Maggio sinfonico
di Giuseppe Guggino
Alquanto riusciti si rivelano gli appuntamenti sinfonici palermitani di inizio maggio che vedono il ritorno di Nicola Luisotti sul podio dell’Orchestra Sinfonica Siciliana con la Sesta di Mahler e il debutto al Teatro Massimo di Alessandro Bonato con Pavel Berman al violino, impegnato in un viaggio fra otto e novecento che inanella pagine di Busoni, Sibelius e Čaikovskij.
Palermo, 5 e 6 maggio 2023 - Il primo venerdì di maggio vede le due maggiori istituzioni musicali palermitane cimentarsi contemporaneamente in pagine di grande impegno del repertorio sinfonico centro e nordeuropeo a cavallo fra otto e novecento. Se la stagione sinfonica del Teatro Massimo prevede tradizionalmente l’unico appuntamento serale, fortunatamente i concerti dell’Orchestra Sinfonica Siciliana al Politeama Garibaldi hanno sempre una replica pomeridiana al sabato che, in questo caso, consentiva di recuperare la grande prova di Nicola Luisotti alle prese con la Sesta sinfonia di Gustav Mahler. Grande innanzi tutto per la capacità di plasmare una notevole qualità di suono unitario, pur in una compagine orchestrale fisiologicamente interessata dal turnover per via dell’elevato numero di concerti (ossia un nuovo programma ogni settimana o quasi), nella quale numerose prime parti “a contratto” si avvicendano di continuo (il violino di spalla è praticamente diverso ad ogni appuntamento); l’organico di proporzioni abnormi richiesto dalla Sesta mahleriana, inoltre, necessitava il ricorso ad una sessantina di aggiunti, circa un terzo del totale. Ciò nonostante il pragmatismo e l’esperienza della bacchetta hanno condotto la lettura ad un esito più che ragguardevole: ben calibrati gli equilibri fra le sezioni – cosa quanto mai complicata da conseguire nello spazio acusticamente ingrato del Politeama – coerente la scelta dei tempi, scintillanti e precisi gli ottoni. Era perciò inevitabile che alla mastodontica pagina, carica di tensione, seguisse un lungo silenzio assoluto, interrotto da un gratificante applauso solamente all’abbassamento della bacchetta di Luisotti. Atmosfera da grande concerto, di quelle che riescono a transitare trasversalmente a qualsiasi tipo di pubblico.
Nella serata precedente non altrettanta concentrazione riservava invece il pubblico del Massimo di Palermo ai tre movimenti del Concerto op. 47 di Sibelius, tutti salutati da applausi nel compiacimento un poco imbarazzato sia di Pavel Berman che di Alessandro Bonato sul podio. Dopo l’interlocutorio e armonicamente instabile Nocturne symphonique di Busoni, breve pagina di apertura eseguita non molto convintamente dall’Orchestra del Massimo, l’ampio primo tempo del concerto registrava una prova in crescita del solista alle prese con una scrittura violinistica di grande impegno, il cui peculiare rapporto di equilibri con la compagine orchestrale era ben assicurato dalle mani (senza bacchetta) del giovane direttore veneto, sebbene apparso troppo concentrato visivamente sulla partitura nel suo leggio. La pagina convergeva quindi con felicità d’esiti nel popolaresco terzo tempo in forma di rondò, in cui il virtuosismo solistico di Berman si dispiegava con assoluta e maiuscola autorevolezza, meritando le numerose richieste di bis dal pubblico, assecondate con la Sarabande della Partita No. 1 BWV1002.
Nella seconda parte del concerto Bonato tornava sul podio per la tanto acerba e irregolare quanto geniale Prima sinfonia di Pëtr ll'ic Čaikovskij, con cui mostrava una più marcata sintonia e familiarità, tangibile anche nella capacità di coinvolgimento della compagine strumentale. Rispondevano molto bene i legni nei primi due tempi “a programma”, anche gli archi assicuravano maggiore omogeneità di suono mentre non sempre inappuntabili risultavano le prove individuali degli ottoni. Nel quarto tempo le possibilità della compagine orchestrale erano adeguatamente sondate fra le sonorità lugubri – capaci di proiettarsi sulla Sesta ancora da scrivere – e il roboante e retorico fugato finale, accrescendo così le aspettative sul prossimo Onegin in cartellone per la seconda metà di maggio.