Dalla parte del compositore
Filippo Del Corno
Puccini '900: la seduzione della modernità
128 pagine
ISBN 978886395472
Ed.Curci 2024
Fra le poche (pochissime) cose buone di questo centenario pucciniano che volge al termine ricorderemo soprattutto una rosa di convegni e pubblicazioni che hanno permesso, da varie angolazioni, di aggiornare il punto sul dibattito intorno all'opera del Lucchese. I pregiudizi di un tempo sembrano definitivamente cestinati: nessuno osa più affermare che Puccini sia un campione di sentimentalismo di facile successo e poca sostanza; nessuno si azzarda a tacciarlo di provincialismo piccolo borghese. Tuttavia, anche senza considerare la pletora di banalità che si affolla ad approfittarsi di fortune e glorie pucciniane svilendole, resta aperta la riflessione, potenzialmente ben più sottile, sul rapporto fra tradizione e innovazione, fra popolarità e avanguardia. In questo, assume un notevole interesse la voce diretta di un compositore di oggi, Filippo Del Corno, che guarda ai ferri del mestiere e alle eredità con cui la sua generazione si confronta. Lo sguardo, allora, si muove diretto intorno a Puccini, sui suoi rapporti con le arti figurative, con le tecnologie, il cinema nascente, la musica, le avanguardie. Il compositore non appare mai come l'ultimo esponente di una gloriosa tradizione e il suo successo non si lega tanto alla felicità melodica e a una continuità con il passato, quanto a una capacità straordinaria di cogliere la nuova sensibilità. La gestione del tempo, l'ambiente sonoro, la relazione fra partitura e didascalia, le “inquadrature” musicali sono fra gli elementi su cui Del Corno si concentra con limpida argomentazione e una prosa immediata, coinvolgente. Convince non perché necessariamente ci persuada in ogni osservazione, ma perché lo sguardo è acuto e il punto di vista interessante, sempre.
L'analisi dall'interno del meccanismo e degli strumenti compositivi permette di suggerire una rete di relazioni in cui non è necessario stabilire una dinamica diretta: non importa e non ha senso stabilire sempre chi abbia influenzato chi, mentre è chiaro che Puccini vive nello stesso clima intellettuale dei grandi compositori internazionali del suo tempo, dei grandi innovatori e può capitare che giungano a breve distanza e indipendentemente a soluzioni simili. Né il ramificarsi dei riferimenti si ferma alle sole questioni tecniche musicali: il compositore usa i ferri del mestiere, ma si relaziona con il mondo in cui vive, con la società, la storia, le altre arti, le scienze. Questo Del Corno lo ha ben chiaro e lo espone con un taglio vivace e personale fino al parallelo con l'esperienza di Berio (di cui nel '25 si celebrerà il centenario della nascita) e un'analisi del suo finale di Turandot accorata ed equilibrata. Chi, come chi scrive, già apprezzava il lavoro di Berio sulla Grande Incompiuta trova in queste pagine interessanti approfondimenti e conferme, ma è lecito pensare che anche scettici e detrattori troveranno degna d'attenzione e riflessione questa disanima. D'altra parte, quel che più conta è la ricerca di connessioni, lo stimolo alla riflessione, l'arricchimento con altri punti di vista, il dibattito e l'approfondimento. Filippo Del Corno ci dà, con fare appassionato ed eloquente, tutto questo in un libricino prezioso, arricchito dalla non meno interessante prospettiva dell'interprete con la prefazione di Riccardo Chailly. E perfino quel paio di refusi che sono sfuggiti (si sa, croce e delizia inevitabile nell'editoria) ispirano solidarietà e simpatia di fronte all'urgenza della comunicazione del contenuto.
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