L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Daniel Barenboim

Perle di Debussy

 di Andrea R. G. Pedrotti

C. Debussy

brani da Estampes, Clair de lune, La plus que lente, Élégie, Préludes

Daniel Barenboim, pianoforte

Registrazione effettuata a Berlino nel 1998

CD Deutsche Grammophon, 00289 479 8741, 2018

Nel 2018, a cento anni dalla scomparsa di Claude Debussy, la Deutsche Grammophon ha deciso di rendergli omaggio con il primo disco monografico a lui dedicato da Daniel Barenboim, risalente al 1998, lo stesso periodo in cui registrava, per l'etichetta gialla, altre importanti pagine sinfoniche del compositore francese.

Non si tratta di un programma composto da rarità, bensì la scelta è caduta su alcuni dei brani più celebri fra quelli scritti da Debussy per pianoforte solo. Nella breve raccolta possiamo ascoltare Estampes, Clair de lune (unico brano qui inciso della Suite bergamasque), La plus que lente, Élégie e Préludes I.

Se il programma non brilla per originalità, è il pianista a nobilitare questa pubblicazione che appare, sostanzialmente, un omaggio, più che un’operazione di ricerca o di divulgazione musicale. Daniel Barenboim è musicista che, non solo nel ruolo di pianista, sa sempre imprimere una forte personalità alle sue esecuzioni, forte di una tecnica solida e totalmente priva di lacune. È proprio l'interpretazione del maestro argentino a dare interesse, grazie alla sua capacità di ricamare le note di un testo musicale che necessita un esecutore che non si limiti a un mero esercizio grammaticale.

Il fraseggio mette in luce una fluidità che quasi fa scordare la componente percussiva nella meccanica dello strumento, forte di un’eccellente linea legata in un messaggio musicale continuo e ininterrotto. Tuttavia è la policromia che stupisce (merito anche della qualità dell’incisione), unita alla ricchezza di sfumature dinamiche che eccellono nei pianissimi. L’accentazione di alcuni accordi è sottolinea con decisione da Barenboim, che, tuttavia, non perde nemmeno per un istante la continuità di un fraseggio passionale, elegiaco, misterico, riflessivo.

Non sarà forse un disco da inserire nel catalogo delle rarità, ma resta un esempio della magistrale esecuzione che si può dare a una serie di brani celebri e, proprio per questo, ancor più perigliosi all’esecuzione, considerata la facilità con cui sia possibile porre a confronto diversi musicisti. È una tenzone che Barenboim affronta a testa alta e senza affanno e la speranza è che questa pubblicazione nel centenario dalla morte di Debussy non resti un unicum, ma sia, al contrario, apripista, a una serie di uscite di eguale qualità di opere anche meno note del compositore francese.

 


 

 

 
 
 

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