L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Aimez-vous Brahms?

 di Roberta Pedrotti

Bel programma, fra Brahms e Maxwell Davies, ed eccellente esecuzione, con Vittorio Ceccanti e Matteo Fossi (cui si deve anche l'eloquente prolusione d'apertura), per il concerto del 10 marzo nel ciclo di Musica Insieme in Ateneo, i concerti realizzati in collaborazione con l'Università - e gratuiti per studenti docenti e personale - nell'Auditorium di piazzetta Pasolini.

BOLOGNA, 10 marzo 2016 - La tecnica, prima di tutto, perché senza la tecnica l'artista si trova privato dei suoi strumenti espressivi e, dopo aver assistito agli sforzi e alle tensioni di Sol Gabetta [leggi la recensione], che spingeva il suo strumento quasi volesse conficcarlo come un ombrellone sul palco, trovarci di fronte un violoncellista come Vittorio Ceccanti, blasonato per studi ed esperienze ma non altrettanto mediaticamente noto (rispetto alla collega i risultati di una ricerca in google sono all'incirca un decimo!), è un puro conforto. La postura è naturale e rilassata e il suono ne risulta caldo, penetrante, controllato, anzi, in proporzione al riverbero dell'auditorium universitario, e in tutte le gradazioni dinamiche. Bella, per esempio, la gamma dei pizzicati, la loro nettezza e la loro tornitura accuratissima, così come tutte le arcate, tutte le pronte risposte alle esigenze esecutive ed espressive imposte da Brahms nelle sue due magnifiche Sonate per violoncello e pianoforte.

Degno compagno di Ceccanti è Matteo Fossi, che alla tastiera dipana con cura intelligente le ispirazioni bachiane e il linguaggio ottocentesco, risultando elegantemente moderno, incisivo senza esibizionismo, insomma perfettamente al servizio di questi due capolavori, che emergono in tutto il loro splendore.

Splendore che ci fa pensare, per gli oltre trent'anni che le separa, ancora una volta a Brahms come a un Benjamin Button della musica, un autore, cioè, che conquista la propria fanciullezza con il tempo e conclude la sua carriera più giovane di come non l'abbia iniziata. Naturalmente non per quanto riguarda la padronanza e la maestria del compositore, quanto piuttosto per lo spirito che si va alleggerendo dalle battagliere e rigorose posizioni antimoderniste dei primi tempi e sembra rilassarsi in un sorriso più leggero. Un sorriso di ragazzo, non come quello disincantato di Rossini, i cui ultimi “peccati” son pur sempre “di vecchiaia”, di un uomo che ha vissuto molto.

Alle due monumentali – per la densità preziosa racchiusa in una mezz'oretta di musica ciascuna – sonate brahmsiane segue un divertissement dei giorni nostri, ma legato al programma da un importante filo rosso: tutti i concerti proposti da Musica Insieme in Ateneo (per gli amici, MIA) sono quest'anno dedicati a compositori membri dell'Accademia Filarmonica di Bologna, in occasione del trecentocinquantesimo dalla fondazione. La catena di compositori transitati da Palazzo Carrati è talmente ricca e luminosa da lasciare l'imbarazzo della scelta, in realtà, e non si è andata offuscando nel tempo, inanellando anche i più bei nomi degli ultimi decenni, a conferma che si continua a scrivere grande musica.

La qualità di questo divertissement lo conferma: si tratta delle danze scozzesi dall'opera The two Fiddlers (1978) di Sir Peter Maxwell Davies, cui si deve anche una versione per violino e pianoforte che Ceccanti – amico dell'autore e dedicatario pure di pagine originali – ha trascritto per violoncello. Un brano di sapore popolare, ispirato al folclore, ma di un tale gusto e finezza di scrittura, così vivo nel descrivere una festa popolare accennando anche a passi “scordati” (Mahler docet) e a possibili cedimenti di musicisti ebbri nei tempi rallentati centrali, da essere perfetta chiusura per una serata di qualità.

Il bis prosegue sulla linea del dialogo fra passato e presente e dopo l'omaggio brahmsiano a Bach (e al Settecento in generale, anche se ben filtrato) e di Maxwell Davies alla tradizione scozzese, ecco Alfred Schnittke con un movimento dalla sua Suite in stile antico, con la parte violinistica, naturalmente, ancora trascritta per violoncello. Un'ulteriore conferma dell'intelligenza e delle capacità degli interpreti prima di imboccare piazzetta Pasolini e intoltrarci, pienamente soddisfatti, nella pungente sera marzolina bolognese.


 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.