L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Farfalle in laboratorio

 di Giuliana Dal Piaz

La Canadian Opera Company riprende la produzione del 2014 del famoso regista canadese Atom Egoyan, con una locandina completamente rinnovata per la direzione e gli interpreti, fatta salva la Despina di Tracy Dahl.

TORONTO, 7 febbraio 2019 - Innumerevoli le varianti presentate nell’ultimo mezzo secolo per quest’opera, la terza che Mozart compose con libretto di Da Ponte, e considerata la più difficile e la più ambigua della sua produzione musicale. L’ambiguità è dovuta a molte ragioni: tra di esse, come scrive Elio Giudici, “il suo carattere non immediatamente definibile; la mancanza di un’atmosfera ben precisata [...]; l’assenza di una figura carismatica come Don Giovanni [...] È un’opera che tratta essenzialmente dell’amore; ma un amore intriso dello scetticismo connaturato al Settecento, e nel cui vortice d’ineludibile attrazione fisica, ruolo determinante gioca il capriccio se non addirittura la noia [...], anzi il Così fan tutte è proprio un inno all’amore, che solo non vuole essere sublime, eterno, ideale, per restare soltanto – ma anche soprattutto – amore e basta. Di conseguenza, è l’opera di Mozart che più di ogni altra è stata sempre contemporanea all’ascoltatore”. E le varianti vanno dall’ispida e cinica visione di Jean-Pierre Ponnelle allo “psicodramma emotivo”, inizialmente quasi minimalista e poi di malinconica sensualità, di John Eliot Gardiner.

Con Egoyan vediamo uno sforzo di contemporaneità che ambienta il Così fan tutte in quello che sembra il laboratorio di scienze d’una scuola privata con tanto di studenti in uniforme alla von Trapps (The Sound of Music). Don Alfonso è il docente, che vuole mettere in quardia i suoi alunni contro il rischio di dar troppo credito alle infuocate dichiarazioni di amore e fedeltà. Di conseguenza le due coppie di fidanzati formano l’oggetto di un esperimento scientifico sulla natura dell’amore. Per tutto il tempo, gli studenti si aggirano in silenzio per il palcoscenico coi loro taccuini, osservando e annotando quanto accade: alla fin fine, un innecessario elemento di distrazione e forte disturbo. Il tutto è poi introdotto – ma il motivo della scelta mi sfugge totalmente – da un sipario su cui spicca la riproduzione del dipinto di Frida Kahlo Le due Frida, con un cuore “anatomico” diversamente sanguinante su ognuna delle due immagini della pittrice.

Visivamente piene di apparente bellezza e colore, le enormi farfalle che calano sul palcoscenico non rispondono ad alcun motivo logico. L’azione ha luogo in una scena che non cambia mai: mostra un grande armadio da laboratorio – al cui interno appare una serie disparata di oggetti, da alambicchi e pezzi anatomici a due manichini con i busti ortopedici della Kalho e un paio di piccole riproduzioni di suoi quadri – le cui ante aperte o chiuse danno luogo a un gioco di specchi che dovrebbe contribuire al senso di simulazione. Sul palcoscenico, due lunghi tavoli e una serie di grandi cuscini, anch’essi decorati da farfalle, rimpiazzano tutti gli elementi originariamente previsti: la camera delle ragazze, il salottino in cui ricevono, il giardino in cui si incontrano con “gli albanesi”. Su quei cuscinoni le due donne dormono, si disperano, e scolano - nell’insieme - sei bottiglie di vino o spumante. Solo l’evidente gioventù degli interpreti può pretendere di rendere vagamente accettabile l’improbabile ambientazione studentesca. Appare invece poco coerente (anche se la voce è ottima) la non più giovane interprete di Despina, Tracy Dahl, che ricorda una nutrice shakespeariana piuttosto che l’intraprendente e maliziosa servetta di Mozart, quella che alla richiesta di collaborazione di Don Alfonso replica “A una fanciulla/ un vecchio come lei non può far nulla”. È invece perfetta come medico fasullo e nelle vesti del notaio.

Il cast è vocalmente molto buono: le cantanti che interpretano le sorelle, il soprano Kirsten MacKinnon (Fiordiligi), dalla voce limpida e cristallina, e il mezzosoprano Emily D’Angelo (Dorabella), con un’ampia gamma sonora, piacevole anche nelle note più scure, sono fisicamente molto simili e quando, cantano nel registro acuto, è addirittura difficile distinguere l’una dall’altra.

Il baritono tedesco Johannes Kammler (Guglielmo) mi è parso migliore del tenore statunitense Ben Bliss (Ferrando), che ha preso una falsa nota nella sua aria “Un’aura amorosa”. Bravissimo il baritono canadese Russel Braun (Don Alfonso), che avevo apprezzato due anni fa come protagonista del Louis Riel di Somers: con voce forte e calda e grande capacità di recitazione, nonché ampio senso dell’humour, conferisce al personaggio un misto di divertente follia e paterna comprensione.

Molto buona la direzione musicale del canadese Bernard Labadie, assecondato con agilità dall’orchestra. Il coro non ha qui una parte rilevante, ma la esegue con la consueta bravura.

Il pubblico chiaramente si è divertito molto, anche delle volgarità nella scena in cui il falso medico “mesmerizza” i due suicidi, ma non è mancato qua e là un vago senso di disagio per l’apparente misoginia dell’opera, di cui la produzione accentua, in modo quasi insopportabile, l’aspetto farsesco: Agoyan sembra sentire il bisogno di sottolineare e rinforzare quanto già suggerisce il libretto dapontiano. Chi si adonta per il trattamento inflitto alla figura femminile, dovrebbe però ricordare quanto Despina dice degli uomini: “Un uomo adesso amate,/ un altro n'amerete;/ uno val l'altro,/ perchè nessun val nulla”; e lo scambio di battute tra Guglielmo e Don Alfonso: “...una via piuttosto/ studiam di castigarle/ sonoramente”. “Io so qual è: sposarle”, dove il matrimonio è suggerito da Don Alfonso come una sorta di castigo per la donna, un’istituzione che ne castra libertà e fantasia per farla schiava dell’uomo.

Foto di scena di Michael Cooper

 

COSI’ FAN TUTTE – Stagione 2018-19 della Canadian Opera Company. Four Seasons Centre for the Performing Arts, Toronto (5-23 febbraio). Musica di Wolfgang Amadeus Mozart. Libretto di Lorenzo da Ponte. Direzione: Bernard Labadie. Regia: Atom Egoyan. Scenografia e costumi: Debra Hanson. Luci: Michael Walton. Edizione originale di Faye Ferguson e Wolfgang Rehm per il Neue Mozart Ausgabe. Direzione del Coro: Sandra Horst. Orchestra e Coro della Canadian Opera Company.

Personaggi e interpreti:

Fiordiligi – Kirsten MacKinnon

Dorabella, sua sorella – Emily D’Angelo

Ferrando, fidanzato di Dorabella – Ben Bliss

Guglielmo, fidanzato di Fiordiligi – Johannes Kammler

Don Alfonso – Russell Braun

Despina, cameriera – Tracy Dahl


 

 

 
 
 

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