L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Crescendo rossiniano

di Roberta Pedrotti

Anche con alcuni cambi di cast Il barbiere di Siviglia si conferma una punta di diamante dell'estate areniana.

VERONA 22 luglio 2023 - Pur senza la frequenza turbinosa di altre produzioni areniane che non hanno magari visto due recite con il medesimo cast, anche nel Barbiere di Siviglia si sono avuti degli avvicendamenti che hanno stuzzicato l'interesse per le due recite con la compagnia alternativa a quella già ottima recensita da Irina Sorokina [Verona, Il barbiere di Siviglia, 24/06/2023] e, soprattutto, per l'ultima, in cui oltre a Figaro e Don Bartolo, arrivava anche una nuova Rosina.

Marina Viotti fa davvero una bella impressione con la sua naturalezza scenica, la voce omogenea e dal colore piacevole, la musicalità fluida ed espressiva, il garbo nella coloratura. Piace e dà una ventata di freschezza perfettamente complementare e coerente con il personaggio nei confronti di Alessandro Corbelli, che subentra nei panni del bieco tutore e offre ancora una volta una lezione di gusto, stile, arte scenica, intelligenza attoriale e musicale. Non c'è una sillaba di recitativo che vada sprecato e il magistero anche nell'improvvisazione trova la complicità dei colleghi in un gioco di fioretto irresistibile. Ancora una volta questa produzione conferma come l'essere all'aperto non sia un alibi per derogare in qualità e rispetto dell'autore, come per divertire non sia necessario esagerare, ma solo usare il cervello. Lo vediamo anche in Nicola Alaimo, che pure di estroversione per inondare letteralmente l'Arena ne avrebbe da vendere. Senz'altro la comunicativa innata del baritono siciliano serve a meraviglia il personaggio del barbiere, aiutante della coppia amorosa ma in nessun caso determinante a sciogliere i nodi della vicenda e, pure, fondamentale per il ritmo dell'azione con il suo dinamismo e la presenza di spirito. Alaimo canta Figaro a meraviglia perché è Figaro, ne vive la parola e quindi si fa portatore della necessità della scrittura rossiniana.

Nondimeno, fin dalla prima recita Antonino Siragusa, Almaviva, e Michele Pertusi, Don Basilio, si confermano intramontabili alfieri dell'idioma rossiniano in una compagnia ben assortita e affiatata in tutte le sue componenti (Marianna Nappa, Berta, e Nicolò Ceriani, Fiorello e Ambrogio).

Sì, l'opera buffa, il belcanto, Rossini si possono fare bene anche all'aperto, se si coinvolgono le persone giuste. Un cast di specialisti che conoscono l'opera come le loro tasche e si conoscono anche bene l'un l'altro aiuta, ma senza il podio non si va mai molto lontano. Alessandro Bonato ripete a Verona la performance eccellente della scorsa estate a Macerata: un Rossini che non si crogiola nell'abitudine e nell'effetto, che non bada a far ridere perché “si deve far ridere”, ma diverte perché si mette al servizio della commedia e dell'autore (e di Rossini ci si può fidare, la sapeva lunga), che non si precipita a battere i record di velocità, ma sceglie il tempo che meglio permette di articolare le note scritte, i segni dinamici, la parola. Morale: non capita spesso di sentire un Barbiere così nemmeno nei più importanti teatri e festival al chiuso, il lavoro minuzioso con l'orchestra ha nel Temporale un capolavoro di natura ritratta in musica, il rapporto con il palcoscenico è impeccabile per precisione quanto sensibile al respiro del canto (ascoltando tutte le recite e i cambi di cast ci si rende ben conto di quanta attenzione si ponga a questo aspetto senza perdere la coerenza dell'insieme). E, dulcis in fundo, abbiamo l'opera praticamente integrale e anche il continuo sviluppato come si deve, con violoncello (Sara Airoldi) e contrabbasso (Riccardo Mazzoni) insieme con il cembalo ( Richard Barker), senza lasciarlo solo come troppo spesso avviene.

Dello spettacolo di Hugo De Ana si è scritto molto e non c'è molto da ripetere: il grande giardino all'italiana con rose e farfalle sovradimensionate è suggestiva, le continue coreografie un po' stucchevoli. Ma anche all'aperto e in grandi spazi il teatro musicale può venire dalle note, dalle parole, dalle persone più che dalla pura spettacolarità: questo Barbiere lo dimostra. Così come lo dimostra l'Arena esaurita o quasi e il successo vivissimo per tutti gli artisti sul palco e in buca.


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