L’Ape musicale

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Erwin Schrott è Don Giovanni a Buenos Aires

Don Giovanni e Leporello in cornice

 di Gustavo Gabriel Otero

Erwin Schrott e Simon Orfila si impongono in un Don Giovanni dal cast alterno e in una cornice di routine.

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BUENOS AIRES, 5 aprile 2016 - Un eccellente protagonista, una compagnia alterna, una scenografia sontuosa ma invariabile e fatalmente noiosa, regia tradizionale priva di sfumature e una buona prestazione dell'orchestra hanno delineato un corretto Don Giovanni, prima delle produzioni liriche in abbonamento in questa stagione 2016 del Teatro Colón.

Erwin Schrott ha realizzato un Don Giovanni profondamente interiorizzato. Sono già note nel mondo le sue doti di attore e la sua potente voce dall'eccellente proiezione. Schrott conferisce a ogni espressione ilsenso perfetto per fraseggio e intenzione. La sua interpretazione rivela in tutta evidenza perché sia oggi considerato uno dei migliori interpreti del ruolo.

Accanto a lui Simón Orfila come Leporello non ha sfigurato e, sebbene non fosse allo stesso livello di Schrott, è stato un efficace e degno servitore del Burlador de Sevilla. Tanto come attori quanto come cantanti, entrambi sono parsi perfettamente affiatati, i migliori della serata.

All'opposto, la Donna Elvira di María Bayo ha mostrato solamente parte della sua gloria passata. Il soprano spagnolo è una cantante esperta e di qualità, ma, in questo caso, del tutto fuori ruolo. Nemmeno l'argentina Paula Almerares è stata una Donna Anna da ricordare. Con la sua emissione oscillante, la passione e il coinvolgimento non potevano essere sufficienti a rendere autentica giustizia alla parte.

Jaquelina Livieri è stata una Zerlina dalla brillante linea vocale, affiancata da Mario De Salvo, un Masetto dagli accenti perfetti.

Solo corretto il Don Ottavio di Jonathan Boyd e adeguato Lucas Debevec Mayer come Comendatore, al pari del Coro Estable.

Quanto alla messa in scena, Emilio Sagi ha svolto un lavoro tradizionale e di routine. Tutte le sue idee sembravano limitarsi al cambio d'epoca  - l'azione era collocata fra gli anni '30 e '50 del Ventesimo secolo - e ad alcuni piccoli gesti teatrali.

Daniel Bianco ha realizzato un bozzetto unico per tutta l'opera. Una grande cornice dorata che racchiude la scena come un quadro e all'interno uno spazio monumentale color bronzo e legno che sembra sempre evocare lo stesso interno. 

Limitato l'apporto delle luci, piuttosto scontate, di José Luis Fiorruccio; i costumi firmati da Renata Schussheim erano coerenti con il contesto.

Marc Piollet ha diretto con cura calibrando i piani sonori, ma senza una scintilla o uno slancio in più.

Prensa Teatro Colón /Arnaldo Colombaroli e Máximo Parpagnoli


 

 

 
 
 

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