L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Aria nuova

di Luigi Raso

Approda a Napoli, grazie all'Associazione Alessandro Scarlatti, la tournée di Luigi Piovano, violoncello solista e direttore, con l'Orchestra del Mozarteum di Salisburgo: in programma Šostakovič e Beethoven.

NAPOLI, 7 marzo 2024 - All’Associazione Alessandro Scarlatti devono essere riconosciuti almeno due meriti per un singolo concerto: il primo, aver riportato a Napoli, nella sala del Teatro Mercadante, l’Orchestra del Mozarteum di Salisburgo dopo ben cinquantadue anni di assenza; il secondo, e non secondario, sta nell’aver invitato a Napoli una compagine che risiede al di fuori della mura della città: all’ombra del Vesuvio da troppi anni sono assenti orchestre provenienti da altri Paesi o, più semplicemente, da altre città italiane.

Malgrado la presenza stabile in città dell’eccellente Orchestra del San Carlo, l’assenza prolungata di un confronto - in passato continuo e fecondo per la formazione della coscienza musicale del pubblico e dei musicisti stessi - con complessi custodi di culture musicali, identità sonore e stilistiche diverse da quelle che abitualmente si possono ascoltare a Napoli incomincia a farsi sentire e, soprattutto, a generare qualche mugugno ormai più che comprensibile.

L’Orchestra del Mozarteum, con Luigi Piovano nella duplice veste di violoncellista e direttore, fa ascoltare al Teatro Mercadante una pagina significativa del ‘900 sinfonico, il Concerto per violoncello e orchestra n. 1 in mi bemolle maggiore, op. 107 di Dmitrij Šostakovič. Composto nel 1959 per uno dei miti musicali del secolo scorso, il violoncellista Mstislav Rostropovich, è composizione dai contrasti emotivi giustapposti e irrisolti. A pagine d’intensa drammaticità, quasi stranianti, si contrappongono stilemi di discendenza folcloristica; stagni di cupa meditazione conducono, attraverso percorsi tortuosi, al finale pulsante e venato di ottimismo.

Il violoncello di Luigi Piovano è adeguato interprete di questo composito universo musicale: si dimostra, sin dal deciso Allegretto iniziale, a suo agio nel districarsi tra le insidie di una scrittura strumentale modellata sulla caratteristiche tecniche ed espressive di Rostropovich. Suono intenso, quello di Piovano, ricco di vibrato; un approccio interpretativo che è rivelatore del messaggio di Šostakovič, ingabbiato all’interno dei diktat, anche musicali, imposti dal regime sovietico verso il quale la critica graffiante e il sommesso grido di dolore del compositore russo si snoda attraverso la partitura come un fiume carsico.

Speculare a questa visione - tesa a far palpitare anche ciò che, invece, deve apparire meccanico e prosciugato - è la concertazione, attenta e puntuale, dello stesso Piovano.

L’Orchestra del Mozateum è precisa, dal suono tornito, ha archi che esibiscono un coinvolgente e caldo vibrato. Buoni l’articolazione orchestrale, lo scintillio e l’equilibrio delle sezioni dell’orchestra, il rodaggio fluido dei meccanismi che mettono a fuoco gli innesti, rapidi e concatenati tra loro, delle linee melodiche di Šostakovič e le impalcature dell’impianto armonico della partitura.Quello che si ascolta è uno Šostakovič nevrotico, terso nella cura sonora, al cui interno si agita l’anima ribelle e innovatrice, ma ben temperata (e domata), del corrosivo compositore russo.

Pubblico attento e assorto quello che al termine del Concerto op. 107 tributa sinceri apprezzamenti per il violoncellista/direttore e l’orchestra.

Segue come bis una svolazzante e virtuosistica trascrizione per violoncello e orchestra del celeberrimo Volo del calabrone di Nikolaj Rimskij-Korsakov.

Si approda in Austria, patria dell’Orchestra del Mozarteum, nata a Salisburgo nel 1841 da una costola della Società musicale della Cattedrale e del Mozarteum, per la Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 di Ludwig van Beethoven, composta tra il 1811 e il 1812.

Qui, a differenza del Concerto per violoncello ascoltato nella prima parte, Piovano e l’Orchestra austriaca lavorano per sottrazione: sonorità fendenti e decise, suono degli archi con poco vibrato, legni e ottoni decisi e imperiosi, ductus musicale stringente e conciso. Molto suggestive le incalzanti dinamiche che Piovano ottiene: si ascoltano scorci sonori e fraseggi che frequentemente esecuzioni di routine condannano a colpevole penombra. Ma nel gioco dei contrasti dinamici è tutta la sinfonia a vibrare per un incessante vitalismo che prende forma e forza in un’articolazione danzante via via più incalzante.

Al termine del vorticoso quarto movimento, Allegro con brio, quando l’estasi della Settima si placa come un esausto derviscio, non possono che seguire meritati applausi calorosi e convinti.

C’è, per fortuna, il tempo di un altro encore, l’ouverture dalle Nozze di Figaro del compositore nume tutelare dell’orchestra di Salisburgo: è un’apertura della folle journée ricca di brio, incisività ed eleganza, staccata con un tempo rapinoso, dipinta da dinamiche variegate e brucianti. Ancora una volta si ringrazia il divino Amadeus per averci reso più piacevole l’esistenza.


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