L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Barocco napoletano senza voce

di Roberta Pedrotti

"Si suona, a Napoli!"

18th century neapolitan flute concertos

musiche di N.Logroscino, D.Perez, A.Santangelo, G.Sellitto, A.Palella

Renata Cataldi - flauto

Le musiche da camera

Egidio Mastrominico - direttore

Napoli, 13/14 giugno, 30 settembre, 1/2 ottobre 2011 CDS 7674, Dynamic 2013

Chissà se l'hanno fatto apposta: quattro dei cinque concerti presentati in questo CD sono in Sol Maggiore e il solo in Re Maggiore (dominante di Sol) si trova esattamente al centro, quasi a costituire un'unica grande cadenza perfetta, quasi a suggerire un discorso unitario fra le opere di diversi autori, più o meno contemporanei (le date di nascita certe spaziano dal 1692 al 1711, quelle di morte dal 1761 al 1778). È, in effetti, una vera e propria koiné strumentale, quella fiorita a Napoli fra XVII e XVIII secolo in un terreno fertile comune con quello del canto e dell'opera. Purtroppo la storia della musica e le programmazioni artistiche procedono sovente per stereotipi e compartimenti stagni: il concerto grosso a Venezia e al Nord, l'opera napoletana, la sinfonia tedesca, l'opera metastasiana e quella francese, la cantata luterana. In realtà la circolazione di repertori e idee è molto più complessa e variegata e la trattatistica antica conferma un interscambio e una continuità fra stile e tecnica vocale e strumentale.

Il pregiudizio potrebbe essere comunque antico, se Arcangelo Corelli ebbe a esclamare “Si suona, a Napoli!”, constatando la qualità degli strumentisti partenopei e questo stupore ben si attaglia a dare il titolo al nostro CD.

I concerti napoletani proposti sono tutti tripartiti, come d'abitudine, con due movimenti più mossi a incorniciarne uno più rilassato; solo uno, quello di Davide Perez (Napoli 1711 – Lisbona 1778), antepone all'Allegro un primo movimento Cantabile, quasi a mo' di preludio. L'organico è pure assai omogeneo, con flauto traverso, due violini (divisi o meno in primo e secondo), basso o cembalo, con l'aggiunta di una viola solo per il Concerto a cinque di Nicola Bonifacio Logroscino (Bitonto 1698 – Palermo 1764). E se non stupisce la scelta di un repertorio uniforme quanto ad ensemble, anche per ovvie ragioni pratiche d'incisione, si deve notare quella comunione stilistica che ci può far immaginare l'ascolto come di un unico grande concerto, ripartito al suo intreno come in un gioco di scatole cinesi di movimenti e autori. Colpisce altresì la brillantezza virtuosistica, ben servita da Renata Cataldi, che trae un suono agile ed elegante dal suo traversiere antico (1760, accordatura a 415 Hz), in un impasto ben calibrato con gli strumenti pure originali delle Musiche da camera: Gianluca Pirro e Giovanni Rota, violini primi, Vincenzo Bianco in alternanza con Roberto Roggia e Federico Valerio, violini secondi, Fernando Ciaramella, viola, Leonardo Massa, violoncello, Ottavio Gaudiano, contrabbasso, Giuseppe Petrella, tiorba e chitarra barocca, e Debora Capitanio, clavicembalo, sotto la guida di Egidio Mastrominico.

La fusione e il dialogo fra i timbri, resi più morbidi dalle sonorità e dall'intonazione degli strumenti antichi, rendono giustizia a una scrittura ispirata nella melodia e accuratissima nelle strutture, che traggono il massimo partito da un organico così snello. Tutti i compositori sono noti principalmente come autori di opere e musica sacra (eccezion fatta per Aniello Santangelo, di cui poco o nulla sappiamo, se non della sua presenza come violinista al San Carlo e docente alla Pietà dei Turchini) e l'apertura di una luminosa finestra sulla loro attività schiettamente strumentale è sicuramente un tassello forse non capitale, ma comunque assai utile alla conoscenza e alla comprensione del mondo mai sufficientemente esplorato della civiltà musicale barocca.

I concerti di Santantangelo, di Giuseppe Sellitto (Napoli 1700-1777) e Antonio Palella (S. Giovanni a Teduccio, Napoli, 1692 – Napoli 1761) sono in prima registrazione assoluta.

Le note di copertina, ben dettagliate senza essere pedanti, sono di Anthony R. Del Donna, dell'università di Georgetown, Washington.

 


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