L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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Indice articoli

il ravenna festival ricorda mandela



NOTE DEI COMPOSITORI
Comporre la musica della Mandela Trilogy ha segnato una tappa fondamentale nella mia carriera creativa. A quarant’anni dalla mia prima opera, composta quando ancora ero studente, ero emozionato come non mai dalla possibilità di mettere in scena un’opera il cui eroe fosse Mandela, che è subito diventato anche il mio eroe. Ho rivissuto i suoi punti di forza e le sue debolezze, le sue gioie e la sua disperazione di uomo, marito e padre. Componendo l’aria del carcere ho pianto per l’ingiustizia, per la ridicola, iniqua e lunghissima incarcerazione, per la sua dignità di uomo. Ho provato un gran rispetto e ammirazione per la sua auto-disciplina e caparbietà nel perseguire un unico scopo, e per la sua capacità di perdonare coloro che lo avevano perseguitato fino alla liberazione. Mentre Atto III e Prologo sono più apertamente drammatici, l’Atto I è pieno di esuberanza giovanile, con il rito di passaggio nella scena dell’Iniziazione, (“I am a man... I know the pain of the blade of the assegai”). Nell’opera trovano posto i canti di iniziazione della tradizione Xhosa, i tamburi, i balli, la lotta con i bastoni, i sogni e le delusioni di Madiba da “My journey has begun...” fino al climax di questa commovente storia, con la scarcerazione, il discorso nella piazza del municipio nel Finale (“Time has come...”) e l’ispirata profezia per la nazione e per il mondo: “We are one!”
Péter Louis van Dijk
Compositore di Prologo, Atto I, Interludio e Atto III

 
Scrivere l’Atto II della Mandela Trilogy è stata un’esperienza interessante che mi ha permesso di combinare gli arrangiamenti e adattamenti di alcuni brani iconici della storia del Sudafrica con le mie composizioni, dando a questa parte della narrazione una musicalità in linea con quel periodo storico e quella cultura popolare.
Ci sono nell’Atto II stili diversi, tesi a mettere in risalto le qualità distintive degli interpreti principali. Sentivo che, dovendo rivolgermi a un pubblico cosmopolita, potevo fare qualche concessione alla precisione storico-teorica in favore di sonorità più contemporanee che avrebbero coinvolto i diversi elementi della compagnia, i solisti e l’orchestra. La Mandela Trilogy fa sfoggio di una varietà di sonorità, aspetti visivi, sapori e sensazioni distribuiti nei tre atti, per cui questo approccio mi è parso il più opportuno, e ritengo che funzioni bene. Il jazz, la musica indigena e anche un po’ di Broadway e danza sono quindi confluiti nella partitura che ho scritto per l’Atto II: tutti questi elementi sono entrati nel “melting pot” della musica sudafricana, quella che lo stesso Mandela e i suoi contemporanei avrebbero apprezzato nel periodo di Sophiatown e dopo.
Ma, nonostante il tono scanzonato di gran parte dell’Atto II, c’è voluta molta serietà per riuscire a comporre su questo tema. Sono onorato di aver preso parte a questa produzione, che ha continuato a crescere nel tempo in modo creativo.
Mike Campbell
Compositore dell’Atto II


 

 

 
 
 

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