L’Ape musicale

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"Al solito un dramma semiserio..."

“...un lungo, malinconico, noioso, poetico strambotto! Barbaro gusto! secolo corrotto!” sbotta Don Bartolo immaginando che L'inutil precauzione, il nuovo “dramma in musica” cui fa riferimento Rosina, appartenga al genere semiserio di gran moda. Certo, derivata dai generi larmoyant e dal romanzesco avventuroso, l'opera semiseria è la favorita della nuova borghesia, è avvincente e realistica: il nostalgico dell'epoca di Caffariello non può che guardarla con sospetto, con il suo carico di malinconie e di acrobazie vocali, c'è però qualcosa di più. È un ammiccamento del librettista al pubblico, avulso dalla finzione scenica: nemmeno due mesi prima del Barbiere i romani avevano assistito al teatro Valle – il diretto concorrente dell'Argentina – alla prima non proprio felice di Torvaldo e Dorliska, dramma semiserio. Chiaramente Sterbini gioca la carta dell'autoironia per marcare la differenza rispetto al lavoro precedente, con piena volontà di riscatto, consapevole di come il meccanismo perfetto del Barbiere non abbia molto a che spartire con le traversìe polacche degli sposi insidiati fra boschi e castelli da un duca libertino e senza scrupoli, tipico prodotto alla moda la cui forza risiederà unicamente nella qualità sempre elevata della scrittura rossiniana.

Le preoccupazioni di Sterbini, librettista occasionale le cui spalle non erano sufficentemente larghe per reggere la pressione del teatro e delle sue alterne fortune, si riflettono naturalmente nel citato Avvertimento, tutto teso non a prevenire una reazione dei tradizionalisti, bensì ingentilire con un pizzico di umiltà e reverenziale rispetto la proclamazione dell'originalità e della modernità del trattamento di un tema collaudato. Fa dunque il paio con la battuta di Bartolo nell'avvisare che la nuova opera di Rossini e Sterbini non sarà come il prodotto convenzionale poco apprezzato nemmeno due mesi prima, bensì qualcosa di del tutto nuovo, con un grande ruolo per il cantante più atteso della stagione e, comunque, un soggetto di già provata efficacia.

Avvertimento al pubblico

La commedia del signor Beaumarchais intitolata Il barbiere di Siviglia, o sia L'inutile precauzione si presenta in Roma ridotta a dramma comico col titolo di Almaviva, o sia l'inutile precauzione all'oggetto di pienamente convincere il pubblico de' sentimenti di rispetto e venerazione che animano l'autore della musica del presente dramma verso il tanto celebre Paisiello che ha già trattato questo soggetto sotto il primitivo suo titolo.

Chiamato ad assumere il medesimo difficile incarico il signor maestro Gioachino Rossini, onde non incorrere nella taccia d'una temeraria rivalità coll'immortale autore che lo ha preceduto, ha espressamente richiesto che Il barbiere di Siviglia fosse di nuovo interamente versificato, e che vi fossero aggiunte parecchie nuove situazioni di pezzi musicali, che eran d'altronde reclamate dal moderno gusto teatrale cotanto cangiato dall'epoca in cui scrisse la sua musica il rinomato Paisiello.

Qualche altra differenza fra la tessitura del presente dramma, e quella della commedia francese sopraccitata fu prodotta dalla necessità d'introdurre nel soggetto medesimo i cori, sì perché voluti dal moderno uso, sì perché indispensabili all'effetto musicale in un teatro di una ragguardevole ampiezza. Di ciò si fa inteso il cortese pubblico anche a discarico dell'autore del nuovo dramma, il quale senza il concorso di sì imponenti circostanze non avrebbe osato introdurre il più piccolo cangiamento nella produzione francese già consagrata dagli applausi teatrali di tutta l'Europa.

Una cosa è, comunque, certa: il "secolo corrotto" tanto inviso al vecchio tutore ripete regolarmente una sorta di cahier de doléance dei soprusi dei signorotti ancien régime - dal Duca d'Ordow di Torvaldo e Dorliska al Podestà della Gazza ladra al Pizzarro del Fidelio - regolarmente sconfitti dalla giustizia che, per quanto sempre benedetta infine da un benevolo potere supremo, rispecchia i sentimenti della nuova borghesia post rivoluzionaria. Uno schema politico cui il Barbiere, nato nella Roma papalina in piena Restaurazione, non può affiliarsi in toto, nonostante l'immagine tradizionale affermatasi delle imprese di Figaro.


 

 

 
 
 

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