L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La luce dorata del crepuscolo

di Alberto Ponti

Il ritorno a Torino di James Conlon, un beniamino del pubblico dell’Orchestra Sinfonica Nazionale, avviene nel nome di Schubert e Wagner

TORINO, 30 novembre 2023 - Nel suo unico appuntamento della stagione alla guida dell’Orchestra Sinfonica Nazionale, di cui è stato direttore principale fino a tre anni fa, James Conlon propone un programma incardinato su due opere assai celebri ma che difficilmente vengono accostate nell’arco della stessa serata, entrambe premiate dall’applauso sincero e caloroso di una sala accorsa numerosa al concerto. La prima è la Sinfonia n. 8 in si minore D 759 Incompiuta di Franz Schubert, di cui è superflua ogni presentazione. L’interpretazione del maestro statunitense si fa apprezzare per la capacità di mantenersi equidistante da certe letture di intimismo esagerato, quasi cameristiche, che tendono ad annullare i contrasti tematici così come da altre che invece esasperano a dismisura gli elementi di indubbia novità insiti nella partitura, facendo di questo Schubert una sorta di anticipatore di Bruckner. La visione di Conlon mette infatti in piena luce, senza forzature, il lato drammatico e appassionato di una sinfonia dove, soprattutto nel primo tempo, Allegro moderato, si respira un’aria del tutto nuova per il 1822 in cui fu composta. Appena dieci anni prima Beethoven aveva licenziato la sua Ottava, dal sublime richiamo a stilemi passati, mentre il cantiere della Nona si era appena aperto e si sarebbe concluso solo due anni più tardi. Piace fantasticare e immaginare che, se il capolavoro schubertiano fosse stato eseguito all’epoca, sarebbe forse stato un succès de scandale che avrebbe potuto rivelare al grande pubblico la potenza dell’immaginazione di un musicista noto fino a quel momento per i piccoli brani da salotto. Ma Schubert stesso non prendeva in seria considerazione la possibilità e forse concepì le grandi architetture delle ultime due sinfonie, che non avrebbe mai ascoltato in vita, per un’orchestra immaginaria e non reale. Ritorna alla mente ancora Beethoven e il detto con cui fulminò il violinista Felix Radicati e la sua critica ai quartetti Razumovksy: ‘Questa non è musica per lei, ma per quelli che verranno dopo di lei’.

Si svolge dunque davanti ai nostri occhi un’Incompiuta all’insegna dell’estrema concentrazione espressiva. La frase di apertura di violoncelli e contrabbassi all’unisono è carica della giusta dose di mistero. È un gesto minimo, strisciante, otto battute in pianissimo ma qualcosa di grande sta per accadere. Sembra banale, ma se un direttore manca la messa a fuoco della cellula iniziale, il resto del movimento tende a sgonfiarsi. Con Conlon non si corre il rischio: la concertazione è tesa, tagliente, nonostante l’espansione lirica del secondo tema con la sua meravigliosa melodia. Via il ritornello dell’esposizione. Le altezze vertiginose non amano ripetizioni. Spazio allora allo sviluppo con il timbro scuro degli ottoni, incalzante ma non martellante, con gli enigmatici tromboni in una serata speciale, chiamati a uno dei primi richiami metafisici della storia della musica. L’avvicendarsi tra arco e pizzicato, altro segno distintivo del pezzo, si dipana con scioltezza dando origine a una chiusa di tizianesca icasticità. Per chi scrive, l’Incompiuta è sempre stata d’istinto associata a un colore tra rosso scuro e bordeaux. Anche il successivo Andante con moto si alimenta, sotto la bacchetta di Conlon, di una viva alternanza tra le differenti parti, che sfociano l’una nell’altra con naturalezza mantenendo ciascuna la propria identità: l’idea principale che prende vita dal si sussurrato da violini e viole dopo il lunare esordio dei tre accordi di fagotti e corni sostenuti dal pizzicato felpato dei contrabbassi, il dialogo tra clarinetto e oboe sopra un sincopato degli archi ricamato con la sottigliezza di un arabesco senza rinunciare all’essenziale funzione strutturale di controcanto appena accennato, il vigoroso gonfiarsi della piena orchestra con le impetuose folate dei legni. Esistono di sicuro altre visioni possibili di questa pagina ma l’altra sera abbiamo avuto l’impressione che ogni tassello fosse al posto giusto.

Dopo l’intervallo, il palcoscenico dell’auditorium ‘Toscanini’ si affolla per contenere l’organico richiesto dai brani sinfonici tratti da Götterdämmerung di Richard Wagner, che in fondo non molti anni separano anagraficamente da Franz Schubert. Non si possono tuttavia immaginare universi poetici più distanti, seppure uniti da un linguaggio che talvolta presenta nemmeno troppo inaspettati punti di tangenza. L’Erlkönig, tanto per fare un esempio, è forse una delle cose più wagneriane che abbiano visto la luce prima di Wagner.

La scelta è abbastanza scontata: aurora, viaggio di Sigfrido sul Reno, morte di Sigfrido, marcia funebre e scena finale del dramma. James Conlon mette al servizio dell’OSN Rai l’esperienza di chi è avvezzo a dirigere il Ring in teatro, con un’esecuzione ricca di colore, di alta tensione narrativa, di controllo dei dettagli della complessa scrittura attraverso un gesto preciso ed efficace. Ai momenti di massimo turgore del suono, nel Viaggio come nella monumentale Trauermusik, arriva attraverso una graduale accumulazione dinamica senza penalizzare le linee armoniche e narrative dei leitmotiv la cui identità esce preservata e consolidata. La ricercata sensibilità del direttore trova infine la consacrazione nell’immolazione di Brunilde, condotta con piglio sicuro rivelando l’irrisolta ambiguità nascosta in filigrana nella sontuosa orchestrazione wagneriana: spentesi le ceneri dell’eroe ne emerge prepotente il ricordo e, tra gli arpeggi dorati delle arpe, il tema in re bemolle della redenzione d’amore risplende della speranza dell’eterno ritorno velata dal dolore della memoria.


Vuoi sostenere L'Ape musicale?

Basta il costo di un caffé!

con un bonifico sul nostro conto

o via PayPal

 



 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.