sonata sopra Sancta Maria.
Nel concerto «Audi cœlum» pretende di correggere Monteverdi e manifesta di non averne capito un geniale procedimento. Quando il cantore intona mà-ri-a (i mari), l’eco risponde Ma-rì-a (la madre di Gesù); per ovviare alla differenza d’accento tra due parole altrimenti identiche, il compositore introduce una sincope che fa percepire entrambe le parole; alla risposta, Gardiner fa invece ritrarre di una nota la seconda sillaba: si ascolta così un’eco difforme, per assurdo, dalla voce che l’ha prodotta, e si guasta l’ambiguità ricercata da un compositore che nulla lasciava al caso. Anglicizzante il latino romano del Monteverdi Choir, poco idiomatico il fraseggio degli English Baroque Soloists, voci sole di Boncompagni, Czerniawski, Adam, Treseder e Buratto, raggiunte dal soprano Emanuela Galli, dal tenore Peter Davoren e dai bassi Alexander Ashworth e Robert Davies.