Lo spreco e la necessità
Fui profeta allor? Non ci voleva in realtà un grande intuito per capire quel che tutto il mondo della cultura aveva capito. Tutti, tranne il ministro Franceschini, imperterrito nel varare la sua "Netflix della cultura" It's Art, divenuta poi per lo più oggetto di scherno per i sistematici errori marchiani nei testi e nei post social.
Esisterebbe già la Rai, con la piattaforma Raiplay e basterebbe indicizzare i materiali come si deve, rendere la navigazione più funzionale, dare spazio alle competenze (che ci sono già in azienda) snellendo la burocrazia e senza affidare la stesura delle schede dei programmi a chi, palesemente, non sa di che si tratta. Peraltro, molti teatri hanno già provveduto autonomamente a gestire gli streaming con web tv e canali youtube, per cui era già chiaro come l'idea di cui era innamorato Franceschini fosse superflua e non tenesse conto dell'effettivo panorama, del mercato e delle risorse.
Torniamo a ripetere, non ci sono cose più importanti e sostanziali in cui investire invece di queste iniziative di facciata? Curare la qualità della Rai; rivedere la politica dei finanziamenti alla cultura e la situazione dei lavoratori delle arti e dello spettacolo, per esempio. Oppure, caro Ministro Franceschini, ci sarebbe la Villa di Giusepep Verdi a Sant'Agata, sulla cui vendita all'asta le istituzioni non si sono ancora pronunciate [per informazioni e firmare la petizione: Villa Verdi in vendita: un appello]
Mentre si diffonde la notizia dei 7 milioni e mezzo di euro di passivo per il primo anno di It's Art, non possiamo che rimandare alla lettera aperta al Ministro Franceschini pubblicata il 13 febbraio 2021. Era tutto prevedibile. Sarebbe bello che lo prevedesse anche chi prende le decisioni e che si cambiasse rotta.