Il potere di uno streaming
di Roberta Pedrotti
Nel momento di crisi, in cui l'attività dello spettacolo dal vivo è sospesa e i teatri chiusi, ci sono casi in cui lo streaming può rivelarsi una risorsa preziosa, non un surrogato del palcoscenico e del contatto diverso, ma uno strumento che permette un contatto fra sorrisi e riflessioni, arte, commozione e solidarietà, come ha dimostrato il Gran Galà sul Sofà di Donizetti Opera, che reinventa l'idea di galà come videochat fra musicisti, istituzioni, pubblico, in un'unica comunità.
Opera in quarantena. Pars Destruens
Nella prima riflessione pubblicata il 17 aprile come pars destruens, si era focalizzata l'attenzione su ciò che senza ombra di dubbio né margine di discussione si può pensare di trasferire on line: audizioni e concorsi di canto, che per dirsi seri devono necessariamente svolgersi dal vivo.
Esistono, viceversa, situazioni in cui le comunicazioni e le trasmissioni a distanza possono essere una risorsa preziosa, sia essa utile in pianta stabile anche in condizioni di normalità, sia essa parte di una fase di emergenza.
È questo il caso del Gran Galà sul sofà proposto il 24 aprile, ma ancora disponibile on line, dal festival Donizetti Opera di Bergamo.
Vicine e rivali storiche, la città dei Mille e la Leonessa d'Italia, ferite insieme in maniera particolarmente feroce dalla pandemia, in segno di lutto non avevano visto i loro teatri lirici unirsi alla fittissima offerta di streaming presentata da altre istituzioni. C'era stato soltando un Requiem di Donizetti, registrato nella Cattedrale di Bergamo nel 2017 e trasmesso la sera del Venerdì Santo.
Anche il Galà del festival Donizetti Opera di Bergamo ha voluto marcare la differenza e offrire un evento ben pensato per i tempi che stiamo vivendo, con sensibilità, delicatezza e humor.
Un sovrintendente e direttore artistico orobico (Francesco Micheli) e un direttore musicale bresciano (Riccardo Frizza) non hanno potuto pensare a un concerto in vitro, all'imitazione virtuale dell'evento live, come se nulla fosse. Hanno creato qualcosa di diverso – e che per tre ore ha coinvolto oltre 45.000 spettatori da tutto il mondo – utilizzando lo strumento tecnologico come tramite di contenuti, come supporto nell'emergenza, non come surrogato dell'insostituibile.
In primo luogo, va dato atto ai due padroni di casa e a tutti gli ospiti di aver saputo ben calibrare facezie e leggerezza con momenti seri e toccanti, sia nelle esperienze personali sia negli interventi istituzionali, oltre a presentare contenuti musicali di valore.
Questi ultimi sono senz'altro garantiti dalla presenza di Javier Camarena, Celso Albelo, Xabier Anduaga, Jessica Pratt, Davinia Rodriguez, Carmela Remigio, Paolo Bordogna, Alex Esposito, che si esibiscono in diretta o in registrazione, come pure da contributi (per forza di cose d'archivio) diretti da Riccardo Muti, Riccardo Frizza, Corrado Rovaris, Gianluca Capuano. C'è, però, molto di più, perché, appunto, non si tratta di un concerto virtuale, ma di un incontro nel nome dell'arte e della solidarietà. Ci si unisce entrando anche nell'intimo delle case e delle attività dei musicisti: Davinia Rodriguez non si limita a cantare “Vivi ingrato” da Roberto Devereux, ma ci fa entrare in una sessione di prova e studio condivisa con il marito Riccardo Frizza. E lo stesso Frizza intreccia poi con Capuano un'interessantissima conversazione su filologia e prassi esecutiva. Insomma, non si tratta di sostituire la performance, ma di sentirci vicini all'arte e agli artisti, al loro lavoro, alla loro vita.
Bordogna, Esposito, Frizza, Micheli, Rovaris, lombardi, bergamaschi, bresciani, ci rendono partecipi di lutti, nostalgie, affetti; Carmela Remigio racconta del suo compagno, medico all'ospedale di Pavia, e il suo contributo è particolarmente significativo, emozionante, ci fa toccare con mano la quotidianità dell'emergenza, di chi resiste, di chi soffre, di chi combatte.
Davvero, c'è da commuoversi proprio perché non si scade nel patetismo, non ci si piange addosso, ma si condividono angosce e dolori, si trova conforto in uno scherzo e in un sorriso e si guarda al futuro. Ci si dà appuntamento in teatro, si annuncia che Xabier Anduaga sarà Nemorino a Bergamo nel 2021 (dunque – evviva! – si programma ad ampio raggio). Si gioca, anche con i video registrati da Jessica Pratt nella sua casa in campagna con cane e asinello o da Celso Albelo nel suo appartamento in compagnia di moglie e chitarra, e gioca soprattutto Javier Camarena, che compare prima immerso nei videogames per chiudere in bellezza con i Do di Tonio dalla Fille du régiment e un saluto al pubblico italiano, un abbraccio a Bergamo e un invito alla solidarietà che commuovono ancor più perché vengono dopo lo scherzo e il caloroso sorriso.
Dato che non è uno spettacolo tradizionale, ma un ritrovo in videochat fra artisti e pubblico, non mancano commenti sovraimpressi in tempo reale – nei momenti leggeri - con gif e meme. Giusto così, per dire chiaramente: stiamo passando un pomeriggio insieme, restiamo in contatto, sentiamoci uniti, per ritrovarci a festeggiare in teatro quando tutto sarà finito!
Lo streaming è legato a una raccolta fondi per il Mutuo Soccorso della Città di Bergamo, ha anche uno ulteriore nobile scopo di vicinanza e sostegno alla comunità ferita. Da parte loro, con dignitosa compostezza, il sindaco Giorgio Gori e l'assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti fanno il punto della situazione confermando una particolare sensibilità per il Festival e lo spettacolo da vivo, senza retorica o irrealistici voli pindarici.
Gran Galà sul Sofà: ecco un esempio concreto di come, nell'emergenza, lo streaming può essere uno strumento utile e prezioso, può colmare le distanze e dare un segno tangibile per l'arte e per la comunità, senza trasformarsi in un banale contenitore o in un sostituto. Anzi, la prospettiva è sempre e solo il ritorno alla normalità, al contatto, all'incontro e al confronto diretto.
Ci ha dato qualcosa, sul piano umano ma anche artistico, ci ha messo in contatto con musicisti che sono anche persone, ci ha messo in contatto con la passione il lavoro anche dietro le quinte di queste persone, ci ha confortati con un sorriso, ci ha fatto riflettere, ci ha fatto sentire uniti. D'altra parte, cosa sono il teatro e l'arte, se non l'espressione di una società, di una comunità?