L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Ei corregge ogni difetto

di Giuseppe Guggino

L’immarcescibile Elisir d’amore donizettiano è il terzo ed ultimo titolo operistico del 74° Luglio Musicale Trapanese. Nel sicuro successo collettivo, sotto la salda e pragmatica guida di Sasha Yankevych, emerge l’Adina della giovanissima Giulia Mazzola, emersa dall’edizione 2021 del Concorso Di Stefano di Trapani.

Trapani, 25 agosto 2022 - Dopo un tanto imprevisto quanto burrascoso avvicendamento ai vertici artistici e amministrativi dell’Ente Luglio Musicale Trapanese, avvenuto a ridosso dell’avvio della 74ᵃ edizione, la rassegna musicale si è comunque svolta nella collaudata formula dei tre titoli operistici principali in forma scenica nello spazio en pein air di Villa Margherita, contornati da concerti e opere “ridotte” in altri suggestivi spazi della città di Trapani. Le implacabili limitazioni di budget hanno determinato qualche modifica all’iniziale programmazione, coniugata ad una maggiore valorizzazione degli artisti locali sia fra i solisti che nelle masse, con esiti alterni, fra interessanti rivelazioni e qualche acerbità.

Quale terzo ed ultimo titolo principale ecco dunque quel capolavoro di infallibile drammaturgia musicale che è L’elisir d’amore, mai uscito dal repertorio in 190 anni di storia, giacché – un po’ come canta Dulcamara – “Egli è un’òffa seducente, che garantisce inevitabilmente un immediato successo di pubblico.

Variamente assortita è la distribuzione artistica, anche dal punto di vista anagrafico, dall’interessante bacchetta ucraina del giovanissimo Sasha Yankevych al collaudato Dulcamara di Enrico Maria Marabelli. Il primo, emerso al Concorso Toscanini di Parma, pur non del tutto a suo agio stilistico alle prese col repertorio di primo ottocento, si segnala per il gesto chiarissimo e per un notevole pragmatismo nel condurre in porto la serata in uno spazio all’aperto del tutto peculiare dal punto di vista acustico, gestendo al meglio – fra sfrondature di da capo e scelte agogiche piuttosto scorrevoli – una compagine orchestrale non sempre inappuntabile (specie fra i fiati), composta in massima parte da ragazzi freschi di studi nonché il Coro del Luglio Musicale, tradizionalmente meglio assestato, ben istruito come di consueto da Fabio Modica. Viceversa l’assidua frequentazione di questo repertorio da parte di Enrico Maria Marabelli, sempre al riparo da effetti dozzinali e con una vocalità chiara e dall’emissione esente da durezze di ogni sorta, costituisce la guida in scena per gli colleghi meno adusi alle tavole del palcoscenico. Se Salvatore Grigoli risolve Belcore con qualche evanescenza nel registro grave, il Nemorino di Oreste Cosimo si dipana con maggiore saldezza e buone intenzioni interpretative, nonostante un’emissione che pare sovente troppo muscolare.

Sonora e sicura Adelaide Minnone quale Giannetta, lascia intravedere nel suo prossimo futuro la medesima bella parabola che pare aver intrapreso Giulia Mazzola, vincitrice del Concorso Di Stefano di Trapani lo scorso anno, e transitata adesso con merito nei panni della capricciosa fittaiuola Adina, forte di un ottimo controllo della linea di canto, buona presenza scenica, belle agilità e grande varietà espressiva, tanto a suo agio nel brillante quanto nel patetico; pur nel successo complessivo è lei che raccoglie e merita i consensi più convinti agli applausi finali.

Le limitazioni di budget si riflettono inevitabilmente anche nella parte visiva dello spettacolo, per di più se le scene – pur garbate – sono affidate all’esordiente Monica Andolina, che ricorre ad un impianto fisso con due tradizionali spezzati in mattoni dipinti ai lati del palcoscenico – ossia la parrucchierìa di Giannetta e il bar di Adina – e un praticabile nel fondo che, lasciando la scena aperta in alto sui ficus secolari di Villa Margherita, priva il palcoscenico di quella riflessione acustica che sarebbe quanto mai necessaria in uno spazio all’aperto, in assenza di amplificazione. Altrettante ingenuità si riflettono nei costumi, vagamente anni ‘50, fra jeans e shorts fin troppo aderenti e giubotti in pelle, firmati da Teresa Gargano che invece, alle prese con la regia, sa meglio assecondare l’infallibile drammaturgia del tandem Romani/Donizetti, riuscendo anche a valorizzare con un buon uso delle luci “Quanto e bella quanto e cara” o “Adina credimi”, che vedono rispettivamente Nemorino estraniarsi nel coro d’apertura e imprimere un netto viraggio di registro nel finale primo.

Del successo finale molto caloroso s’è già detto, giacché – per dirla con Romani – “Ei corregge ogni difetto / [...] Egli è un’òffa seducente; il bugiardino prescrive però l’uso non troppo ricorrente di un tale Elisir (che a Trapani mancava solamente dal 2018), con l’auspicio che nella prossima 75ᵃ edizione si possa alzare l’asticella delle ambizioni e delle aspettative, partendo per esempio dal rodare i complessi anche durante i mesi invernali, con una programmazione meno discontinua durante tutto l’arco dell’anno e consolidando la sinergia con il Concorso Giuseppe Di Stefano, già ripristinato a partire dal 2021.


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