L’INTEGRALE SINFONICO DI SCHUMANN E BRAHMS
Accantonato il pianoforte, protagonista di tutta la sua produzione precedente, Schumann rivolse i suoi sforzi verso la grande forma sinfonica dopo il 1840, sul modello delle “divine lunghezze” di Schubert. Le quattro Sinfonie, la cui composizione abbraccia il decennio dal 1841 al 1851, corrispondono a un movimento di espansione e progressione verso nuovi orizzonti di poesia, che investono la forma “assoluta” beethoveniana di unaSehnsuchtschiettamente romantica. Sono pagine che riflettono mirabili aspetti del mondo fantastico dell’autore, soprattutto là dove più pura e svincolata dalle necessità del formalismo classico si afferma la spontaneità delle piccole forme, privilegiata anche in questo campo apparentemente inconciliabile.
Johannes Brahms raccolse dalle mani di Schumann la tradizione del sinfonismo tedesco. In lui appena ventenne Schumann stesso aveva additato il musicista del futuro:Vie nuovesi intitolava l’infiammato articolo che lo salutava come l’eletto «chiamato a render palese in modo ideale la più alta espressione del tempo». Ma la ricezione dell’eredità non avvenne senza scosse o traumi: dall’incontro fra i due nel 1853 trascorsero oltre vent’anni prima che Brahms, ormai quarantenne, si cimentasse nella forma strumentale più illustre. Scritte in nove anni, fra il 1876 e il 1885, le quattro Sinfonie di Brahms rappresentano il traguardo supremo del genere, giunto nel tardo Ottocento verso una fine imminente. Consapevole di questa crisi, il compositore tentò di rivitalizzare la sinfonia scavando a fondo nelle sue possibilità costruttive e contenendo entro gli argini di un crepuscolare lirismo le inquietudini della sua epoca. Il risultato fu un monumento di perfezione formale che suggellò la storia del sinfonismo classico-romantico.