L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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NOTE DI REGIA

di Elena Barbalich

La regia dell'opera riproduce, a livello visivo e percettivo, il mondo delle visioni di Macbeth, come se tutto ciò che accade sul palcoscenico fosse prodotto dai suoi occhi. Il punto di vista è quindi quello del protagonista, come nel corso del percorso erratico profondamente umano del Macbeth shakespeariano, fedelemente mutuato da Verdi. Con lo scenografo Tommaso Lagattolla abbiamo voluto creare uno spazio indefinito, lo spazio interiore dell'incubo, che in alcuni momenti non si coglie per intero, ma si percepisce come un luogo del sentire, dove le figure emergono o appaiono improvvisamente dal buio, generate dalla mente del protagonista. Tutto è avvolto in un'atmosfera lugubremente onirica, nella quale rivive un medioevo barbarico e rituale - omaggio ad Orson Welles - nel quale dominano superstizione e paura. Abbiamo deciso di attenerci al Medioevo perché rappresenta quel mondo comunitario gerarchicamente conchiuso e cristallizzato, che Macbeth decide di infrangere, per dar voce alla sua singola umana pulsione, producendo il caos. L'universo indecifrabile da lui prodotto, corroso dal dubbio e dall'impotenza, nella nostra interpretazione figurativa, è dominato dalla figura emblematica di un cerchio di specchio che, trasformandosi, acquisisce diverse valenze nei vari momenti della vicenda drammatica.

All'inizio dell'opera si presenta come simbolo del mondo medievale, infranto dalle streghe in tante schegge, segno della sciagura imminente: nello stesso luogo, nella luce incandescente, si materializza Lady Macbeth. Progressivamente, nel corso del dramma, diviene occhio giudicante, anello energetico di connessione nei riti delle streghe, triste lago in cui Fleanzio scorge il riflesso dei sicari, calderone evocante gli spiriti e tavolo del banchetto, sospeso come il simbolo inquietante della follia di Macbeth. Rappresentazione topica del cerchio è quando, all'apparizione dei re, si configura come un enorme pendolo oscillante, a rappresentare la scansione inesorabile del tempo.

Un altro aspetto della regia concerne il ritmo delle azioni. Proprio nella scena cardine del banchetto, nella quale Macbeth vede apparire il fantasma di Banco, i movimenti concitati del protagonista sono associati all'estrema lentezza delle movenze del coro, come se tutti, allo sguardo alterato di Macbeth, diventassero larve, fantasmi. Questa alternanza torna in altre scene dell'opera, dove i movimenti veloci di Macbeth e Lady, costantemente pressati dal bisogno di agire, contrastano con lo scorrere rallentato del mondo attorno a loro, fluente in un tempo parallelo al quale non riescono ad accedere. Così sfila il corteo di Duncano, ieratico e solenne, al punto da far tremare la mano di Macbeth che stringe il coltello; così procedono gli otto re, quando si materializzano invocati dalle streghe. La diversità del ritmo mimico è studiata per suscitare nel pubblico l'effetto della paura. 'Paura' è la parola più ricorrente nel dramma di Shakespeare, il più delle volte riferendosi a quella provata da Macbeth.

Il senso dell'irreversibilità dello scorrere del tempo e dell'impossibilità per il protagonista di cancellare le azioni compiute, sono marcati ulteriormente dall'apparizione scenografica della luna, che domina sinistra nelle notti di delitto, alternata al sorgere del sole ottenebrato dall'eclissi e di altri misteriosi pianeti, come accade nei giorni di sventura, con riferimento all'importanza esoterica dell'astrologia nel mondo antico, come preveggenza della catastrofe imminente.

Un altro piano di lettura è la connotazione simbolica dell'uso dei colori. La corte è cromaticamente connotata da tutti i toni del viola e del grigio, colore in cui convergono tutte le tinte, ma anche di un mondo indistinto, popolato da fantasmi. Nel buio, espressione del caos, si accende, in alcuni momenti topici, un fondale cielo, a volte anche sudario o marmo funebre, che si trasfigura cromaticamente a commento del procedere drammatico degli eventi. Nel primo atto come alla fine dell'opera, il colore di scena è il blu, tinta della regalità secondo l'araldica medievale. Durante l'uccisione di Banco, il fondale si accende nel rosso, simbolo del sangue ma anche dell'azione e delle passioni degenerate e irrefrenabili. Il fondale giallo - colore alchemico - miscelato al rosso, si associa al fuoco dei riti sabbatici; giallo e verde, in Patria oppressa, è segno di disordine e follia, mentre giallo e blu, durante l'apparizione degli otto re, evoca l'oro della corona. Il viola, del costume dei sicari e di Lady Macbeth, nel primo e secondo atto è il colore del diavolo - come nell'alto Medioevo - mentre nel fondale, durante il sonnambulismo, è il colore della penitenza.

Un ulteriore aspetto della regia è connotato dall’uso, attraverso il movimento di tulle e sipari, di un procedimento di montaggio cinematografico tra le diverse scene, in modo da adattare il rigido schema dei numeri chiusi alla struttura cinetica delle sequenze, rendendo più incalzante il ritmo narrativo.


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