L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Concerto per Giulia

di Luigi Raso

La stagione sinfonica del San Carlo di Napoli si apre con la dedica a Giulia Romito e con Schumann e Brahms diretti da Dan Ettinger con solisti il violinista Gabriele Pieranunzi e il violoncellista Pierluigi Sanarica

NAPOLI, 24 novembre 2024 - Novembre, è tempo di inaugurazioni al San Carlo: dopo quella della Stagione d’Opera 2024-2025 con Rusalka (qui la recensione) stasera tocca alla Sinfonica, dedicata al ricordo di Giulia Romito, prezioso punto di riferimento dell’Ufficio Stampa del teatro, persona competente, appassionata, innamorata del San Carlo e del proprio lavoro, scomparsa a soli quarantaquattro anni lo scorso maggio.

A chi ha avuto la fortuna di lavorare con lei e di conoscerla - come chi scrive - Giulia ha lasciato un ricordo dolce e indelebile della sua poliedrica personalità, pari all’intensità dello strazio per il suo addio. “ […] Era amore, amore per la sua città, amore per il Lirico più antico del mondo, di cui era gelosa e generosa custode, amore per la sua famiglia, amore per il suo compagno, amore per chi lavorava con lei. A lei il San Carlo vuole dedicare la nuova stagione sinfonica”, recita la toccante dedica riportata in apertura del programma di sala e declamata da una professoressa dell’orchestra prima della seconda parte del concerto.

È la Sinfonia n. 4 in re minore, op. 120 di Robert Schumann, sul podio il direttore musicale del San Carlo Dan Ettinger, ad aprire la serata: una delle pagine più innovative del repertorio romantico. Composta nel 1841 e rivista nel 1851, è concepita senza cesure tra i quattro movimenti, innervata da un fascio di tensione inestinguibile, di cui Dan Ettinger e l’Orchestra dimostrano da subito di cogliere i tratti distintivi e di evidenziare la forza.

Il primo movimento Ziemlich langsam. Lebhaft (Abbastanza lento. Vivace) è condotto con intensità ed energia ben calibrata: il fraseggio è ricco di contrasti, le dinamiche alternano chiaroscuri. Al netto di qualche sparuta imprecisione, l’Orchestra si dimostra compatta, solida, reattiva alla sollecitazioni che provengono dal podio.

Dopo l’iniezione di dinamismo del primo movimento, nel quale però non mancano i suggestivi spiragli lirici che la scrittura di Schumann fa irrompere tra i temi più concitati e incalzanti, la Romance: Ziemlich langsam (Romanza: abbastanza lento) è affrontata da Dan Ettinger con lirismo intimo e riflessivo, come a sottolineare il contrasto con l’energico movimento precedente. Il suono diventa dolce e stemperato, quasi cameristico, rispetto a quello iniziale bruciante, netto e sferzante; molto caldo e sinuoso quello degli archi, limpido quello dei legni. Raffinate le volute dell’intervento della spalla Gabriele Pieranunzi.

Lo Scherzo. Lebhaft (Scherzo. Vivace) del terzo movimento ci riporta all’atmosfera magmatica del primo: Dan Ettinger e l’Orchestra del San Carlo gli conferiscono brillantezza, precisione e concisione. Molto ben preparato è poi l’ingresso del Trio, condotto con eleganza discreta e pudica, in modo da amplificare la cesura tra le diverse atmosfere sonore ed emotive.

Il gioco dei rimandi della Quarta sinfonia trova compimento e consacrazione nel movimento finale, Langsam. Lebhaft. Schneller. Presto (Lento. Vivace. Più veloce. Presto): il ciclo unitario della sinfonia si chiude con l’aggiunta di un’ulteriore dose di energia a quella che è stata scaricata nel suo ininterrotto fluire. Qui Dan Ettinger, direttore al quale non fanno difetto dinamismo ed esuberanza, gestisce con sicurezza quel surplus di vitalità che Robert Schumann infonde in questo movimento. L’Orchestra del San Carlo lo segue con disciplina e precisione, distinguendosi per la varietà delle dinamiche, per il pulsare degli accenti, per la tenuta della giusta tensione ritmica ed emotiva. Stentorei e precisi, poi, gli ottoni nel tripudio finale. Più che una deflagrazione le ultime battute della Sinfonia sono una liberazione di energia, salutate da applausi altrettanto energici.

Programma in house questo inaugurale: per il secondo brano in programma, il Doppio concerto per violino, violoncello e orchestra in la minore, op. 102 di Johannes Brahms(composto nel 1887) la parte del violino è sostenuta da Gabriele Pieranunzi, storica spalladell’orchestra sancarliana, quella del violoncello da Pierluigi Sanarica, dal 2018 Primo violoncello della medesima compagine.

Proprio al violoncello è affidato, in apertura del primo movimento, Allegro, un breve dialogo con l’orchestra, che denota la cifra caratteristica del Doppio concerto, un capolavoro di fusione tra virtuosismo e sinfonismo, nel solco delle sinfonie concertanti di W.A. Mozart e del Triplo concerto di Beethoven.

Dan Ettinger e i solisti optano per una lettura “levigata”, poco sbalzata, dell’intero movimento: si tende quasi a raffreddare l’intensità degli intensi slanci melodici; è privilegiata la dimensione cameristica, più che quella propriamente sinfonica. In questa ottica il suono vellutato e dolce del violino di Gabriele Pieranunzi trova il suo terreno d’elezione; il violoncello di Sanarica, invece, con la sua cavata possente e il suono caldo e deciso, controbilancia la dimensione sonora cameristica del violino.

Questa visione interpretativa, ricca di sfumature, più vicina a un dipinto ad acquerello che a olio, trova il suo momento migliore nell’elegia dell’Andante del secondo movimento: il dialogo cameristico tra i due strumenti qui si fa più intenso, soffuso e ben bilanciato. Ben calibrata è la fusione sonora tra il violino di Pieranunzi, dal suono ancor più limpido e melanconico, e il violoncello, screziato e caldo, di Sanarica, entrambi adeguatamente sostenuti, quanto a sonorità e intesa espressiva, da un’orchestra “morbida”.

Si ritorna a un virtuosismo strumentale ben temprato con ilVivace non troppo del terzo e ultimo movimento, in cui domina il carattere danzante, influenzato da ritmi popolari ungheresi tanto cari a Brahms: il dialogo tra violino, violoncello e orchestra è fitto e intrecciato, complementare; l’intensità è crescente.

Al termine, applausi convinti e prolungati per Pieranunzi, Sanarica, Ettinger, Orchestra e prime parti.

Pieranunzi e Sanarica regalano un bis, il brillate e accattivante Rondò dal Duetto n. 1 per violino e violoncello di Niccolò Paganini che riscuote un convinto apprezzamento.


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