L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Má Vlast, sì bella e perduta

di Giuseppe Guggino

La ripresa autunnale delle attività dell’Orchestra Sinfonica Siciliana, nella cornice del Politeama, vede un primo antipasto di stagione sinfonica con l’intero ciclo Má Vlast di Smetana in prima esecuzione secondo la nuova edizione critica curata da Hugh MacDonald affidata a Daniel Smith sul podio.

Palermo, 9 ottobre 2021 - L’Orchestra Sinfonica Siciliana volta pagina e, dopo la nomina a sovrintendente di Giandomenico Vaccari avvenuta lo scorso luglio, dà una prima anticipazione dell’interessante stagione sinfonica che sarà ufficialmente inaugurata il prossimo 29 ottobre con Martha Argerich solista, dopo un non meno vario carnet di appuntamenti annunciato per la tradizionale Settimana Internazionale di Musica Sacra a Monreale (dal 19 al 26 ottobre).

La ripresa delle attività al Politeama vede Daniel Smith alla testa della Sinfonica per un concerto integralmente dedicato all’intero ciclo di poemi sinfonici Má Vlast di Bedřich Smetana, eseguito in prima assoluta secondo la nuova edizione critica dell’autorevole musicologo Hugh MacDonald che, pensionando la precedente edizione Bärenreiter curata da František Bartoš, ha fornito al medesimo editore i primi quattro pannelli già pubblicati tra il 2014 e il 2019 e gli ultimi due, attesi in stampa per il 2022. Nulla di macroscopicamente evidente alle orecchie, se non una maggiore aderenza al dettato compositivo di dinamiche e articolazioni e accenti, che spinge il giovane direttore australiano a spendersi con gesto chiaro ed efficace a principio a fine. Ecco che tocca alle valide due arpe degli aggiunti Francesca Cavallo e Matteo Ierardi rievocare il tema di Lumir in apertura di Vyšehrad; si uniscono poi i fiati e infine gli archi, che suonano ora diafani, ora magniloquenti, ora invece dall’articolazione incerta (Allegro vivo ma non agitato), nonostante l’evidente impegno della spalla Giulio Plotino nel trascinare tutta la sezione. Se in Vltava i legni liquidi e trasparenti riescono ad evocare le sorgenti che generano la Moldava, non altrettanto luminosi sono i violini nel chiaro di luna, allorquando le analogie timbriche rimandano in filigrana al vorspiel del Lohengrin, né in Šárka l’allegro con fuoco iniziale suona poi realmente a fuoco, prima che il buon clarinetto di Angelo Cino introduca la frenetica conclusione. L’onerosa scrittura smetaniana per gli archi vede i violini vincitori – in mezzo a dei fugati non troppo entusiasmanti –sui temibili trilli sul la bemolle acuto che in Z českých luhů a hájů traghettano alla scatenata polka conclusiva, affrontata con la giusta spericolatezza. Buona compattezza si ritrovano nel corale ussita in 3/2 su cui sono imperniati gli ultimi due pannelli Tábor e Blaník ove si registra una buona prova dei fiati nell’andante non troppo, dopo un ostinato d’archi eseguito con esattezza. E nel grandioso finale, con tutte le sezioni in bella mostra, anche gli ottoni sembrano uscire dall’ombra timorosa in cui sembravano essersi relegati, quando maestosamente il corale si sovrappone all’iniziale tema di Lumir, conchiudendo l’intero ciclo.

Nonostante una ruota panoramica (con connessa discoteca all’aperto) installata nella piazza antistante la sala da concerto abbia disturbato non poco la concentrazione, la Sinfonica Siciliana ha condotto in porto la sua Patria, bella sì, sebbene un po’ perduta, dopo troppe stagioni di abbandono a sé stessa; ne è preoccupante cartina di tornasole la sparuta presenza di pubblico in sala. Sembra però che si voglia imprimere un’incoraggiante inversione di tendenza a partire da questo concerto: l’appuntamento prima della Settimana di Musica Sacra è per venerdì prossimo, con una seconda anticipazione di stagione sinfonica che vedrà la presenza di Giuseppe Andaloro e Roberto Abbado.


 

 

 
 
 

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