L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Sangue e carta da parati

 di Roberta Pedrotti

Cast parzialmente alternativo per Fidelio a Bologna, fra conferme di luci e ombre: qualche perplessità per la nuova coppia protagonista, non per la Marzelline di Anna Maria Sarra.

Leggi la recensione della prima:Bologna, Fidelio, 10/11/2019

BOLOGNA, 12 novembre 2019 - Seconda recita e seconda compagnia - per quanto concerne soprani e primpo tenore - per il Fidelio bolognese che ricorda il trentennale della caduta del Muro di Berlino, vale a dire di quel momento in cui avevamo concretamente sperato in un'Europa unita di pace e accoglienza ancora oggi minacciata da biechi spettri inquietanti. 

Non meno inquietante resta lo spettacolo con la regia di Georges Delnon, con la sua tappezzeria fiorita piccolo berghese a coprire schedari che sono in realtà uomini sofferenti, con quel salottino impeccabile immerso in una foresta di cacciatori e prede. La concertazione di Asher Fish è decisa, rigorosa nel delineare il registro medio del Singspiel e il suo scardinarsi progressivo prima nell'espansione all'assoluto del Quartetto, poi, via via, quando la tensione politica e ideale prende il sopravvento nel dramma. Oggi l'Orchestra del Comunale lo segue con maggior scioltezza e, al netto di qualche sbandamento di troppo del corno nell'aria di Leonore, mostra anche una maggior versatilità dinamica e varietà di colori. 

Nel cast ritroviamo il Rocco di Petri Lindroos, il Pizarro gelido di Lucio Gallo, il Jaquino di Sasha Emanuel Kramer. Quest'ultimo si apprezza ancor più per la resa di un egoismo spregiudicato, opportunista e aggressivo: nulla gl'importa se non sfruttare la situazione per soddisfare i propri desideri, perfetto esempio di utile strumento di ogni regime. Nuovi sono, invece, Marzelline, Leonore e Florestan. La prima è Anna Maria Sarra, che delinea con bella pulizia musicale una credibilissima ragazza di buona famiglia attratta da piccole grandi tragressioni di balli occidentali e sigarette, teneramente innamorata e determinata a dispetto di tutto e tutti fino all'annichilente scoperta che Fidelio non esiste, è già sposato, è una donna. Anna Magdalena Hofmann parte bene come Leonore, ma fa sentire nel corso dell'opera qualche segno di stanchezza, specie in qualche acuto un po' duro. I problemi di Daniel Frank sono meno esuberanti - anche per un timbro più grandevole ma non sempre altrettanto sonoro - di quelli del collega Erin caves, ma anche il suo Florestan mette in luce non poche difficoltà e non convince se non in qualche frase isolata.

Bene il coro e applausi per tutti.


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