L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

L'utile e l'incantevole

di Lorenzo Cannistrà

Il concerto d’apertura della rassegna “Pianoforte in Ateneo” vede protagonista Maurice Ravel nell’interpretazione di uno specialista di questo repertorio, Luca Trabucco. Un incontro tra il mondo accademico e la musica colta nella splendida cornice dell’Università Cattolica di Milano

MILANO, 24 marzo 2022 -  Pianoforte in Ateneo” è la rassegna pianistica ideata da Davide Cabassi, pianista e docente al Conservatorio di Milano, e dal Prof. Enrico Reggiani, Ordinario di Letteratura inglese presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sempre a Milano. L’evento è proposto in collaborazione con la medesima Università, che ospita i concerti nella suggestiva Aula Magna (ecco perchè “in Ateneo”), e con il supporto tecnico di Kawai, la nota casa costruttrice di pianoforti.

Questo progetto si caratterizza innanzitutto per la presenza di interpreti di assoluto rilievo che si alterneranno nelle cinque serate in cui si articola la rassegna. Luca Trabucco (protagonista di questo primo appuntamento), Giuseppe Andaloro, Ingrid Fliter, Carlo Guaitoli e Roberto Cominati costituiscono un “dream team” (nelle parole del M° Cabassi) che dà corpo all’idea di avvicinare mondo accademico e quello musicale. E non a caso il Prof. Reggiani possiede anche unbackground musicologico di prim’ordine – è direttore dello Studium Musicale dell’Ateneo – che ha avuto modo di sfoggiare nella prolusione tenuta prima del concerto d’apertura, in cui ha saputo coniugare un eloquio interessante e accattivante con nozioni tutt’altro che alla portata del pubblico medio dei concerti. Punto fondamentale del suo discorso è stato anche quello rivolto agli studenti, che pur affrontando percorsi universitari lontani dalla musica, ne sono comunque appassionati, quand’anche non si siano dedicati seriamente allo studio serio di uno strumento. E la presenza in sala di tanti giovani dimostra che l’iniziativa ha colto nel segno.

Dopo gli interventi del Prof. Reggiani e del Rettore inizia il concerto.

Luca Trabucco, lo diciamo subito, ha tenuto fede alla sua fama di esperto interprete dell’impressionismo musicale francese, offrendo un “tutto Ravel” di grande spessore.

Il programma riporta a mo’ di titolo l’epigrafe di Henri de Régnier, amico di Ravel: Maurice Ravel, il piacere squisito di un’occupazione inutile, frase allusiva e ironica che campeggia sulla partitura dei Valses Nobles et Sentimentales. L’impaginato è monografico e tematico insieme: non solo tutto Ravel, ma il Ravel che compone partendo idealmente dalla musica del passato, dal gusto antico visto con il suo particolarissimo caleidoscopio.

Il Ravel di Trabucco, stilisticamente perfetto, non si concede mai sorrisi, è serioso, a tratti quasi didascalico, eppure mai noioso. Tecnicamente Trabucco è inappuntabile, ed anche di più. Vederlo suonare è assai piacevole anche per correttezza del gesto, che molti studenti farebbero bene ad osservare con attenzione. Dal punto di vista puramente musicale, la caratteristica più evidente del pianista salernitano è l’abilità di realizzare piani sonori completamente differenti all’interno della medesima frase, proiettando la musica da distanze illusoriamente diverse.

Parte a freddo, Trabucco, con un Menuet Antique dall’agogica forse fin troppo ricercata e con la Pavane pour une Infante defunte, in cui un piccolo vuoto di memoria tradisce la tensione, ma le cui apparenti libertà ritmiche sono in realtà studiatissime (perchè si ritrovano in luoghi ricorrenti della partitura). Per il resto il concerto è un crescendo: dopo i meno noti ma interessanti Menuet sur le nom d’Haydn e À la manière de Borodine, valse, i Valses Nobles et Sentimentales alternano momenti di scintillante luminosità ad atmosfere sospese, in particolar modo nell’epilogo, Lent, in cui il suono sembra provenire davvero da due pianoforti (e mi piacerebbe a questo punto sentire da Trabucco un pezzo come Et la lune descend sur le temple qui fut di Debussy...). Mirabilia infine in Le tombeau de Couperin: qui la solidità intellettuale dell’approccio si fonde con il virtuosismo brillante che tiene conto anche delle esigenze del pubblico. Dalle vorticose terzine del Prélude alla dolce malinconia del Menuet, non vi è un solo momento di “vuoto” (del tutto assenti, infatti, i fatidici colpi di tosse, di solito allarmante segnale di disattenzione). La Toccata, infine, è condotta a velocità davvero sorprendente, con sicurezza e costante controllo, e strappa giustamente l’ammirazione del pubblico in sala.

In definitiva una serata davvero incantevole, in cui l’offerta musicale ha vissuto costantemente nell’equilibrio tra lo stimolo intellettuale e il piacere puramente epidermico tipico della musica di Ravel. La quale sarà anche le plaisir delicieux et toujours nouveau d'une occupation inutile, ma ha espresso come meglio non si potrebbe – e proprio nel concerto d’apertura – gli intenti di questo pregevole progetto.


 

 

 
 
 

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