L’Ape musicale

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Prima giornata: Rossini, Beethoven, Koechlin

Il primo concerto ha avuto luogo all'interno della Monströsensaal dello Schloss Moritzurg. Sala piccola, riccamente affrescata, nel contesto di un maniero di straordinaria suggestione e ottima acustica.

Percorso cronologico inverso nella scelta dei brani, partendo da Charles Koechlin, con i suoi Quatre petites pièces per pianoforte, violino e corno op 32, affidate a Alessio Bax, Mira Wang e Felix Klieser, quest'ultimo, sinceramente, strumentista non straordinario, che, privo degli arti superiori, esegue tutte le parti aiutandosi con i piedi e speciali cavalletti.

Il brano è ben eseguito e le sfumature sono aiutate dalla bella acustica. Rispetto a ciò che abbiamo ascoltato nel nostro recente viaggio in Baviera [leggi la recensione], in questo come in tutti gli altri concerti, notiamo negli artisti maggior attenzione al fraseggio e all'interpretazione, meno meccanicità, oseremmo dire. Senza nulla togliere ad altri, un grande aiuto nella formazione del sentire, viene dalla vicinanza con i paesi dell'Est (Polonia e Repubblica Ceca), che consentono di affiancare alla notoria precisione tedesca, la calda passionalità delle genti di quelle terre.

Grandi interpreti per il brano successivo, il Duo per violoncello e contrabbasso in Re maggiore di Gioachino Rossini. Tre bei movimenti, affrontati con precisa intensità dal violoncellista, nonché direttore artistico dell'evento, Jan Vogler, di cui parlammo già lungamente in occasione del concerto al Teatro Filarmonico di Verona lo scorso marzo [leggi la recensione], e dell'ottimo contrabbassista Janne Saksala. Una bella esecuzione di un pezzo cameristico raro, d'un autore per noi celeberrimo, soprattutto come operista. Chiusura del primo giorno musicale con Ludwig van Beethoven (quindi facendo un piccolo passo temporale indietro) e lo Streichquintett in Do maggiore op. 29, con un generale cambio di interpreti: Karen Gomyo e Annabelle Meare al violino, il bravissimo ed espressivo Lawrence Power e Yura Lee alla viola e Guy Johnston al violoncello.

Tutti e tre i brani hanno puntavano su delle dinamiche veloci e incalzanti, riflessive, senza scadere nell'introspezione malinconica. Gran successo per tutti, con una bella ed elegante cena, offerta a pubblico, artisti e critica, nelle stanze del medesimo castello.


 

 

 
 
 

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