L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Indice articoli

Con Händel  debutta l'orchestra barocca della Scala

 

Il trionfo del Tempo e del Disinganno

Con l’allestimento in forma scenica dell’oratorio di Händel diretto da Diego Fasolis

la Scala diviene il primo grande teatro internazionale a promuovere

un complesso barocco all’interno della propria orchestra

Con le 8 recite dell’oratorio di Händel Il trionfo del Tempo e del Disinganno in scena dal 28 gennaio al 13 febbraio il Teatro alla Scala presenta al pubblico il suo complesso barocco: un gruppo di strumentisti che nei mesi scorsi ha approfondito con il Maestro Diego Fasolis la tecnica e le prassi esecutive settecentesche. Il progetto, sviluppatosi anche grazie all’adesione e all’entusiasmo di numerosi Professori dell’Orchestra del Teatro alla Scala, prevede che alla nuova compagine sia affidato un titolo all’anno sotto la bacchetta di uno specialista, nella prospettiva di creare al Piermarini una nuova tradizione esecutiva barocca. La Scala, riprendendo l’esperienza avviata dall’Opera di Zurigo, si pone così all’avanguardia tra i grandi teatri internazionali nel campo delle esecuzioni storicamente informate.

Nel 1707 Händel aveva 22 anni, aveva già scritto due opere per il teatro di Amburgo e si trovava da un anno in Italia, su invito di Ferdinando de’ Medici. Il “caro sassone”, dopo un primo soggiorno fiorentino, si era recato a Roma dove aveva stretto sodalizio con il cardinale Benedetto Pamphilj, già librettista per diversi compositori tra i quali Alessandro Scarlatti. A Roma le rappresentazioni operistiche erano vietate (come anche il canto in pubblico per le donne): i due si dedicarono quindi alla stesura di un oratorio di argomento almeno a prima vista moraleggiante, i cui personaggi ebbero tuttavia tutta la vivacità del teatro musicale. Il trionfo del Tempo e del Disinganno (catalogo HWV 46a) viene dunque eseguito per la prima volta nel 1707 con il compositore al cembalo e la direzione di Arcangelo Corelli presso il Teatro del Collegio Clementino nell’ambito dei concerti quaresimali organizzati dal Cardinale Ottoboni. La fortuna dell’opera e la sua centralità nella parabola artistica di Händel sono testimoniate dal fatto che il compositore apprestò due successive versioni, entrambe per il Covent Garden: nel 1737 con il titolo Il trionfo del Tempo e della Verità (HWV 46b) e nel 1757 con il titolo The Triumph of Time and Truth (HWV 71). Tra le arie ricordiamo almeno “Lascia la spina”, il cui tema verrà ripreso nell’opera Rinaldo sulle parole “Lascia ch’io pianga”, e la sublime “Tu del ciel ministro eletto”; altri brani compariranno in diverse composizioni successive tra cui Agrippina .

Lo spettacolo di Jürgen Flimm con le scene di Erich Wonder e i costumi di Florence von Gerkan nasce nel 2003 per l’opera di Zurigo, ottenendo consensi entusiastici, e viene ripreso alla Staatsoper di Berlino nel 2012, dove Flimm è affiancato, come alla Scala, da Gudrun Hartmann. Flimm e Wonder collocano il trapasso dall’edonismo alla malinconia che impregna l’oratorio in una serata dopo teatro che affonda nella notte al bancone di un caffè alto borghese ispirato alla leggendaria brasserie parigina art déco La Coupole, inaugurata nel 1927, in cui si incontravano tra gli altri Man Ray, Aragon, Picasso, Simenon e Josephine Baker. Il bar diviene teatro moderno di simbologie di perfetto sapore barocco, tra controscene e movimenti coreografici.

Alla Scala il Piacere è Lucia Cirillo, ospite frequente delle principali orchestre barocche e del Festival di Glyndebourne; Bellezza è Martina Janková, una delle più apprezzate cantanti mozartiane di oggi, di casa all’opera di Zurigo e a Salisburgo; il Tempo è il tenore italiano Leonardo Cortellazzi, recentemente applaudito alla Scala come Nerone ne L’incoronazione di Poppea, e il Disinganno è Sara Mingardo, contralto prediletto dai direttori di musica barocca ma chiamata anche da Abbado, e ascoltata alla Scala nella trilogia monteverdiana diretta da Rinaldo Alessandrini.


Stagione d’Opera e Balletto 2015 ~ 2016

28, 30 gennaio ~ 3, 5, 7, 10, 12, 13 febbraio 2016

Il trionfo del Tempo e del Disinganno

Oratorio in due parti (1707)

di GEORG FRIEDRICH HÄNDEL

Libretto di Benedetto Pamphilj

(Editore Proprietà Opernhaus, Zürich)

Produzione Opernhaus di Zurigo e Staatsoper di Berlino

Direttore DIEGO FASOLIS

Regia JÜRGEN FLIMM e GUDRUN HARTMANN

Scene ERICH WONDER

Costumi FLORENCE VON GERKAN

Coreografia CATHARINA LÜHR

Lighting designer MARTIN GEBHARDT

Luci riprese daHANS-RUDOLF KUNZ

Personaggi e interpreti

Bellezza Martina Janková

Piacere Lucia Cirillo

Disinganno Sara Mingardo

Tempo Leonardo Cortellazzi

ORCHESTRA DEL TEATRO ALLA SCALA SU STRUMENTI STORICI

in collaborazione con

“ I BAROCCHISTI” DELLA RSI – RADIOTELEVISIONE SVIZZERA

 

 

Date:

 

giovedì 28 gennaio 2016 ore 20 ~ prima rappresentazione turno E

sabato 30 gennaio 2016 ore 20 ~ turno B

mercoledì 3 febbraio 2016 ore 20 ~ fuori abbonamento

venerdì 5 febbraio 2016 ore 20 ~ turno A

domenica 7 febbraio 2016 ore 15 ~ fuori abbonamento

mercoledì 10 febbraio 2016 ore 20 ~ turno C

venerdì 12 febbraio 2016 ore 20 ~ turno D

sabato 13 febbraio 2016 ore 20 ~ ScalAperta

 

 

Prezzi : da 180 a 11 euro

Prezzi ScalAperta : da 90 a 5,50 euro

Infotel 02 72 00 37 44

www.teatroallascala.org


 

L’opera in breve

Cesare Fertonani

Nel 1706 il ventunenne Georg Friedrich Händel arriva in Italia per un viaggio di formazione e al contempo di autopromozione professionale; nel giro di tre anni soggiornerà a Roma, Firenze, Napoli e Venezia. A Roma il giovane musicista tedesco s’inserisce subito nell’ambiente, culturalmente ricchissimo, del mecenatismo sontuoso dei cardinali Carlo Colonna, Benedetto Pamphilj, Pietro Ottoboni e del marchese Francesco Maria Ruspoli. Qui le sue prime composizioni importanti sono pezzi di musica sacra; nella primavera del 1707 Händel riceve la commissione di un lavoro di ampie dimensioni, l’oratorio Il Trionfo del Tempo e del Disinganno (il cui titolo originario era La Bellezza ravveduta nel trionfo del Tempo e del Disinganno); autore del libretto è uno dei suoi stessi protettori, Benedetto Pamphilj. Nell’Italia del Settecento l’oratorio non si differenziava quasi dall’opera nella struttura, nello stile musicale e nelle stesse convenzioni formali (alternanza di recitativi e arie), pur conservando caratteri peculiari come il soggetto religioso o allegorico, l’assenza – o la riduzione al minimo – della messa in scena teatrale e l’articolazione in due parti anziché in tre Atti (l’intervallo poteva essere occupato da un rinfresco, un sermone o un intrattenimento musicale). Quando, a Roma, tra lo scorcio del Seicento e il primo decennio del Settecento, l’opera pubblica impresariale fu bandita dal papato perché ritenuta ricettacolo di malcostume e corruzione, l’oratorio diventò il maggiore surrogato del dramma per musica. Incentrato intorno alla contrapposizione tra la falsità dei piaceri terreni e la verità della vita eterna, e dunque sui temi della penitenza e della conversione, il libretto assume più l’aspetto di una disputa morale e teologica che quello di una vicenda drammatica. I personaggi sono quattro figure allegoriche: Bellezza (soprano), Piacere (soprano), Disinganno (contralto), Tempo (tenore). È probabile che a ispirare il personaggio di Bellezza, indotta da Tempo e Disinganno a lasciare le tentazioni terrene che Piacere le offre a favore della fede religiosa, sia stata la figura di Maria Maddalena, prototipo dell’eroina penitenziale. La struttura e la gerarchia dei ruoli sono operistiche: Bellezza riceve otto arie e Piacere sei, mentre Disinganno e Tempo ne contano rispettivamente cinque e quattro. Oltre alle arie, ci sono poi, a completare un disegno simmetrico ed equilibrato, un duetto e un quartetto in ciascuna delle due parti. Nella partitura di Händel l’esplosione di una straordinaria inventiva e la padronanza della scrittura si associano a un’assimilazione stupefacente della musica italiana, non soltanto operistica ma anche strumentale, come testimoniano la Sonata introduttiva in tre movimenti e quindi, nella prima parte, la Sonata che costituisce il seduttivo concerto offerto da Piacere a Bellezza. Quest’ultima, un pezzo con organo concertante suonato da un “leggiadro giovinetto” (che nella prima esecuzione era lo stesso Händel, cui il cardinale Pamphilj rendeva così omaggio), riflette l’ambiguità con la quale nell’oratorio si tratta la sensuale bellezza dei piaceri terreni e di cui il fascino ammaliante della musica è il simbolo. Conturbante è del resto l’aria conclusi24va, con una meravigliosa parte per violino obbligato, cantata da Bellezza a suggellare la propria conversione. Händel compose la partitura in riferimento a un quadro le cui coordinate sono date dal virtuosismo vocale (di cui è emblema formale l’aria col da capo) e dallo stile concertante del concerto grosso romano. L’orchestra prevede, oltre agli archi e al basso continuo, due oboi, due flauti diritti e organo, al quale, come s’accennava, sono affidate pagine solistiche di rilievo, così come a oboe, violino e violoncello. Nulla si sa sulla prima esecuzione dell’oratorio, che dovette avvenire nella tarda primavera del 1707 a Roma, forse nel palazzo del cardinale Pamphilj o forse nel Collegio Clementino; i ruoli dei due soprani e del contralto furono senz’altro interpretati da castrati, mentre è verosimile che a dirigere l’orchestra fosse Arcangelo Corelli. È possibile che Il Trionfo del Tempo e del Disinganno sia stato allestito in una forma semiscenica – cioè con un fondale realizzato per illustrare momenti della vicenda ma senza una vera e propria azione teatrale –, come poi accadrà per il successivo oratorio composto da Händel a Roma, La resurrezione (1708). Certo la splendida partitura occupa un posto speciale nella produzione del compositore. A Londra, trent’anni dopo, Händel ne appronterà una seconda versione, intitolata Il trionfo del Tempo e della Verità (1737) e infine, a mezzo secolo esatto dalla prima esecuzione a Roma, una terza, questa volta in inglese, col libretto tradotto da Thomas Morell, The Triumph of Time and Truth (1757). Così, per una curiosa coincidenza, il primo oratorio di Händel sarà anche l’ultimo. Che l’autore tenesse in alta considerazione la partitura del 1707 è del resto confermato dal numero di pezzi che egli avrebbe poi riutilizzato, in varie forme, in composizioni successive. L’esempio più celebre è l’aria di Piacere della seconda parte, Lascia la spina, che con nuovo testo diventa la celeberrima aria di Almirena Lascia ch’io pianga nell’opera dell’esordio londinese, Rinaldo (1711).


Il soggetto

Cesare Fertonani*

Parte prima

Bellezza si contempla allo specchio, riflettendo sul fatto che la propria avvenenza non potrà durare per sempre, ma Piacere le promette eterna giovinezza se essa gli resterà fedele. Tempo e Disinganno, tuttavia, si fanno avanti per disilluderla al riguardo: ha inizio così una contesa che contrappone Piacere e Bellezza da una parte, Tempo e Disinganno dall’altra. Bellezza sfida Tempo, il quale dal canto suo evoca spaventose immagini di morte. Per fugare queste ultime, Piacere e Bellezza invitano insieme a godere con leggerezza della gioventù, lasciando alla vecchiaia l’insorgere di foschi pensieri. Bellezza vuole rimuovere qualsiasi richiamo alla realtà terrena, ma Tempo e Disinganno la incalzano; il primo, in particolare, le ricorda la propria legge inesorabile. Comprendendo che la situazione gli sta sfuggendo di mano, Piacere porta Bellezza nel suo regno, uno splendido giardino adorno di sculture allegoriche dove sembrano non esservi né dolore né preoccupazioni. Risuona anche un’incantevole musica: Bellezza è affascinata dalle lusinghe di Piacere e sfida il potere di Tempo. Tocca a Disinganno ricondurla alla realtà, ricordandole che Tempo le è sempre e comunque accanto. Questi poi le intima a sua volta di non farsi ingannare da Piacere e le rivela di regnare sul mondo terreno ma non in quello celeste, dove è sovrana l’eternità senza tempo. A questo punto Bellezza pare lasciarsi indurre a non seguire più Piacere per scoprire piuttosto la verità in un luogo a lei ancora sconosciuto, al di là degli effimeri e vacui inganni dell’apparenza terrena.

Parte seconda

Tempo svela a Bellezza la verità che si nasconde sotto il velo della realtà terrena, ma Piacere cerca di tenerla ancora legata a sé invitandola a chiudere gli occhi. La contesa prosegue. Se Tempo insiste sulla necessità di aprire gli occhi su una prospettiva di pentimento e di salvezza eterna, al di là delle false illusioni del presente, Bellezza è spaventata perché comprende che la verità la costringerà a rinunciare a tutto ciò per cui ha vissuto sino a quel momento. Dal canto suo, Piacere minaccia Bellezza: se lo tradirà, non riceverà in cambio che dolore e sofferenza. Tempo spinge Bellezza a prendere rapidamente una decisione, ma questa, divisa tra l’anelito di pentimento e la paura di perdere il piacere cui è abituata, non sa risolversi. Disinganno e Tempo la incoraggiano verso la verità, Piacere la induce a differire la decisione e si prodiga quindi in un estremo tentativo per ammaliarla ancora; ma Bellezza, ormai pronta a seguire il richiamo della verità, si pente e dice addio al suo passato. Nello specchio in cui usava rimirarsi, simbolo della sua vanità, ora Bellezza scopre che la sua avvenenza non era che illusione; pentita dei suoi errori, dichiara di volersi ritirare in un convento. Tempo e Disinganno celebrano il loro trionfo, mentre Piacere fugge furente per la sconfitta. Infine Bellezza invoca l’aiuto dell’angelo inviatole dal cielo per accogliere la sua conversione. * Cesare Fertonani (1962), storico e critico della musica, insegna all'Università degli Studi di Milano. Si è occupato soprattutto della musica strumentale dal Settecento al Novecento; le sue pubblicazioni ci sono alcune monografie su Vivaldi, Mozart e Schubert.


 

Diego Fasolis

Riconosciuto nel mondo come uno degli interpreti di riferimento per la musica storicamente informata, unisce alla versatilità e al virtuosismo un rigore stilistico apprezzato dal pubblico e dalla critica internazionali che lo seguono nei maggiori festival europei ed americani oltre che tramite registrazioni radiofoniche, televisive e discografiche diffuse a livello globale ed insignite dei più ambiti riconoscimenti della stampa specializzata (più di 120 produzioni edite dalle maggiori case discografiche internazionali). Ha studiato organo con Eric Vollenwyder, pianoforte con Jürg von Vintschger, canto con Carol Smith e direzione con Klaus Knall al Conservatorio e alla Musikhochschule di Zurigo, ottenendo quattro diplomi con distinzioni; si è poi perfezionato in organo e improvvisazione a Parigi con Gaston Litaize e in prassi esecutiva antica a Cremona con Michael Radulescu. Ha conseguito diversi premi e riconoscimenti internazionali, tra cui il primo premio al Concorso musicale di Stresa, il primo premio e la borsa di studio della Fondazione Migros-Göhner e del Hegar Preis, e finalista del Concorso di Ginevra. Iniziata la carriera negli anni Ottanta come concertista d’organo, dopo centinaia di concerti in cui ha eseguito più volte le opere integrali di Bach, Buxtehude, Mozart, Mendelssohn, Franck e Liszt, ha proseguito l’attività come direttore musicale. In tale veste è stato nominato nel 1993 Direttore stabile dei complessi vocali e strumentali della RSI - Radiotelevisione svizzera, e dal 1998 de “I Barocchisti”, orchestra barocca con strumenti storici da lui fondata con la consorte Adriana Fasolis-Brambilla, prematuramente scomparsa, cui ha dedicato nel 2013 una fondazione benefica per il sostegno della Musica e della Natura. Ha rapporti di collaborazione come maestro ospite con formazioni e teatri di rilevanza internazionale tra i quali il RIAS Kammerchor di Berlino, il Concerto Palatino, l’Orchestra Sinfonica e l’Orchestra Barocca di Siviglia, La Scala, l’Opera di Roma, il Carlo Felice di Genova, l’Arena di Verona, il Comunale di Bologna e le maggiori orchestre svizzere. Appassionato di vocalità barocca, collabora con le voci più importanti del panorama internazionale, tra cui Philippe Jaroussky, Max Emanuel Cencic, Franco Fagioli, Karina Gauvin. Dal 2011 collabora strettamente con il mezzosoprano Cecilia Bartoli in progetti di risonanza mondiale, registrazioni audio e video e importanti tournée concertistici, l’ultima delle quali dedicata agli autori italiani e tedeschi presenti negli archivi di San Pietroburgo. Per la sua conoscenza in campo vocale e strumentale è spesso ospite di associazioni musicali quale direttore, docente e membro di giurie internazionali. Nel 2011 Papa Benedetto XVI gli ha conferito un dottorato honoris causa in Musica sacra, in particolare per la monumentale edizione integrale delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina, giunta al quarto di trenta CD sotto la supervisione musicologica di Francesco Luisi. Per il suo impegno nella riscoperta del repertorio operistico ha ricevuto numerosi dischi d’oro, il Grand Prix du Disque per opere di Händel e Vivaldi e nel 2013 l’Echo Klassik (per la sua incisione di Artaserse di Leonardo Vinci). Nel 2014 ottiene due nomination ai Grammy Awards, per quest’opera e per il progetto Mission con opere di Agostino Steffani, realizzato con Cecilia Bartoli. Dal 2013 è regolarmente presente al Festival di Salisburgo, dove nel 2015 ha allestito Semele di Händel e Iphigénie en Tauride di Gluck. Per Il Trionfo del Tempo e del Disinganno di Händel la Scala gli ha affidato la creazione di un’orchestra con strumenti originali.

Jürgen Flimm

Dopo aver studiato scienze teatrali, germanistica e sociologia all’Università di Colonia, nel 1968 è diventato assistente di regia ai Kammerspiele di Monaco, e in seguito regista residente al Nationaltheater di Mannheim e poi al Thalia Theater di Amburgo. Da 1979 al 1985 è stato sovrintendente dello Schauspiel di Colonia, per poi ritornare al Thalia, che ha diretto per 15 anni facendone uno dei teatri di maggior fama e successo della Germania. Il suo primo allestimento operistico è stato Al gran sole carico d’amore di Luigi Nono, a Francoforte nel 1978. Nel 1981 ha messo in scena Les Contes d’Hoffmann di Offenbach alla Staatsoper e nel 1990 Così fan tutte ad Amsterdam, che ha segnato l’inizio della sua proficua e intensa collaborazione artistica con Nikolaus Harnoncourt. I suoi spettacoli sono andati in scena nei teatri più prestigiosi del mondo, quali la Scala, il Metropolitan, il Covent Garden, la Lyric Opera of Chicago, la berlinese Staatsoper Unter den Linden, l’Opera di Zurigo, la Staatsoper di Vienna e quella di Amburgo. Nell’estate del 2000 ha allestito una nuova edizione della Tetralogia wagneriana al Festival di Bayreuth e nell’ottobre dello stesso anno ha messo in scena il Fidelio di Beethoven al Metropolitan; nel giugno 2002 ha firmato la regia della prima mondiale di Der Riese vom Steinfeld di Friedrich Cerha alla Staatsoper di Vienna, e nel marzo 2004 ha allestito, ancora al Metropolitan, la Salome di Richard Strauss. Nel 1987, con Der Bauer als Millionär di Ferdinand Raimund, è iniziata la sua lunga collaborazione con il Festival di Salisburgo, proseguita negli anni successivi con Das Mädl aus der Vorstadt di Nestroy, Der Schwierige di Hofmannsthal, L’incoronazione di Poppea di Monteverdi, King Arthur di Purcell, Lucio Silla di Mozart e Moïse et Pharaon di Rossini. Per la berlinese Staatsoper im Schiller Theater ha firmato nel 2010 la regia di Wissen Sie, wie man Töne reinigt? Satiesfactionen di Erik Satie e nel 2011 quella del Trionfo del Tempo e del Disinganno di Händel. Nel maggio 2012 ha allestito La clemenza di Tito alla Staatsoper di Vienna, e nel giugno 2014, Macbeth di Salvatore Sciarrino, andato in scena nel cantiere della Staatsoper Unter den Linden in restauro. Nell’ottobre 2014 la sua Manon Lescaut è stata rappresentata al Teatro Mikhailovskij di San Pietroburgo. Per il Teatro alla Scala ha firmato la regia di Wozzeck (1997, poi ripreso nel 2000 e 2008) e di Otello, ossia il moro di Venezia di Rossini (luglio 2015). Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il Grimme-Preis, la Medaglia per le arti e le scienze della libera città anseatica di Amburgo, il Konrad-WolfPreis dell’Akademie der Künste di Berlino, il Max-Brauer-Preis della Fondazione Alfred Toepfer F.V.S., la Croce al merito della Repubblica Federale Tedesca nonché la Croce d’onore austriaca per le scienze e per le arti. Dal 1999 al 2003 è stato Presidente dell’Unione dei Teatri tedeschi, dal 2005 al 2008 Direttore artistico della Ruhrtriennale, dal 2007 al 2010 Direttore artistico del Festival di Salisburgo. Dal settembre 2010 è Sovrintendente della Staatsoper Unter den Linden di Berlino. Ha insegnato alle Università di Harvard, New York e Amburgo, ed è Dottore honoris causa dell’Università di Hildesheim.

Gudrun Hartmann

Ha cominciato a collaborare come assistente volontaria alla regia e alla drammaturgia alla Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf/Duisburg quando era ancora studente di Musicologia, Germanistica e Scienze teatrali. Dopo aver svolto altre collaborazioni a Gelsenkirchen e a Wuppertal è stata chiamata all’Opera di Zurigo, dove ha seguito come regista soprattutto allestimenti il cui linguaggio scenico si presentava particolarmente impegnativo per gli interpreti. Dal 2004 al 2012 ha diretto l’Internationales Opernstudio dell’Opera di Zurigo; a quel periodo risalgono le sue regie più importanti, tra cui Il console di Giancarlo Menotti, Les mamelles de Tirésias di Poulenc, Barbe-bleue di Offenbach, Die Kluge di Orff, nonché Albert Herring, The Beggar’s Opera e A Midsummer Night’s Dream di Benjamin Britten. È stata invitata a collaborare con prestigiosi teatri e festival, quali le Wiener Festwochen, il Théâtre du Châtelet e l’Opéra Bastille di Parigi, il Megaron Mousikis di Atene, il Festival Styriarte di Graz, il Konzerthaus di Dortmund, il Metropolitan di New York, il Festival di Bayreuth (dove è stata assistente di Jürgen Flimm per Der Ring des Nibelungen). Negli ultimi anni ha prestato sempre più spesso la sua opera al Festival di Salisburgo e alla Scala.

 

I personaggi e gli interpreti

Bellezza Martina Janková (soprano)

Soprano svizzero di origine ceca, ha fatto parte dell’Opera di Zurigo dal 1998. Si è esibita al Festival di Salisburgo, alle Wiener Festwochen spesso in ruoli delle opere di Mozart (Despina, Celia, Pamina, Zerlina, Susanna, Cherubino, Aminta). Protagonista nella Volpe astuta di Janácˇek, ha interpretato Angelica nell’Orlando di Händel, Nannetta nel Falstaff, Marzelline nel Fidelio, Gretel in Hänsel und Gretel. Oltre agli autori citati, ha cantato anche opere di Rossini e Monteverdi al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi, al Teatro Nazionale di Praga, Grand Thèâtre di Ginevra. Ha preso parte con successo alla trilogia Mozart/Da Ponte con Franz Welser-Möst e la Cleveland Orchestra. Ospitata da orchestre prestigiose, ha cantato con la direzione di maestri come John Eliot Gardiner, Daniele Gatti, Marek Janowski, Charles Mackerras, Neville Marriner, Ingo Metzmacher, Simon Rattle. Suoi impegni recenti, il Saul di Händel a Vienna con Nikolaus Harnoncourt e la Seconda sinfonia di Mendelssohn (Lobgesang) con Riccardo Chailly a Lipsia.

Disinganno Sara Mingardo (contralto)

Autentica voce di contralto, ha un vasto repertorio comprendente opere di Monteverdi, Cavalli, Vivaldi, Händel, Gluck, Mozart, Rossini, Donizetti, Verdi, Schumann, Berlioz. Ha studiato al Conservatorio di Venezia, sua città natale; ha vinto concorsi internazionali, debuttando nel 1987 nel Matrimonio segreto di Cimarosa (Fidalma) e come protagonista nella Cenerentola di Rossini. Fra i grandi maestri con cui ha collaborato vi sono Rinaldo Alessandrini, Riccardo Chailly, Myung Whun-Chung, Colin Davis, John Eliot Gardiner, Marc Minkowski, Riccardo Muti, Roger Norrington, Trevor Pinnock, Jordi Savall, Jeffrey Tate. È stata artista ospite dei Berliner Philharmoniker, London Symphony Orchestra, Boston Symphony Orchestra, Orchestre National de France e di molte altre. In ambito concertistico il suo repertorio comprende Bach, Beethoven, Brahms, Dvorˇák, Mahler, Pergolesi, Respighi. Ha collaborato in varie occasioni con Claudio Abbado a Bologna e al Festival di Lucerna (Pergolesi, Mozart, Brahms, Mahler). Tra le sue presenze alla Scala, la trilogia monteverdiana con regia di Robert Wilson. L’Associazione dei Critici Musicali Italiani le ha conferito l’importante riconoscimento del Premio Abbiati 2009.

Piacere Lucia Cirillo (soprano)

Ha studiato chitarra classica e canto con Adelisa Tabiadon. Si è perfezionata come mezzosoprano con Bruno De Simone, John Janssen e Regina Resnik. Ha vinto i concorsi "As.Li.Co” e “Toti Dal Monte”. Ha approfondito il repertorio liederistico con Dunja Vejzovic e Conrad Richter. Il suo debutto avviene nel Cappello di paglia di Firenze di Nino Rota. Si esibisce nelle più prestigiose sedi europee: Concertgebouw di Amsterdam, Deutsche Oper di Berlino, Festival di Glyndebourne e di Salisburgo, l'Opéra di Parigi, i più importanti Teatri italiani. Specialista del Barocco, ha interpretato Monteverdi, Cavalli, Leo, Vinci, Vivaldi, Jommelli, Pergolesi, Rameau, oltre a vari ruoli in Händel. Canta anche Mozart, Rossini, Bellini e qualche ruolo dell’opera russa. Ha collaborato con maestri come Fabio Biondi, Sylvain Cambreling, Ottavio Dantone, Diego Fasolis, Daniele Gatti, Vladimir Jurowski e Alexander Lazarev e con gruppi quali “Europa Galante”, “Accademia Bizantina”, “Il Giardino Armonico”, “I Barocchisti”. Ha partecipato a produzioni discografiche e video. Tra i debutti recenti il ruolo protagonistico in Orphée et Eurydice di Gluck nella versione di Berlioz al Teatro Massimo di Palermo.

Tempo Leonardo Cortellazzi (tenore)

Ha studiato da tenore al Conservatorio di Parma con Lelio Capilupi. Nel 2006 vince il Concorso internazionale Giuseppe Di Stefano e debutta in Così fan tutte. L’anno dopo è all’Accademia della Scala e si esibisce con maestri quali Chailly, Chung e Dantone. Canta al Comunale di Bologna nel Don Giovanni di Mozart, nei Pagliacci di Leoncavallo e in Risorgimento di Ferrero; interpreta Arturo nella Lucia di Lammermoor alla Fenice, dove canta anche ruoli mozartiani; alla Scala si è esibito ne Le nozze di Figaro, Le convenienze ed inconvenienze teatrali, Il ritorno di Ulisse in patria, L’occasione fa il ladro e Don Pasquale. Questi ed altri titoli sono stati portati anche all’Engadin Festival, al Rossini Festival di Wilbad, in varie sedi italiane. Nel Circuito Lirico lombardo ha cantato nel Cappello di paglia di Firenze di Rota e nel Flauto magico (Tamino). In campo concertistico è apprezzato esecutore di Vivaldi, Bach, Händel e Mozart. Si è esibito anche a Parma, Bari, Avignone, Massy, Napoli, Martinafranca, Verona. Protagonista nel Dido and Aeneas, ha in repertorio anche opere di Paisiello, Verdi, Gounod, Leoncavallo e Janácˇek, anche come protagonista de Il diario di uno scomparso.


 

 

 
 
 

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