L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Mozart, prima fermata

di Antonino Trotta

Parte Regio Metropolitano, la stagione autunnale diffusa del Teatro Regio di Torino: l’inaugurazione è affidata al violinista Julian Rachlin che dirige i valorosi complessi del teatro in celeberrime pagine di Mozart.

Torino, 16 ottobre 2021 – Il Concerto per violino n.3 in sol maggiore K216 segna un tappa importante nel percorso produttivo e creativo di Mozart: il Salisburghese, da sempre disinteressato al virtuosismo brillante e assoluto, raggiunge col terzo concerto un perfetto equilibrio tra domanda tecnica e contenuto espressivo, poi trasformato in sua indiscutibile cifra distintiva nel genere del concerto solistico. Alla guida dell’Orchestra del Teatro Regio di Torino e violino solista, Julian Rachlin, ospite della fondazione per l’inaugurazione della rassegna autunnale itinerante Regio Metropolitano, legge così queste celebri pagine con l’intenzione, giustissima, di mettere in risalto il valore delle idee musicali seminate qui e là lungo la scrittura, senza mai imporsi come protagonista accentratore della scena anche nei pochi passaggi di bravura richiesti dalla parte.

L’Allegro iniziale, il cui tema principale proviene dal ritornello orchestrale dell’aria di Aminta «Aer tranquillo e dì sereni» (Re pastore), si apre così con un’esposizione dal carattere maestoso e aristocratico, con enfasi nello stacco forte-piano iniziale, che fin da subito pone in risalto la bellezza del velluto degli archi e la bravura dei fiati, immacolati e cristallini, del Regio. Maestosità e aristocrazia si trovano poi riflesse parimenti nel canto del violino solista: Rachlin raccoglie le arcate affidate al solista con un legato di estrazione quasi romantica, fraseggia con delicatezza e musicalità, non staglia mail il violino solo sull’orchestra ma la lascia emergere da essa, concedendo un respiro quasi sinfonico all’intero movimento. Anche la cadenza, rapsodica e persino drammatica per l’atmosfera del primo movimento, si sviluppa senza eccessive velleità esibizionistiche. Con queste premesse, l’Adagio centrale non può che essere un’oasi di suggestiva cantabilità, quasi un’aria amorosa all’italiana, capace di frenare il passo fino a momenti di apparente immobilità che esasperano la natura idilliaca e sognante del movimento. Nel Rondò finale il virtuosismo è ineluttabile. Rachlin sporca qualche passaggio, nella ripresa dopo la meravigliosa “strasburghese” – in cui gli ottoni si prestano all’accattivante gioco di eco –, però l’intero Allegro è letto con una vitalità, un’eleganza e un mordente tali da far passare in secondo piano le eventuali imperfezioni. Dopo il concerto un applauditissimo bis, la Sarabanda dalla Partita n. 2 di Bach.

Deposto il violino, Rachlin torna sul palcoscenico dell’auditorium del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino per dirigere i complessi del Regio nell’arcinota Sinfonia n. 40 in sol minore K550. Rachlin intavolo ora una concertazione che si mantiene a debita distanza dai fervori protoromantici: nel fraseggio sobrio e lineare, nella scelta dei colori e delle dinamiche, anche nell’asciuttezza e nel nitore con cui, complice forse anche l’acustica della sala, si percepiscono le varie sezioni, l’interpretazione complessiva della sinfonia pare rispondere ai canoni di un ideale classico, a cui in fondo esse appartiene. Manca un po’ il guizzo geniale, l’alzata di ingegno, così l’esecuzione risulta tecnicamente valida ma a tratti impersonale, però il pubblico gradisce e tributa agli artisti del Regio applausi calorosissimi.

In attesa della stagione 2022 appena annunciata, gli appuntamenti del Regio itinerante sono tanti e interessanti: il concerto con Diego Fasolis o Oksana Lyniv, nuova direttrice musicale del Comunale di Bologna; l’Aida che segna il suggella il ritorno del super-soprano Angela Meade a Torino; La vita nuova di Wolf-Ferrari in occasione delle celebrazioni dantesche. Non resta che salire sulla metropolitana del Regio e farsi tutte le fermate.


 

 

 
 
 

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