L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Requiem in tempo di guerra

di Ramon Jacques

Antonio Pappano dirige il capolavoro di Britten con la Boston Symphony Orchestra e un cast internazionale.

Boston, 2 aprile 2022. La Boston Symphony Orchestra ha eseguito War Requiem, op. 66 del compositore inglese Benjamin Britten (1913-1976) nella sua centoquarantunesima stagione. La famoso organizzazione musicale - che ha una lunga storia legata a questa opera, inclusa la sua prima americana nel luglio 1963 - l’ha programmata in questa occasione per il sessantesimo anniversario della sua prima assoluta, avvenuta nel maggio 1962 presso la Cattedrale di St Michael a Coventry, Inghilterra. Come allora, le parti soliste sono state assegnate a cantanti di tre nazionalità: un tenore inglese, un baritono tedesco e un soprano russo; tuttavia, Albina Shagimuratova ha dovuto inaspettatamente annullare la sua partecipazione ai concerti ed è stata sostituita all'ultimo minuto da un soprano americano.

Vale la pena notare la difficile situazione che ciò comporta per le orchestre americane, le quali, oltre a incontrare problemi finanziari dovuto all'annullamento delle loro precedenti stagioni, devono ora chiarire e giustificare ripetutamente nelle locandine e ad all’inizio di ogni concerto - come accaduto in questa occasione e un giorno prima a Dallas con l'esecuzione di Evgenij Onegin di Čajkovskij - che i programmi sono elaborati con mesi, anche anni di anticipo e l'attuale esecuzione di opere come il Requiem di Britten, che narra le atrocità di una guerra, o la rimozione del cast di un artista russo sono coincidenze che possono verificarsi. Pur consapevoli dell'attuale situazione mondiale, le orchestre devono ricordare che l'esecuzione di queste opere non rappresenta una posizione politica, né si cerca di porre il veto a opere o artisti secondo la sua nazionalità.

Concentrandosi sul tema musicale in questione, la Boston Symphony Orchestra ha mostrato un livello elevato e non ha risparmiato risorse per offrire un'esecuzione eccezionale e inquietante della partitura del compositore inglese. La direzione musicale è stata affidata ad Antonio Pappano, assente da questo podio dal 2004, che ha mostrato sicurezza e comprensione dell'opera, dalla quale ha estratto sfumature, colori, nonché la tensione e la drammaticità che emergono dalle nove poesie in lingua inglese del war-poet (poeta di guerra) Wildred Owen, con un compatto e omogeneo gruppo cameristico che contrastava sapientemente con la solennità e sontuosità della Messa pro difunctis, in latino, cantata dell'esteso coro e orchestra al completo, con le sue profuse percussioni e ottoni e una salda sezione di archi.

La parte del tenore è stata cantata molto bene dall'inglese Ian Bostridge, che ha mostrato adesione ad ogni verso che cantava, enunciandolo con eleganza e chiarezza nel fraseggio. Al suo fianco c'era il baritono tedesco Matthias Goerne, che ha mostrato una voce profonda e potente, un po' ruvida e con alcune difficoltà nella dizione inglese, dettagli minori che alla fine non hanno sminuito il suo impegno e buona prestazione. Ha messo in evidenza, ad esempio, il duetto intenso ma molto melodioso: “Out there, we’ve walked quite friendly up to Death”. Da parte sua, il soprano Amanda Majeski ha cantato le sue parti con commozione e sentimento, con voce duttile, di timbro gradevole e penetrante, e adeguata proiezione, in alternanza con il coro, come nel Liber Sricptus del Dies Irae, per citare un passagio rilevante. Il Tanglewood Festival Chorus ha preso il suo legittimo posto di comando in questo pezzo mostrando uniformità ed equilibrio e il Britten Children's Chorus ha aggiunto il suo tocco di purezza e innocenza, cantando a distanza al secondo piano della sala da concerto, la Symphony Hall.


 

 

 
 
 

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