L’Ape musicale

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IL LIBRETTO
Giuseppe Martini
La storia del libretto di Un ballo in maschera è quella di uno dei più agitati casi di censura capitati a Verdi. Vasto e di profumo grandoperistico, il soggetto tratto dal dramma Gustave III di Eugène Scribe aggiungeva il tema amoroso a quello politico per motivare l’odio dei congiurati per Gustavo. Nel settembre 1857 Verdi incaricò l’avvocato e scrittore udinese Antonio Somma, conosciuto a Venezia all’epoca del debutto della Traviata, di ridurre in versi il dramma.

Per semplificare, quattro sono le fasi di stesura del libretto:

  1. libretto con titolo di lavoro Gustavo III verseggiato sul dramma di Scribe (ottobre-novembre 1857), ambientato a Stoccolma nel 1792;
  1. richiesta di modifiche da parte della censura e nuova versione (gennaio 1858) con spostamento dell’ambientazione a Stettino in Pomerania, cambio di nome da Gustavo a Ermanno e del titolo in Una vendetta in domino (il dominó è la maschera che copre tutto il volto);
  1. Verdi arriva a Napoli e scopre che la censura - allarmata dal recente attentato a Napoleone III - è intervenuta sul testo, eliminando l’assassinio in scena, il sorteggio, le maschere, il ballo, trasformando la moglie in sorella, spostando l’ambientazione al medioevo fiorentino e cambiando il titolo in Adelia degli Adimari (gennaio 1858). Verdi, adirato, rompe i rapporti con il San Carlo rischiando serie conseguenze legali;
  1. presi accordi con Roma, Somma e Verdi ripropongono la versione Gustavo III, e accettano le minime richieste della censura romana (spostamento dell’azione a Boston a fine Seicento, cambiamento di Gustavo nel governatore

Riccardo di Warwick, di Ankastrom nel suo segretario Renato, dei congiurati Dehorn e Ribbing in Samuel e Tom, di Cristiano in Silvano, e modifiche a una sessantina di versi). Somma non ne è contento, ma fra marzo e ottobre 1858 prepara la versione definitiva di Un ballo in maschera, firmando sul frontespizio con un anagramma del proprio nome (Tommaso Anoni). Verdi tuttavia mantiene in partitura molte più parole del Gustavo III rispetto al libretto, che Ricordi uniformò alla partitura solo nel Novecento.
Il libretto utilizzato per l’allestimento del Festival Verdi 2021 è quello del Gustavo III proposto alla censura romana prima che questa sollecitasse gli interventi che portarono alla trasformazione in Un ballo in maschera , applicato però alla musica del Ballo, cioè con i ritocchi musicali già apportati da Verdi per la versione definitiva. A parte i primitivi nomi dei personaggi, la dignità di re ripetuta più volte, e i riferimenti alla Svezia (che sono solo due, nel coro iniziale e nell’aria di Ankastrom del primo atto), appaiono ancora i nomina sacra e i riferimenti alla religione, alla sessualità, alle armi, e al tradimento subìto da Ankastrom (“Tal marchio fitto mi volle in fronte”). L’aria del baritono del terzo atto appare inoltre con testo differente (“E sei tu”), ma diversità propongono anche i testi della sortita di Gustavo “La rivedrà nell’estasi”, della ballata “Volta la terrea”, del terzetto e del quartetto del secondo atto. Inoltre la parola d’ordine dei congiurati nel terzo atto è “Vendetta” e non “Morte”. Il finale terzo è più stringato e meno allusivo.
Nonostante si sia attirato riprovazioni per certi versi rocamboleschi (“sento l’orma dei passi spietati”, “raggio lunar del miele”), Somma si dimostrò poeta duttile e fantasioso, assecondando le osservazioni di Verdi e le sue richieste di passione, azione, psicologia e parola scenica, che tradusse in un libretto in cui comicità, dramma e orrore appaiono ben miscelati e hanno contribuito alla felice riuscita dell’equilibrio musicale e drammaturgico.


 

 

 
 
 

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