L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Cartoline dal Giappone

di Antonino Trotta

Madama Butterfly inaugura la stagione 2024 del Teatro Coccia di Novara: la regia di Renato Bonajuto, la concertazione di Josè Miguel Pérez Sierra e un parterre vocale di buon livello assicurano uno spettacolo dalla piacevole riuscita, accolto calorosamente da una sala quasi esaurita.

Novara, 21 gennaio 2024 – Nemmeno il Coccia di Novara, nell’anno del centenario della morte di Giacomo Puccini, rinuncia all’omaggio al genio lucchese con un nuovo cartellone dominato dalle sue composizioni. Chiuso l’anno con Bohème e con all’orizzonte Rondine e Gianni Schicchi, la stagione 2024 prende il via con la ripresa della graziosissima Madama Butterfly creata da Renato Bonajuto – e leggermente rinnovata per l’occasione – nel 2017.

La scena di Laura Marocchino, pulita, lineare e illuminata con cura dalle luci di Ivan Pastrovicchio, è fissa e bella: praticabili lignei, pannelli scorrevoli finemente abbelliti con motivi floreali che costruiscono e arredano la casa a soffietto di Butterfly, l’armonioso giardino zen coltivato con cura in proscenio, evocano senza richiedere alcuno sforzo d’immaginazione le suggestioni visive di un Giappone di primo Novecento. Su questa cartolina dalle tinte pastello, emergono poi, grazie a preziose decorazioni dalle tinte sgargianti, i costumi di Artemio Cabassi, costituiti in gran parte da kimono originali, di cui alcuni persino storici. Allo sfondo esaustivo ed essenziale, infine, la narrazione di Renato Bonajuto si sovrappone senza eccessi. Pur rimanendo nel solco della tradizione, Bonajuto costruisce uno spettacolo che, libero da manierismi posticci – rischio sempre dietro l’angolo con Butterfly –, avvicina con delicatezza i temi della disillusione amorosa, della maternità negata, della gioventù sfiorita, sottolineati qui e là con vincenti soluzioni illuminotecniche.

Altrettanto pulita, essenziale ed incisiva sa essere la concertazione di Josè Miguel Pérez Sierra, che alla guida dell’Orchestra Filarmonica Italiana, intavola una regia musicale scorrevole ed efficace. Benché il lavoro su colori e sfumature si articoli in una palette dall’ampiezza non eccezionale, l’asciuttezza e la tensione che si avverte in buca ben sostiene la drammaturgia dell’opera e il taglio dello spettacolo.

Spettacolo che, nel parterre ben amalgamato e nel complesso soddisfacente, conta una serie di debutti. Debutta, ad esempio, Francesca Sassu nel ruolo del titolo, e lo fa con approccio sorvegliato e prudente: perfettamente a proprio agio là dove il canto si espande in aperture liriche di immacolata innocenza, dove musicalità e senso del fraseggio impreziosiscono una linea ben tornita, cauta e parsimoniosa quando la partitura impone maggior sfogo drammatico, la Butterfly di Francesca Sassu vive in una dimensione di tormentata fanciullezza che scende a compromessi con la scrittura ma offre una credibile alternativa allo stereotipo vocale a cui si immagina sia destinata la parte. Il Pinkerton di Valerio Borgioni, anch’egli al debutto, eredita dal giovane interprete freschezza e franchezza. Il timbro, luminoso e squillante, e l'ottima preparazione tecnica gli consentono di affrontare il ruolo senza sforzo apparente. Pur con tutte le note al posto giusto, però, il suo Pinkerton risulta, in fin dei conti, troppo bravo ragazzo: manca carisma nel fraseggio, ardore che nasce nelle pelvi e infiamma nel canto; c’è da lavorarci su. Angelo Veccia disegna una Sharpless sonoro – molto sonoro – e schietto. Molto bene anche Anna Malavasi nei panni di Suzuki, che accompagna sulla scena Romeo Lunedei, il piccolo e irresistibile figlioletto di Cio Cio San. Ottimi i comprimari, tra i quali – Eleonora Filipponi (Kate Pinkerton), Xiaosen Su (Yamadori/commissario imperiale), Emil Abdullaiev (zio Bonzo), Renzo Curone (ufficiale del registro) – spicca per luminosità a correttezza d’emissione Marco Miglietta (Goro). Non male la prova del coro Schola Cantorum San Gregorio Magno istruito dal maestro Alberto Sala.

Teatro gremito e applausi scroscianti per tutti gli artisti.


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