Intorno a Cio Cio San
Successo a Fano per Madama Butterfly forte di un solido allestimento e di un buon cast guidato da una trascinante Vittoria Yeo, mentre qualche perplessità viene dal podio.
FANO, 29 marzo 2025 - Otto minuti di applausi salutano Madama Butterfly al Teatro della Fortuna di Fano, prima tappa del tour regionale per la Rete Lirica delle Marche dopo il debutto della coproduzione a Savona e ad Ancona nello scorso autunno con locandine in gran parte differenti.
Oggi, non v'è dubbio: chi trascina lo spettacolo al successo è lei, Vittoria Yeo, subentrata ora alle colleghe in cartellone all'Opera Giocosa e alle Muse. La sua Cio Cio San non è una novità e l'avevamo ascoltata anche a Brescia, catapultata a imparare con pochi giorni la seconda versione dell'opera con eccellenti risultati. Le aspettative era alte e non sono andate deluse, per questo toccante, autentico ritratto di donna che non si fa mai compiangere, ma commuove e desta ammirazione per la forza con cui difende il suo mondo. Non fa la figura dell'illusa, quanto piuttosto di colei che ha compiuto una scelta con convinzione e a questa convinzione non viene meno, fino alle estreme conseguenze. È tradita, lei non tradirà mai: Yeo lo fa sentire nella fierezza che vibra anche nel dolore, nella fragilità, come nella gioia illusoria. Nell'abbraccio di una sala come quella del Teatro della Fortuna, poi, le bastano uno sguardo o un sussurro per colpire al cuore.
L'allestimento nato dalla regia di Renata Scotto e realizzato da Renato Bonajuto (costumi di Artemio e scene del Coccia di Novara) è senz'altro un ottimo supporto. Ogni scelta interpretativa ha bisogno di una sua necessità e questo ha la necessità di raccontare senza uscire dai binari dell'iconografia tradizionale. Come sempre, l'importante è che ciò che si fa sia fatto bene e, mentre spesso l'alibi della cornice rassicurante permette ai registi di raffazzonare cliché e imprecisioni alla pari di chi non sapendo che fare “fa strano”, qui abbiamo una narrazione chiara, lineare, dove tutto ha senso e tutto sta al suo posto. E si perdona pure la parrucchetta gialla un po' demodé del bimbo, anche perché la piccola Athena Valentini ha un visetto e una mimica di spiazzante simpatia e innamora tutto il teatro.
Quel che aiuta meno, purtroppo, è il podio. Cesare Della Sciucca vuol forse evitare sdilinquimenti di maniera, ma nel suo procedere metronomico finisce per annullare la naturale espressione del dramma, con tempi che risultano sempre un po' troppo veloci o un po' troppo lenti, inesorabilmente meccanici e privi del respiro e di quel gioco di colori e accenti che dovrebbe unirsi al canto. Anche la gestione dei rapporti interni alla buca, oltre che fra buca e palco, è migliorabile e si notano un po' troppe imprecisioni nella Sinfonica Rossini.
Sebbene non nelle condizioni di esprimersi al meglio il cast è comunque di qualità: Sergio Vitale è uno Sharpless dal porgere sempre maturo, dignitoso e consapevole, come si confà al suo ruolo; la Suzuki di Danbi Lee nel corso della recita si evolve in una crescente, toccante, drammaticità e la voce va di pari passo, espandendosi sempre più intensa. Matteo Roma, che dagli esordi belcantistici avevamo già seguito nel passaggio a un repertorio più lirico, conferma con maggiore scioltezza il naturale sviluppo del registro centrale; c'è margine di crescita, la zona di passaggio sembra doversi ancora ben consolidare, ma convince e il suo Pinkerton, più che strafottente, è sfacciatamente inconsapevole, immaturo, impermeabile al sentimento altrui per manifesta incapacità emotiva. Molto attuale.
Bene assai il Goro di Raffaele Feo, sempre presente e mai sopra le righe (dopotutto è un uomo d'affari: per quanto viscido, deve lusingare ma anche farsi prendere sul serio) e via via tutto il cast: Wooseok Choi (Yamadori), Yongheng Dong (lo zio Bonzo), Valentina DEll'Aversana (Kate), Rza Khosrovzade (il commissario imperiale), Marco Mignani (l'ufficiale del registro), Jennifer Turri (la cugina) e Anastasia Pigorova (la madre), queste ultime membri del Coro del Teatro della Fortuna diretto da Mirca Rosciani.
Alla fine, si è detto, grandi applausi da parte di una sala gremita in cui si riconoscevano alcuni dei principali attori della scena operistica marchigiana: il sovrintendente del Rof Ernesto Palacio, il direttore artistico della stagione lirica del Teatro delle Muse di Ancona e dell'Accademia d'Arte Lirica di Osimo Vincenzo De Vivo, la neonominata direttrice artistica della Rete Lirica regionale Stefania Donzelli.
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