L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Per poco io ve lo do

 di Roberta Pedrotti

 

Cento scudi?... Trenta?... Venti?
No... nessuno si sgomenti.
Per provarvi il mio contento
di sì amico accoglimento,
io vi voglio, o buona gente,
uno scudo regalar.

CORO
Uno scudo! Veramente?
Più brav'uom non si può dar.

DULCAMARA
Ecco qua: così stupendo,
sì balsamico elisire
tutta Europa sa ch'io vendo
niente men di nove lire:
ma siccome è pur palese
ch'io son nato nel paese,
per tre lire a voi lo cedo,
sol tre lire a voi richiedo

Da un lato niente più domeniche gratuite nei musei, dall'altro un contingente di biglietti a 2 euro destinato agli under 25 per l'opera e i concerti. Una riflessione su politiche culturali che sembrano concentrarsi sul prezzo prima che sull'obiettivo reale.

Sia subito detto: un'offerta di biglietti a prezzo speciale per gli spettatori più giovani è e resta sempre una bellissima cosa. A differenza dell'elisir spacciato dal “Dottore enciclopedico” il teatro è una finzione perfettamente consapevole e consensuale, ma come il nostro prodigioso Bordeaux in grado di incidere sulla realtà e anche di trasformarla in meglio. Dunque, poiché anche oggidì spacciar cultura è un affar geloso assai, l'abilità di persuasione di Dulcamara – al netto della sua non specchiata onestà – potrebbe far molto comodo.

Però, quest'offerta lanciata dal ministero e accolta già diversi importanti teatri per un ingresso a 2 euro riservato agli under 25 sembra piombare come un sasso nello stagno: qualche schizzo, un po' di onde, l'acqua s'intorbida, gli animali sia agitano, poi tutto torna com'era prima e il sasso si posa sul fondo con decine e decine di fratelli. Questo, semplicemente, perché non sarà la prima né l'ultima iniziativa lanciata per facilitare il pubblico giovane, o comunque una maggior partecipazione generale: la Scala ha da un paio d'anni rilanciato, con il nome di ScalAperta, recite speciali a prezzo ridottissimo (ma chi scrive ricorda bene ancora negli anni '90 un Don Giovanni pomeridiano infrasettimanale di tutto rispetto visto al Piermarini con 5.000 lire); quasi tutti i teatri hanno varie opzioni per tariffe ridotte, in particolare per under 30, senza considerare le varie campagne e gli spettacoli rivolti ai minorenni (cui sono stati più volte destinati ingressi gratuiti o simbolici a un euro), scolaresche e studenti. Insomma, iniziative per facilitare i più giovani non mancano: quindi, forse, non sarà il gioco al ribasso la strategia di cui avremo bisogno. Nemmeno Dulcamara, da quel genio della vendita qual è, punta tutto sul prezzo. Anzi, la cifra è l'ultima cosa, il colpo finale; prima il dottore attira la nostra attenzione, ci incuriosisce, solenne incalzante e brillante ci persuade che, quandanche non capissimo bene di che si tratta, quel che ci propone è qualcosa di irrinunciabile. Allora, e solo allora, fa in modo che tutte le persone interessate se lo possano permettere. Perfetto: una lezione di marketing da tenere a mente per fini più nobili e onesti!

Noi invece partiamo dal prezzo, forse troppo preoccupati da quella formula ripetuta come un luogo comune “ci andrei, ma è troppo caro”. Interroghiamoci sul fatto se chi risponde in questo modo veramente verrebbe a teatro o se invece non sia una scusa, un alibi per non ammettere di non conoscere o anche, semplicemente e legittimamente, di non essere interessati. Perché dato che le promozioni e le riduzioni, le politiche mirate dei prezzi esistono, se non funzionano, se non arrivano a tutti significa che o la loro attuazione è troppo macchinosa (per esempio per gli acquisti on line o per la quantità di posti disponibili), o la comunicazione non raggiunge il suo obbiettivo e i ragazzi non sono informati o non sono stimolati a informarsi, o che l'oggetto non interessa. Allora arriviamo al punto principale del discorso di Dulcamara: bisogna correggere gli anelli deboli nella catena di comunicazione, serve una politica culturale che crei la domanda di opere, concerti, rappresentazioni teatrali, mostre... Serve un sistema che poi soddisfi questa domanda nel modo più efficiente possibile creando consuetudine e fiducia.

Quante sono le scolaresche che seguono incantate laboratori teatrali e musicali, che partecipano ad anteprime e recite loro dedicate applaudendo con entusiasmo? Quanti di questi ragazzi poi reputano interessante continuare a frequentare questo mondo informandosi su programmazioni, su riduzioni e vendite, sui tempi e i modi per trovare i posti migliori al miglior prezzo? Quanti penseranno che varrà la pena destinare una parte del proprio budget (non poi necessariamente così sostanziosa) alla musica e al teatro? Questo è il punto, l'obiettivo da perseguire: far sì che siano sempre di più.

Un contingente (limitato) di biglietti da accaparrarsi prima di compiere i 26 anni, però, non deve essere il punto di partenza. Al contrario, ingressi iper economici sono il compimento di una società viva culturalmente, affinché possano andare a Teatro anche a coloro per i quali, a prescindere dall'età, sarebbe davvero troppo caro. A Vienna ogni giorno ci sono opere e concerti affollati con biglietti da pochi spiccioli e da centinaia di euro. La domanda e l'offerta sono altissime per qualità e quantità, i prezzi e le modalità di vendita fanno sì che l'offerta possa soddisfare la domanda senza preclusioni. Anche l'esclusivissimo Concerto di Capodanno ha repliche e anteprime che moltiplicano le possibilità di accesso anche a prezzi popolari.

Nell'antica Atene le spese per l'allestimento teatrale erano dovere civico dei cittadini più abbienti e le classi meno agiate erano risarcite con un obolo per le giornate di lavoro perse in favore della partecipazione a rappresentazioni considerate fondamentali per lo spirito della comunità. Oggi troppo è cambiato per ricalcare quel modello, ma resta il principio dell'importanza fondamentale, unita al valore riconosciuto dell'indotto economico, del teatro e delle arti; accanto al principio secondo cui lo Stato deve fare in modo che la cultura possa godere delle risorse necessarie e che i cittadini possano accedervi a prescindere dal censo (in tal senso non si capisce proprio la coerenza fra questa offerta circoscritta e non risolutiva e la cancellazione delle domeniche gratuite nei musei, di ben altro, determinante e riconosciuto impatto), è necessario far sì che questo pubblico vasto e interessato esista. Sono necessarie con politiche culturali e di comunicazione moderne, efficaci, mirate, è necessario che i - numerosi - progetti dedicati alle scuole non rimangano isolati in una programmazione didattica che emargina le arti.

Altrimenti, alla fine è facile immaginare che di questi biglietti a 2 euro faranno uso in massima parte ragazzi che all'opera già ci vanno, trattandosi di una misura che non crea l'interesse, ma contribuisce a soddisfarlo. Allora, come premio e riconoscimento ai giovani melomani, è gradito, giusto, meritato. Fa piacere pensare che questi ragazzi curiosi, intelligenti, appassionati, colti possano avere un'occasione in più per risparmiare qualche soldo. È un bel regalo, che sarà senz'altro gradito. È, anzi, facile immaginare che i contingenti di biglietti a 2 euro (ricordiamolo, non si tratta di una riduzione per tutti gli under 25, ma solo di una quota di posti iper scontati a loro disposizione, come un'offerta speciale fino a esaurimento scorte) non basteranno per tutti, dato che le ultime statistiche sulla partecipazione a spettacoli dal vivo, e soprattutto di musica classica e lirica, non sono affatto scoraggianti. I punti dolenti sono altri, e riguardano la gestione delle attività culturali, la comunicazione, la larga fetta di popolazione che a esse non si avvicina non perché, legittimamente, conosce e non ama, ma perché non conosce e quindi non ha nemmeno la piena libertà di scelta. L'ignoranza che offusca la libertà di pensiero, dandone però solo pericolosa illusione, è uno dei più grandi problemi attuali del nostro Paese.

Sì, sarà una bella cosa offrire dei posti a prezzo simbolico a dei ragazzi, ma non sarà questa un'iniziativa che, di per sé, creerà e fidelizzerà un pubblico nuovo e più ampio, né che migliorerà la situazione culturale del nostro paese. Si può lanciare un sasso in uno stagno con effetti spettacolari, ma quando il sasso s'immerge, in pochi istanti tutto torna come prima.


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