L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Musica fra poesia e intimismo

 

Con il concerto “Musica tra poesia e intimismo”in programma domenica 7 febbraio alle 17 alla Sala dei Teatiniprosegue la rassegna cameristica “Allegro con brio”organizzata dalla Fondazione Teatri di Piacenza in collaborazione con il Conservatorio “G. Nicolini”

Prosegue domenica 7 febbraio alle ore 17 alla Sala dei Teatini la rassegna cameristica, a ingresso gratuito,“Allegro con Brio”, organizzata dalla Fondazione Teatri di Piacenza in collaborazione con il Conservatorio di Musica “G. Nicolini” di Piacenza.

Protagonista il Trio Beltramini-Gattoni-D'Aniello impegnato in un concerto dal titolo evocativo “Musica tra poesia e intimismo” che vedrà l'esecuzione del Trio n 4 in Si b maggiore ,op 11 di Ludwig van Beethoven e il Trio in La m per clarinetto, violoncello e pianoforte, op 114 di Johannes Brahms.

L’opera di Beethoven, che aprirà il pomeriggio musicale, si inserisce nella musica del primo periodo viennese e fu composta nel 1798 . In quegli anni Beethoven si fece un nome come pianista e improvvisatore e come compositore di musica per pianoforte. Nel Trio è già evidente la nota impronta personale affidata ai passaggi cadenzali e di transizione e il virtuosismo pianistico, sempre messo al servizio di un’idea musicale capace di penetrare struttura e materia sonora. Sebbene Riezler pose l'accento sulla "banalità" di questo Trio poiché, a suo avviso, dimostrava «soltanto la sua bravura... la perfezione delle forme esteriori e la piacevole naturalezza melodica» esso, in verità, rivela i tratti distintivi della produzione giovanile di Beethoven. Si noti nell’Adagio anche l’anticipazione di stati d’animo di stampo schumanniano, sospesi fra minacciosi ed impenetrabili atmosfere da un lato e da delicatezze e dolcezze improvvise dall’altro. L'ultimo movimento è costituito da un Tema con nove variazioni dal carattere brillante che riprende quello dell'aria "Pria ch'io l'impegno" tratta dall'opera di Joseph Weigl L'amore marinaro, ossia il Corsaro, rappresentata a Vienna nel 1797. Era un'aria così celebre a quel tempo che il Trio op. 11 di Beethoven è conosciuto anche col nome di Gassenhauer Trio, dove con Gassenhauer si intende una canzone nota a tutti.

La data di composizione del Trio di Brahms risale al 1891, epoca nella quale il compositore aveva dichiarato di non voler più comporre. Ma un inatteso viaggio a Meiningen costituisce una rifiorita creativa. Il viaggio avviene con l’amico Widmann ed il soggiorno è localizzato nel palazzo del duca regnante dove vi era una buona orchestra, nella quale suonava un clarinettista che Brahms aveva conosciuto anni addietro e che ammirava molto. Si tratta di Richard von Mühlfeld, celebre non solo come clarinettista dell’orchestra ducale, ma anche come solista. Mesi dopo, nella primavera del 1891 Brahms rompe il silenzio e compone le prime due opere cameristiche in cui interviene lo strumento scoperto e studiato di recente: il Trio op 114 ed il Quintetto op 115. Anche se l’ispirazione risulta meno forte rispetto al Quintetto, il Trio porta il marchio brahmsiano. Il primo movimento, costruito in forma sonata ma con uno sviluppo brevissimo, si consuma fra momenti di tenerezza soffusa di calma e serenità e brevi abbandoni di lirismo drammatico. L'Adagio è intriso di intimismo tipicamente brahmsiano e di soffusa malinconia, ubbidiente ad una linea melodica di assorta e pensosa riflessione sulla caducità della vita. Anche in questo movimento si manifesta la volontà di Brahms di evitare lo sviluppo. Il terzo movimento Andantino grazioso in la maggiore e re maggiore, è una sorta di Ländler in forma di minuetto con trio. Nel Finale ritorna lo schema generale della forma sonata ma la ripartizione dei temi è abbastanza originale: l’atmosfera è bagnata di riservatezza e severità.


 

 

 
 
 

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